In un paese non lontano dal nostro, l’Egitto la cosiddetta area mediterranea, sabato scorso durante una manifestazione non violenta, in corteo si chiedeva “pane, libertà e giustizia sociale” e una giovane donna, attivista come il marito, Shaimaa Al-Sabagh, mentre posava una corona di fiori ai piedi del monumento dedicato alla rivoluzione di Piazza Tahrir, le hanno sparato un colpo davanti e dietro alla testa: è crollata tra le braccia del marito dopo una vana corsa all’ospedale.
E’ una fredda domenica pomeriggio, di quelle all’italiana quando si pranza d’inverno in famiglia, si beve e si mangia un po’ troppo e poi ci si mette davanti alla televisione perché fuori non c’è in giro nessuno con questa tramontana. Sono al computer e leggo con l’articolo di Valentina Baruda , ieri a Talaat Harb ”
Shaimaa: uccisa mentre portava il fiore della libertà. Shaimaa voleva lasciare un fiore a Tahrir, 4 anni dopo quel 24 gennaio, un fiore simbolico per ricordare milioni di persone che erano lì e lì son rimaste per molto, chiedendo libertà, pane e una vita che si potesse chiamar vita, quella che sappia anche solo vagamente cosa possa essere la libertà…
Tahrir mette ancora paura: per questo Shaimaa è caduta a terra uccisa durante una manifestazione più che pacifica dell’Alleanza popolare socialista, da poco in conferenza stampa per commentare quest’assassinio. E’ stata colpita alle spalle, Shaimaa, da otto metri di distanza e dalle immagini che riempiono la rete si capisce facilmente chi sono i suoi assassini. La polizia egiziana ha ucciso una compagna, gratuitamente, durante una protesta pacifica in memoria di una già uccisa rivoluzione e di tanti suoi compagni… oggi una di loro viene seppellita e portata in alto da centinaia di mani, a salutare per l’ultima volta il fiore di libertà che così tanto è costato.La terra per te sarà un soffio di piuma, Shaimaa, sorella e compagna mia.”
L’ Ansa non la nomina ancora ma leggo: “E’ salito ancora, a 15 morti e 35 feriti, il bilancio dei morti negli scontri fra sostenitori dei Fratelli musulmani e forze dell’ordine in Egitto avvenuti nel 4/o anniversario della Rivoluzione egiziana: lo scrive in sovrimpressione la tv di Stato citando il capo dell’Unità di crisi del ministero della Salute.”
E’ accaduto a Talaat Harb, lei era un’ attivista di 31 anni,sposata con lo stesso compagno visibile nelle foto che disperatamente cerca soccorso. Lascia un bambino, suo figlio, di 5 anni. Hanno gli stessi occhi neri e, ci puoi giurare, quel sorriso che racconterà sempre l’ amore per la Libertà.
Doriana Goracci