giovedì 20 settembre 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Siria, nuovi crimini di guerra e i bambini pagano il prezzo più alto

 

Ghofran Habboub, 4 anni, suo fratello di 3 anni e due cugini rispettivamente di 18 mesi e 11 anni, uccisi da una bomba che ha centrato la loro casa a Shellakh. Hajar Rajwan e Ines Sabbouh, 10 anni in due e i cuginetti di 10 e 11 anni (nella foto), morti mentre giocavano fuori dalla loro abitazione a Ma’arat al-No’man.

Sono solo otto delle decine e decine di bambini uccisi nell’ultimo mese in Siria dagli attacchi, da cielo e da terra, dell’esercito del presidente Bashar al-Assad.

Le loro storie sono contenute nel nuovo rapporto diffuso ieri da Amnesty International, frutto di una nuova ricerca condotta nel nord del paese, nelle regioni di Idlib, Jabal a-Zawiya e Hama nord. Zone di cui si parla poco, poiché l’attenzione internazionale è concentrata su Aleppo e Damasco.

Così è morta nel silenzio generale Zahia al-Aabbi, di Kafr Anbel, uccisa il 22 agosto durante il bombardamento del villaggio insieme ad altri 12 civili. Zahia stava raccogliendo pezzi di plastica in giro nel villaggio per poi rivenderli e dare una mano, in questo modo, alla madre, alle sorelle, a un fratello disabile e al padre non vedente.

Nel documento, accompagnato da immagini video, Amnesty International fornisce nuove prove sulle modalità di attacco perseguite nelle ultime settimane dalle forze governative che, una volta costrette alla ritirata dalle forze di opposizione, hanno martellato da terra e dall’aria i territori persi, con conseguenze disastrose per la popolazione civile, che paga come sempre il prezzo maggiore, i bambini in particolare.

Una campagna militare indiscriminata, fatta di attacchi aerei e colpi di mortaio, armi da guerra di per sé imprecise che non possono fare distinzioni tra obiettivi militari e civili e che non dovrebbero mai essere impiegate contro i centri abitati. Armi che paiono usate volutamente contro i civili, data la frequenza degli attacchi contro i rifugi, gli ospedali poco dopo l’arrivo di un gran numero di feriti o le file fuori dai negozi. Questi si chiamano crimini di guerra.

Solo nelle ultime settimane, in Siria sono state uccise e ferite centinaia di civili, molti dei quali bambini. Eppure la comunità internazionale rimane paralizzata e lacerata da disaccordi che hanno finora impedito qualsiasi efficace forma di pressione su chi ha la responsabilità di questi attacchi.

Oltre al rinnovato appello al Consiglio di sicurezza perché deferisca la situazione della Siria alla Corte penale internazionale, Amnesty International denuncia un ulteriore, preoccupante scenario.

I gruppi armati di opposizione hanno a volte fatto uso di armi imprecise, come i mortai, o anche intrinsecamente indiscriminate, come i razzi artigianali, contro i centri abitati, mettendo ulteriormente in pericolo la popolazione civile.

E allora, mentre il conflitto va avanti, vi è il rischio che i gruppi armati di opposizione, se riusciranno a procurarsi armi dotate di più ampia gittata, daranno vita a loro volta ad attacchi indiscriminati e ad altri abusi che la comunità internazionale ha già dimostrato di non potere né voler fermare quando si è trattato di quelli commessi su larga scala dalle forze governative.




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