venerdì 25 settembre 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Slovacchia, al via la discussione su una brutta proposta di legge sull’aborto

Il parlamento slovacco sta esaminando una proposta di legge sull’aborto retrograda che, se approvata, metterà in pericolo la salute e il benessere delle donne e delle ragazze.

Il testo aggiunge nuovi ostacoli per le donne e le ragazze che vogliono abortire: raddoppio del tutto non necessario dei tempi di attesa, da 48 a 96 ore, introduzione di nuove autorizzazioni sanitarie e obbligo di dichiarare le ragioni per cui si chiede di accedere ai servizi d’interruzione della gravidanza, con archiviazione di queste notizie presso il Centro nazionale per le informazioni sanitarie.

“Un affronto all’autonomia, alla privacy e alla dignità delle donne e delle ragazze, esposte a ulteriore stigmatizzazione e a trattamenti degradanti. Non c’è alcun obiettivo di salute pubblica in questo progetto di legge, è solo una questione politica”, ha commentato Monica Costa-Riba, responsabile di Amnesty International per i diritti delle donne in Europa.

La proposta di legge contiene anche il divieto della cosiddetta “promozione” dell’aborto, limitando le informazioni che i medici possono fornire pubblicamente sull’interruzione di gravidanza e sui luoghi dove può esservi fatto accesso in modo legale.

Lo scorso novembre c’era mancato poco che entrasse in vigore una legge contenente l’obbligo di vedere la scansione in ultrasuoni dell’embrione o del feto prima di abortire.

Con un nuovo governo e un nuovo parlamento in carica, il movimento slovacco “pro-life” è tornato all’attacco.

Oltre 100 organizzazioni, compresa Amnesty International, hanno scritto a tutti i parlamentari chiedendo di respingere la proposta di legge. Ha preso posizione anche il Consiglio d’Europa, con una lettera della commissaria per i diritti umani Dunja Mijatović al presidente del parlamento slovacco.




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