mercoledì 22 dicembre 2021 - Osservatorio Repressione

Sicurezza privata e privatizzazione delle polizie

“La sicurezza si può ottenere solo con la partecipazione di attori del settore privato”, questa la frase chiave che sintetizza la scorsa edizione della fiera Milipol, la più grande fiera mondiale di armi, dispositivi e gadget per la sicurezza interna degli stati, cioè per le polizie sempre più privatizzate o al servizio dei privati.

In Francia, marginale e denigrata all’inizio del XIX secolo, la sicurezza privata è oggi composta da 175.000 agenti, superando le dimensioni della polizia nazionale e diventando così un anello essenziale della sicurezza interna dello Stato [per quanto riguarda l’Italia si veda nota[1]].

Viste le previsioni per la Coppa del mondo di rugby del 2023 e dei Giochi olimpici del 2024, vetrine e parossismi di dispiegamenti di sicurezza, questo articolo si propone di decifrare lo spazio che la sicurezza privata occupa nella nostra vita quotidiana, dalle sue origini ai giorni nostri, e il radioso futuro che lui sembra essere in serbo.

“La sicurezza è la prima delle libertà”[2]. È con questa frase che il ministro dell’interno francese, Gérald Darmanin, ha chiuso, qualche settimana fa, la conferenza inaugurale della 22a edizione di Milipol, la più importante fiera per la “sicurezza e l’incolumità interna degli Stati”[3].

[Ricordiamo che la Francia, uno dei primi 4 paesi produttori ed esportatori di armamenti, per prima s’è lanciata anche nel mercato di armi e dispositivi sicuritari destinati alle polizie e quindi alla sicurezza pubblica e privata interna agli Stati (sull’edizione del 2019 vedi articolo qui). Si tratta di un evento di livello mondiale che va in parallelo con la grande fiera degli armamenti che vedi caso si teine quasi sempre a Dubai (un expo per militari, mercanti di armi, lobbisti del settore e ovviamente produttori di armamenti che vedi caso si teine quasi sempre a Dubai, vedi qui)].

[Quest’anno a Parigi erano presenti 1089 imprese espositrici di 55 paesi, 167 delegazioni ufficiali da 68 paesi, 461 giornalisti di 23 paesi, 31.185 visitatori di 156 paesi e vi sono state tenute 32 conferenze da parte di 68 relatori. Per l’Italia erano presenti 41 imprese[4]. Le delegazioni straniere sono state per il 41% provenienti dal settore pubblico e per il 59% dal settore privato].

Il ciclo di conferenze dell’evento è stato organizzato in gran parte dall’Istituto di Studi Superiori del Ministero dell’Interno (IHEMI), la cui attività principale è di fornire formazione ai dirigenti del settore pubblico – pubblici ministeri e prefetti- ma anche al privato. Questa porosità tra settore privato e pubblico non sorprende in una fiera come Milipol: è presieduta dal Ministero dell’Interno e partecipata da un GIE (gruppo di interesse economico) composto da cinque società francesi di attività complementari: Thales (aerospazio, difesa, sicurezza e trasporti), Visiom (controllo dei flussi di merci e persone), Protecop (fornitore di attrezzature alle forze dell’ordine), Cofrexport (attrezzatura dedicata all’intelligence) e infine, CIVI.POL, società di servizi e consulenza , che commercializza principalmente all’estero le competenze del Ministero dell’Interno in materia di sicurezza (NB: in Italia domina Leonardo).

Nel contenuto delle conferenze svoltesi durante la fiera si nota che il tema della sicurezza privata si è insinuato un po’ ovunque … A volte in modo vistoso, con un tema dedicato il mercoledì pomeriggio all’“antiterrorismo: il continuum della sicurezza”. “Quale posto per gli operatori privati su scala internazionale?”. O, più sottilmente, invitando Cyrille Maillet, direttore del CNAPS (Consiglio nazionale per le attività di sicurezza privata), al convegno che tratterà della gestione della sicurezza dei grandi eventi sportivi. Quest’ultimo è guidato da Guillaume Farde, giovane esperto e consulente occasionale di BFM, fondatore di una società di consulenza e formazione sulla sicurezza, ma soprattutto autore di un recente libro intitolato Le Continuum de sécurité nationale, quelles externalisations pour demain? Farde non esita a presentarsi come il “portavoce degli industriali” e rivolge la maggior parte delle sue domande al tema della collaborazione tra forze di sicurezza pubbliche e private. Siamo avvertiti. Cyrille Maillet conferma la tendenza concludendo che “la sicurezza può essere raggiunta, nel complesso, solo con la partecipazione di attori privati”.

Ma cosa include esattamente la sicurezza privata?

Secondo il Libro VI del Codice di Sicurezza Interna, riunisce le seguenti aree: videoprotezione, trasporto di fondi, servizi di sicurezza per i locatori, sorveglianza armata, protezione fisica di persone e merci, sorveglianza e custodia. Mentre la sicurezza privata fa parte della nostra vita quotidiana – dalle guardie di sicurezza dei supermercati agli agenti di sicurezza dei trasporti – la sua presenza nello spazio pubblico e la sua collaborazione con le autorità non sono sempre state date per scontate. La sua graduale integrazione è il risultato di molti eventi sociali, politici ed economici, e un rapido sguardo indietro alla sua genesi ci permetterà di capire meglio il posto che occupa oggi.

Un ancoraggio capitalista

Torniamo all’inizio del diciannovesimo secolo per vedere emergere la nozione di sicurezza privata. Appena creata la Questura di Parigi, si costituisce una squadra di “spie” (o ausiliari di polizia). Composta principalmente da pentiti; la missione è informare la propria gerarchia sulle azioni attuali o future della malavita parigina. Uno di questi informatori, noto per i suoi metodi tanto violenti quanto efficaci, sarà nominato nel 1818 a capo di una brigata di ex detenuti da reprimere all’ombra delle forze dell’ordine ufficiali. Quest’uomo non è altro che il famoso Eugène-François Vidocq. [NB: le polizie private -anche spesso “informali” sono diffuse in tutti i paesi e notoriamente negli USA[5]]. Quest’ex-detenuto alla fine si dimise dal servizio pubblico per fondare nel 1833 una società di intelligence privata -la prima del suo genere- che chiamò “Ufficio dell’informazione universale nell’interesse del commercio”. Questo nome intelligente dell’azienda si adatta perfettamente al suo motto “Odio e guerra ai mascalzoni, dedizione illimitata al commercio”, ma anche un bisogno di sicurezza (reale o presunta) del tempo.

Siamo all’inizio dell’industrializzazione, e l’ascesa del capitalismo provoca un aumento degli abitanti nelle città con anche la creazione di una grande classe operaia, raccolta principalmente nelle periferie. Questo è anche il momento per il capitalismo mercantile di mostrare la sua potenza e la sua ricchezza agli occhi di tutti, con l’avvento dei grandi magazzini e la proliferazione delle abitazioni borghesi. Una polveriera. Questa configurazione vedrà la nascita di agenzie di sicurezza private di nuovo tipo, che offrono servizi di sicurezza e sorveglianza umana.

Nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, al di là dell’Atlantico, anche i nuovi re del capitalismo hanno bisogno di mettere al sicuro i loro affari. In un clima di agitazione sociale emerge negli Stati Uniti la famosa Pinkerton Company, un’agenzia di “investigazione” e sicurezza privata – i cui membri sono, da alcuni, soprannominati i “cavalieri del capitalismo”. Dopo la morte nel 1884 del suo fondatore Allan Pinkerton, uno dei suoi figli opera uno spostamento strategico verso la sicurezza e la polizia della fabbrica. Su richiesta di alcuni capitani d’industria, queste milizie private – che contavano fino a 10.000 agenti – svolgeranno un ruolo importante nella repressione delle lotte operaie, in particolare nel settore carbonifero, dove i lavoratori si battevano da giorni, o durante gli scioperi dell’acciaio del 1892 a Homestade, dove gli ufficiali aprirono il fuoco su una folla di lavoratori e le loro famiglie (NB: la sicurezza privata nelle fabbriche italiane è forte in particolare alla Fiat ai tempi di Valletta e ancora con Romiti). Allan Pinkerton non ha mai nascosto il suo odio per la lotta operaia e per una certa categoria della popolazione, descrivendo i disoccupati ei vagabondi come “una razza di iene umane”[6]. In Francia bisogna fare un salto temporale per vedere le prime repressioni – mediatizzate – da agenti di sicurezza privati.

Gli anni 1970-1980, impregnati dalle trasformazioni economiche e sociali dei trenta cosiddetti anni gloriosi, ebbero l’effetto di generare nuove forme di proprietà e consumo (parchi di divertimento, stadi giganti, supermercati, negozi di lusso, fabbriche, centri commerciali ecc.), e quindi creare nuove esigenze di sicurezza. E i problemi che ne derivano.

In primo luogo, nel 1972 vi fu c’è stata la morte di Pierre Overney, un attivista sindacale maoista licenziato dalla sua azienda, ucciso da una guardia giurata nella fabbrica Renault. Poi ci sarà la morte di Pierre Lemaître, la vigilia di Natale del 1981, un senzatetto picchiato da un addetto alla protezione (!) di una società di sicurezza. Si può citare anche la cosiddetta “operazione del commando Camemberts d’Isigny” che vedrà 120 uomini, guidati da un ex paracadutista, rapire 131 operai per 24 ore in una fabbrica per “recuperare” una scorta di formaggio trattenuta dagli scioperanti.

Questo periodo di libera circolazione della sicurezza privata getterà le prime pietre miliari legali che inquadreranno la professione. Fu in seguito a questi tragici eventi che fu promulgata (in Francia) la stessa legge strutturante del 13 luglio 1983. Avrà l’effetto di colmare l’importante vuoto normativo esistente nel settore, imponendo in particolare a tutti gli attori del settore l’applicazione di condizioni morali -controllo dei precedenti penali – per esercitare e ripulire un ambiente afflitto da leader con CV discutibili: 243 società erano effettivamente gestite da persone con “un background estremista violento”, come attesta un rapporto della Direzione centrale dell’intelligence nel 1986[7].

Dopo questo primo colpo, lo Stato si rende conto che deve fare i conti con una nuova forza nel panorama della sicurezza. Il periodo di deficit di bilancio, le politiche liberali e le conseguenze economiche causate dal secondo shock petrolifero stanno spingendo le autorità a fare sempre più affidamento sul settore privato. La gestione oculata della spesa pubblica sarà quindi parte dell’equazione, e lo Stato dovrà svolgere un difficile gioco di equilibri rispondendo a una domanda cruciale: come consolidare, in un dominio sovrano, questo partenariato pubblico-privato di cui può’ non succede più?

Tempo d’integrazione

Per confermare la collaborazione delle autorità con il settore privato, nel 1995 in Francia è stata creata la Legge di orientamento e programmazione alla sicurezza (LOPS), che prevede ufficialmente che le attività private “contribuiscano alla sicurezza generale”. Ancora più vincolante, la legge LOPPSI del 2011, che indica che le imprese private possono intervenire “in ambiti o determinate competenze che possono essere condivise o addirittura delegate dallo Stato”.

La definizione di una funzione sovrana, che significa che lo Stato non può delegare i suoi compiti a un terzo, va in frantumi. A moralizzare e tenere d’occhio questo settore dal passato sulfureo è stato poi il CNAPS (Consiglio Nazionale Attività di Sicurezza Privata) che è stato creato nel 2011. Sarà presieduto per il primo anno dalla star della sicurezza dei televisori, Alain Bauer. Tale organismo, posto sotto la vigilanza del Ministero dell’Interno, svolgerà sia un ruolo di polizia amministrativa (rilascio di tessere professionali agli agenti), sia svolgerà una missione disciplinare (verifiche, azioni penali, sanzioni).

Non dovrebbero più mancare agenti integrati, moralizzati, monitorati, per rafforzare le proprie capacità di intervento. Questo sarà fatto con la legge sulla sicurezza pubblica del 28 febbraio 2017 (NB: periodo del sicuritarismo prima di Sarkozy e poi di Valls). Nel silenzio assordante dei media, questo testo attua, senza renderlo obbligatorio, il principio “di svolgere centinaia di attività di sicurezza con il porto di un’arma[8]”. Da allora per le polizie private è possibile utilizzare armi di categoria D (tonfa e gas lacrimogeni), così come armi di categoria B (revolver calibro 38 o pistola 9 mm). Se queste leggi spianano un boulevard commerciale e operativo per il settore, sono anche e soprattutto le novità che rafforzano il bisogno di agenti. La tragedia degli attentati del 2015 ha quindi avuto l’effetto di aumentare significativamente l’utilizzo delle forze di sicurezza private negli spazi pubblici. E il bisogno di sicurezza non si limita alla sola minaccia terroristica. Il cocktail esplosivo di crisi sanitaria, economica, sociale e climatica degli ultimi 24 mesi deve essere preso in considerazione nell’attuale dinamica della sicurezza.

È anche interessante notare che in un contesto di pressione di bilancio sulle finanze pubbliche, l’uso di queste risorse private è in aumento, perché costano in media meno dell’uso delle forze statali[9]. Uno dei motivi di questa differenza di costo è legato al contesto ultra competitivo, che spinge i fornitori di servizi ad abbassare i prezzi: nel 2019 erano 11.976 le società quotate dall’Osservatorio delle professioni di sicurezza private.

Il business della paura

Ma altre minacce incombono. Lo vediamo dal 2020, con la pubblicazione del Libro bianco sulla sicurezza interna -in gran parte ispirato agli attori della sicurezza (privati e pubblici): un documento che dovrebbe definire “le sfide alla sicurezza interna del XIX secolo”. Esso fornisce una buona panoramica di altri elementi che potrebbero minacciare l’ordine sociale ed economico.

Innanzitutto la minaccia dell’estrema sinistra che – cito il Libro Bianco -, “con la sua doxa insurrezionale continua a sedurre, fornendo a manifestanti attivi, a volte violenti, un know-how dominato e una base intellettuale e storica gradita”. Quello dell’estrema destra quindi, o dei grandi movimenti sociali del tipo Gilets gialli, il cybercrime, gli effetti dell’attuale crisi climatica, ecc.

Ma ciò che attualmente polarizza l’attenzione delle autorità è la futura organizzazione in Francia della Coppa del Mondo di rugby 2023 e delle Olimpiadi di Parigi 2024. Un argomento che trova conferma al Milipol. Nella sala convegni, uno dei temi è dedicato alla “sicurezza nei grandi eventi”. Riunisce ricercatori e prefetti in una tavola rotonda presieduta dallo stesso Guillaume Farde, la ricercatrice Anna Chavel spiega innanzitutto che la sicurezza di questi grandi eventi sportivi è un elemento determinante nella scelta dei candidati che vorrebbero ospitare la competizione. Tutti gli oratori concordano quando aggiunge che la posta in gioco è tale che “il bisogno di sicurezza non può essere coperto dalle autorità pubbliche e ci deve essere una condivisione delle responsabilità”.

Il prefetto Ziad Khoury, coordinatore anche della sicurezza nazionale per le Olimpiadi del 2024, precisa che sebbene fino a poco tempo fa i grandi eventi sportivi favorissero “una sicurezza poco visibile”, dagli attentati del 2015 in Francia “la logica si è ribaltata”. Secondo lui, assisteremo ad una “dimostrazione ad alta intensità di quello che viene chiamato il continuum (di sicurezza), vale a dire la capacità di ciascuno, in una chiara distribuzione delle responsabilità, di poter portare la propria. pietra nell’edificio che è una coproduzione collettiva”.

A questo tavolo di esperti c’è un consenso totale tra ricerca, Stato e settore privato. E’ allora che il padrone di casa -l’amico degli industriali- ha speso i suoi due centesimi, questa volta interrogando il prefetto Cyrille Maillet, direttore del CNAPS, per sapere come intendesse fare per reclutare i 20.000-25.000 dipendenti aggiuntivi necessari per gestire i giochi. La risposta evasiva del prefetto tradisce le difficoltà di assunzione del settore, ma forse anche il timore delle autorità di vedersi ripetere lo scandalo provocato dalla società di sicurezza GS4 durante le Olimpiadi di Londra del 2012. Questa multinazionale, che doveva garantire 10.400 agenti di sorveglianza, ha avvertito le autorità tre settimane prima dell’inizio dei festeggiamenti che ne sarebbero stati finalmente disponibili solo 4.000. Il Daily Mail ha spiegato che 3.300 dei loro agenti avevano tra i 18 e i 19 anni, poco formati, e che i colloqui di lavoro erano durati solo pochi minuti… cosa che aveva costretto il governo britannico a ricorrere d’urgenza a 3.500 soldati.

Le società francesi incaricate di garantire le Olimpiadi di Parigi affronteranno le stesse difficoltà? Sembra così. Perché nonostante la sua crescita, il campo fa fatica a reclutare. Un questionario di una filiale[10], inviato alle aziende, dice che le cause principali sono legate da un lato al rifiuto dei candidati, dovuto ai vincoli della posizione (64%), ma anche alla mancanza di persone qualificate e formate (50%), e infine alla scarsa retribuzione (36%). Con uno stipendio lordo che parte da 1.760 euro unito al fatto che 3/4 delle assunzioni sono a tempo determinato, si richiede solo di crederci.

Per affrontare questo rischio di carenza di agenti durante il D-Day, lo Stato offre formazione. Secondo il sito web ufficiale per le informazioni di orientamento (ONISEP), ci sono attualmente 88 imprese che offrono un agente di sicurezza CAP (certificato di formazione profesionale), 135 un Bac-pro (licenza media superiore) per le “professioni della sicurezza” e 35 un BTS per la gestione operativa della sicurezza.

Spetta alle autorità gestire una grossa fetta, quella dell’organizzazione

Perché i numeri sono colossali: attualmente sono in servizio 250.000 agenti di polizia nazionale e gendarmi, a cui vanno aggiunti circa 23.000 agenti di polizia municipale. Senza dimenticare i 36.000 riservisti della polizia e della gendarmeria nazionale, gli 8.000 ASVP o addirittura i 10.000 militari della missione sentinella. Compresi gli agenti di sicurezza privati (circa 175.000), lo Stato si avvale quindi di un potenziale personale di circa mezzo milione di persone per gestire la propria sicurezza interna.

Obiettivo globale del diritto

L’interesse di una riorganizzazione di queste forze è duplice per le autorità. Permetterà di piazzare le giuste risorse davanti alle giuste missioni.

Si prenda l’esempio citato in un rapporto della Corte dei conti del 2018: tra il 1998 e il 2018, quasi il 24% delle missioni di guardia statica previste dalla polizia nazionale è stato loro revocato a vantaggio del settore privato. Complessivamente, si tratta di quasi 600 poliziotti e gendarmi ridispiegati in dieci anni. Questa strategia, oltre a riorientare la forza lavoro reale sulle cosiddette missioni essenziali -in teoria l’accertamento e la repressione dei principali crimini, delitti o minacce- ha permesso di esternalizzare servizi che non richiedevano competenze significative, e ai quali la sicurezza privata ha risposto perfettamente. In termini economici, ciò corrisponde a 2,3 miliardi di ordini pubblici nel periodo 2018-2019[11]. Nel marzo 2018, una missione parlamentare commissionata dall’ex primo ministro Edouard Philippe ha tentato di gettare le basi per questa nuova organizzazione. In pochi mesi i deputati del Lrem Alice Thourot e Jean-Michel Fauvergue hanno dovuto, come precisa la loro lettera di incarico, «definire le basi della dottrina del lavoro che deve contribuire all’azione della polizia municipale come società di sicurezza. forze di sicurezza dello Stato, nonché le modalità di interazione tra ciascuna delle forze”. In un rapporto intitolato “Da un continuum di sicurezza a una sicurezza globale” emergeranno 78 proposte.

Alcune ispireranno molto la legge per una sicurezza globale preservando le libertà del 25 maggio 2021-approvata in procedura accelerata-. Se il famoso articolo 24 (che cercava di impedire ai manifestanti di filmare e postare senza offuscare i volti degli agenti colpevole di violenze poliziesche) ha –giustamente– fatto versare molto inchiostro, ha avuto anche l’effetto di ostacolare gli altri articoli –80 in tutto– nei media, consolidando ulteriormente il contesto della sicurezza privata.

Miscellanea: i titolari di tessera professionale non devono più ottenere un’autorizzazione specifica per effettuare perquisizioni di sicurezza nell’ambito di perimetri di sicurezza definiti (art. 34). Alle missioni che possono essere svolte da agenti di sicurezza privati su strade pubbliche, con autorizzazione eccezionale (art. 29), si è aggiunta la prevenzione di “atti di terrorismo”. Gli agenti in pensione di alcune categorie attive della polizia nazionale possono ora combinare la pensione di vecchiaia con i redditi derivanti dalle attività di sicurezza privata (art. 31).

Moralizzata, integrata, controllata, protetta, alimentata, organizzata, la sicurezza privata non è mai sembrata così in armonia con le forze regali della repressione.

Cosa ne pensa la popolazione e quali sono gli impatti attuali e potenziali sulle nostre libertà?

Conseguenze

Per avere un quadro più chiaro, ho contattato una ricercatrice del CESDIP (Centro di ricerca sociologica sul diritto e le istituzioni criminali), Virginie Malochet, sociologa e specialista in attori, politiche, sistemi e professioni della prevenzione/sicurezza locale. Mi spiega che mentre le autorità rivendicano l’idea che “ognuno ha il proprio lavoro, senza confusione di ruoli”, in realtà le cose sono più complicate. La sua ricerca ha mostrato in particolare “spostamenti nelle missioni”. Le sue osservazioni indicano una catena di movimenti di delega sul campo. Per i reparti più muscolosi, con il presunto stile interventista, questi turni appaiono abbastanza banali, a seconda delle ferie. Quando gli agenti di polizia municipale, quelli del SUGE (Servizio di Sicurezza Ferroviaria) del GPSR (metropolitana di Parigi) o del GPIS (Gruppo di sorveglianza parigino), o anche gli agenti di ordinaria sicurezza privata, sono in prima linea, sono di fronte a situazioni che talvolta riguardano più il mantenimento dell’ordine che la sorveglianza preventiva. In queste circostanze, e in attesa di eventuali rinforzi che permettano loro di passare ad altri la competenza, può essere loro richiesto di usare la forza e di riposizionarsi in un registro che va oltre il loro quadro iniziale di intervento.

Di recente SUGE ha visto aprire contro i suoi agenti un’inchiesta per omicidio “a carico di un uomo minacciato con un coltello[12]” e un’altra per “tentato omicidio di persona incaricata di una missione di servizio pubblico, difesa del terrorismo e della violenza con un’arma[13]”.

Possiamo temere che questo fenomeno di scivolamento diventi più pronunciato negli anni a venire?

Per Virginie Malochet la questione resta aperta: alle casse dei supermercati difficilmente si presenterà questo rischio, perché la natura della missione non si presta. Tutto dipende da come le autorità pubbliche incoraggino o meno l’estensione delle prerogative degli agenti. “Per fare l’esempio dei grandi eventi sportivi”, ha detto, “se è più probabile che le guardie di sicurezza gestiscano i perimetri -non solo per tenerli alzati, per tenere i cancelli- e se a un certo punto impazzisce, allora sì, come si osserva sulla polizia municipale o sul GPIS o sul servizio di sicurezza della RATP, questi fatti sono frequentemente osservabili e per una buona ragione: sono esposti alle sfide del mantenimento dell’ordine, mentre non sono obbligatori”.

La domanda è anche: chi proteggerà la popolazione da questi 175.000 individui, a volte armati, sparsi in migliaia di aziende. Leggendo una recente relazione della Corte dei Conti, tutto indica che il CNAPS ha recentemente favorito la sua capacità di rilasciare permessi di lavoro a scapito dei controlli. Nella sua relazione, ha osservato che una carta professionale era stata data a un individuo con un background atipico: la sua fedina penale ha mostrato violenza, violazione della normativa in materia di stupefacenti, pirateria della strada, aggressione sessuale e … violenza contro un ufficiale di polizia!

E la popolazione in tutto questo, cosa ne pensa?

Sebbene sia difficile stimare con precisione il grado di insicurezza (reale o percepita) dei cittadini, esiste uno studio[14] prodotto ogni due anni dal 2001 in regione parigina sulla sensazione di insicurezza. Ha lo svantaggio di essere circoscritto a una sola regione – la più popolosa – ma si rivela comunque una ricca fonte di informazioni, se non altro per il largo panel di intervistati (10.500). L’ultima versione, pubblicata a dicembre 2020, decreta che mentre il sentimento di insicurezza – che è di due tipi: paura personale, vissuta e preoccupazione sociale per l’insicurezza – è aumentato nel 2019, colpendo il 53,4% dei residenti nell’Ile-de-France contro il 50,6% di due anni prima, il livello rimane relativamente basso rispetto al 2017. La sensazione di insicurezza è addirittura diminuita del 15% tra il 2001 e il 2019. Quanto alla “classifica delle priorità di sicurezza assegnata al governo”, non si tratta di garantire grandi eventi sportivi che sono di primaria importanza, ma la povertà (40%), seguita da disoccupazione (31%) e delinquenza (15%).

Il rischio di un attacco è ancora presente nella mente delle persone. Il 52% indica il terrorismo come il pericolo più preoccupante nella società francese. Tuttavia, questa percentuale è diminuita di dieci punti rispetto al 2017. Infine, sul tema della presenza della polizia, il 38,2% dei residenti nella regione parigina ritiene che la polizia non sia abbastanza presente nel proprio quartiere. Anche in questo caso, la tendenza è al ribasso: era il 47,7% a pensarlo nei primi anni 2000.

Tutte queste cifre ricordano che le politiche di sicurezza pubblica rimangono assenti dallo spazio democratico. Mentre lo stato sembra voler mantenere il controllo su queste questioni, l’influenza del settore privato e la sua dipendenza dai suoi servizi pongono una domanda fondamentale: un’azienda privata cerca principalmente di realizzare un profitto o di servire l’interesse generale?

Questa semplice domanda, applicata al caso del deputato Jean-Michel Fauvergue -incaricato dal presidente del Consiglio di elaborare la nuova dottrina dell’impiego delle forze dell’ordine private- è essenziale: dieci mesi dopo aver presentato la sua relazione alla sua gerarchia, questo ex boss del RAID creerà una propria società di consulenza e formazione in … gestione e sicurezza.

L’aumento del bisogno di sicurezza, intimamente legato al funzionamento economico del capitalismo, nonché gli impatti -a volte impercettibili- che uno spazio monitorato e controllato può provocare su corpi e menti, non possono essere dissociati da un lugubre indicatore macroeconomico: circa 27 milioni di lavoratori attivi in Francia, l’1,8% di essi, ovvero quasi 2 persone su 100, lavorano quotidianamente per garantire la sicurezza interna del Paese.

Per la nostra libertà.

Thomas Jusquiame

pubblicato in francese su lundìmatin n. 318, 20 dicembre 2021 (traduzione e aggiunte a cura di Turi Palidda)

Note:

[1] Secondo uno studio del Censis nel 2020 le imprese di vigilanza e dei servizi connessi erano 1.745, per un totale di 76.203 lavoratori occupati (cfr. https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Rapporto%20finale.pdf ). Probabilmente in totale gli operatori della sicurezza privata sono circa 100 mila e forse anche 120 mila considerando anche quelli al nero (quali buttafuori di locali notturni o guardiani di edifici e commerci ecc. fra cui ci sono anche operatori delle polizie di stato che fanno doppio lavoro vedi http://www.meltemieditore.it/catalogo/polizie-sicurezza-e-insicurezze/ ). Secondo il CENSIS in Europa nel 2018 si contavano 51.310 imprese attive appartenenti al settore della sicurezza privata, per un totale di quasi 1 milione e 500.000 addetti, e una media di 2,8 addetti ogni 1.000 abitanti (cfr. citato)

[2] Dalla sinistra all’estrema destra, dall’Olanda a Le Pen, passando per Alain Peyrefitte, Chirac o Sarkozy, è tutto il campo politico francese che, negli ultimi anni, si è appropriato di questa espressione minacciosa. Sradicata dal suo fondamento iniziale, quello della Dichiarazione dei diritti dell’uomo (che afferma il diritto inalienabile alla sicurezza, tutelando così il cittadino dall’arbitrarietà dello Stato).

[3] Milipol Paris is the leading event dedicated to homeland security and safety. The 22 edition will be held on 19-22 October 2021 at Paris-Nord Villepinte Exhibition Centre. In 2019, the event welcomed 1,089 exhibitors, 31,185 visitors from 156 countries and 167 official delegations. Le sezioni dell’evento sono state: Data protection – Information and Communication systems; Economic and Industrial Intelligence; Systems integration; Risk analysis and management; CBRN; Civil defence; Forensic science services; Law enforcement;Anti-terrorism – Special Forces; Protection of industrial and sensitive sites – Perimeter security; Fight against organised crime; Security of public places – Urban security; Transport security; Port and airport security – Border control; Road safety; Security of financial systems; Prison security; Oil and gas sector; The Fight against Cyberthreats and Cybercrime; Private Security

[4] Elenco imprese italiane presenti a Milipol Parigi 2021: Agenfor International, Milano; AKU Italia, Montebelluna; Alfredo Grassi SPA, Lonate Pozzolo; AREA MXP Business Park, Vizzola Ticino; ATET, Torino; BDT Beretta Defense Technologies, Gardone-Val-Trompia; C.B.F. Balducci GROUP, Montecassiano; Calearo Antenne SPA, Isola Vicentina; CEIA, Viciomaggio, Civitella Val Di Chiana, BP 470034, 52041 Arezzo; CPM Elettronica SRL, Roma; Cristanini, Rivoli Veronese-Verona; DEFCON 5, Maniago; DEM SOLUTIONS, Torino; DUE EMME – Thermoplastic Accessories, Cormano; ELET.CA – Marcegaglia, Signa (FI); Explorer Cases by Gt Line, Valsamoggia, 40053 Bologna; Extrema Ratio, PRATO; Feedback Italia, Moncalieri (To); Filaudio, Genova; Fiocchi Munizioni, Lecco; Forcetek, Force (Ap); Fox Knives – Oreste Frati Srl, Maniago (PN); Fratelli Tanfoglio, Gardone V.T., Brescia; Giano Security, Castenaso (Bologna); Hprc Cases, Bassano Del Grappa (Vicenza); Innova, Trieste; Intav, Anzio; Intellitronika Srl, Roma; Ips, Aprilia; Jolly Scarpe Spa, Montebelluna; Kaama, Imola; Keyline, Conegliano; Maserin Coltellerie, Maniago; Mytarget Srl, Porto-Recanati; Plastica Panaro, Marano-Sul-Panaro; Pro-Systems, Mozzate; Rcs, Caldera Park – Green Building, Milano; Saati, Appiano-Gentile; Sirena S.P.A., Torino. Come si vede dai nomi molte potrebbero essere facilmente convertite a una produzione civile e non per il settore militare.

[5] https://www.analisidifesa.it/2015/04/le-polizie-usa-tra-militarizzazione-e-privatizzazione/; https://www.farecultura.net/wordpress/costume-societa/sicurezza-difesa/722/la-sicurezza-privata-negli-usa/; https://it.wikitrev.com/wiki/Private_police_in_the_United_States;

[6] Frank Browning et John Gerassi, Histoire criminelle des États-Unis, Nouveau monde, 2015.

[7] Frédéric Ocqueteau, La Sécurité privée en France, Que sais-je ?, 2011.

[8] https://www.cairn.info/revue-gouvernement-et- action-publique-2020-1-page-9.html

[9] Rapport de la Mission Parlementaire «D’un continuum de sécurité vers une sécurité globale», p. 20.

[10] https://www.profession-securite.org/wp- content/uploads/2020/12/Parution-Decembre- 2020.pdf

[11] Ibid.

[12] https://www.letelegramme.fr/france/homme-au- couteau-tue-dans-le-val-d-oise-deux-agents-de-la- surete-ferroviaire-bientot-mis-en-examen-02-07- 2021-12782213.

[13] https://www.letelegramme.fr/france/a-paris- deux-agents-de-la-surete-ferroviaire-tirent-sur-un- homme-qui-les-menacait-avec-un-couteau-02-11- 2021-12859676.

[14] https://www.institutparisregion.fr/fileadmin/NewEt.

 




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