giovedì 30 agosto 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Siria, desaparecido libanese libero dopo 27 anni di carcere

Dopo 27 anni di carcere in Siria, un cittadino libanese è tornato in libertà e la sua storia è fonte di speranza per le famiglie dei tanti libanesi scomparsi all’epoca della guerra civile (1975-’90).

Secondo il sito web del quotidiano libanese The Daily Star, l’uomo, Yaacoub Shamoun (nella foto a sinistra), è stato liberato tre mesi fa da una prigione di Hasaka, nella Siria orientale.

«È stato rilasciato tre mesi fa ma aveva paura di parlare - ha detto Ghazi Aaz, presidente di Solide (Sostegno ai libanesi detenuti e in esilio), l’associazione che si occupa dei desaparecidos libanesi – Aveva paura di finire nel mirino di qualcuno, magari di persone che sostengono il regime siriano».

Shamoun era stato catturato dai servizi siriani nel luglio del 1985 per l’appartenenza al partito falangista. Era stato visto per l’ultima volta nella prigione di Sednaya, a nord di Damasco. Secondo quanto riferito da Solide, era stato condannato all’ergastolo e solo da ultimo il suo caso era stato trasferito per un riesame a un tribunale civile, ciò che ha favorito il rilascio.

Circa 600 libanesi sono scomparsì durante la guerra civile nel paese dei Cedri, in molti casi arrestati dai servizi segreti siriani durante il periodo, quasi 30 anni, in cui hanno operato in Libano, dove la Siria ha esercitato una tutela politico-militare, terminata nel 2005 dopo l’omicidio dell’ex premier Rafiq Hariri, per effetto delle pressioni internazionali e delle grandi proteste popolari.

Damasco mantiene un grande riserbo sulla questione dei prigionieri libanesi e ha sempre sostenuto che nelle sue prigioni non ve ne siano.

Invece, parrebbe che con Shamoun a Sednaya vi fossero altri cinque libanesi. ”Questo ci fa pensare – ha detto Aaz – che altri prigionieri siano ancora vivi”.

Una bella notizia, dunque, che ha spinto Amnesty International a lanciare, nella Giornata internazionale degli scomparsi, un appello alle autorità siriane per chiedere la scarcerazione di altri desaparecidos.




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