martedì 27 luglio 2021 - Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica

Sex work e asessualità: mondi parallelli o realtà connesse?

Quello della prostituzione è un terreno sconfinato, caratterizzato da molteplici sfaccettature e microcosmi ancora inesplorati.

Secondo un’indagine condotta dal Codacons, risalente ad agosto 2020, il fatturato prodotto in un decennio dalla prostituzione è cresciuto del 25,8%, mentre il dato di chi si serve della stessa è aumentato del 28,5%. Il rapporto racconta anche come, negli ultimi anni, si sia assistito a una progressiva riduzione del numero di prostitute che operano in strada: corrispondono a circa il 60% del totale. Cresce poi il numero di donne che decidono di lavorare in casa o in altre strutture non all’aperto (40%). Le prestazioni sono diversificate a seconda del servizio e dell’importo reso.

Chi da tempo prova a raccontare il mondo della prostituzione oltre gli stereotipi e l’accezione negativa del termine “puttana” è Giulia Zollino: carismatica ventinovenne veneta con alle spalle un percorso da antropologa presso l’università di Bologna ed un servizio da operatrice di strada (un impiego volto alla riduzione del danno per le lavoratrici sessuali che operano outdoor e indoor). Giulia lavora attualmente come sex worker e divulgatrice sessuale sui social: i suoi “Putitaks” ed i contenuti educativi condivisi contano oggi più di 31 mila follower, tanto da averla spinta a sommare le sue esperienze per scrivere e pubblicare una piccola guida molto interessante: “Sex Work is Work”, un saggio semplice e diretto “contro lo stigma che colpisce le persone coinvolte nei mercati sessuali”.

Secondo quanto descritto, l’introduzione dell’espressione “sex worker” sembrerebbe risalire al termine degli anni ’70, grazie all’iniziativa dell’artista e attivista statunitense Carol Leigh. Tale locuzione acquisì un’importanza storica all’interno di quei movimenti che lottavano per il riconoscimento ufficiale e morale dello stesso mestiere sessuale; si configura oggi come un termine ombrello che racchiude tutti i lavori svolti in modalità “offline” (lavoro su strada o in casa, escort, accompagnatrici, ecc.) e “online” (cam, porno, chat erotiche, performance erotiche sul web, vendita di contenuti erotici, vendita di intimo usato, ecc.).

L’Italia si mostra ad oggi ancora poco incline ad ampliare il proprio vocabolario, continuando ostinatamente a limitare lo stesso ai termini “prostituzione” e “puttana”, culturalmente connotati come negativi e deplorevoli, ma distanti dalla reale essenza dello stesso sex working. Quest’ultimo è infatti ben lontano da un servizio di vendita del proprio corpo; consiste invece in una prestazione generalmente concordata prima dell’atto, cui segue un compenso. Sebbene in alcuni Paesi quello del sex working sia riconosciuto come un lavoro, spesso questo non risulta sufficiente a modificare la cultura del luogo, al pari dello stigma presente nella nostra Nazione, ancora dilagante e fortemente radicato.

L’accostamento tra il mestiere del sex worker ed il concetto di “asessualità” può risultare apparentemente illogico e contraddittorio. Quest’ultimo è stato definito come “mancanza di orienta-mento sessuale” dall’Asexuality Visibility and Education Network (AVEN, asexuality.org), che ha teorizzato l’esistenza di uno spettro, di un continuum, fra le persone “sessuali” e quelle “asessuali”, denominato “grey A”, “grey ace” o “ace umbrella” (comprendente un ampio ed eterogeneo numero di casistiche e differenze individuali) e costituito da persone che provano attrazione sessuale molto raramente o in particolari circostanze, oppure con un’entità trascurabile, e con la tendenza a non porre in atto comportamenti sessuali. Molti componenti della comunità asessuale sostengono che l’Asessualità costituisce una minoranza, un orientamento sessuale unico e speci-fico, in qualità di caratteristica innata personale e non acquisita in qualche modo nel corso dell’esistenza.

Alla luce di quanto riportato, può una persona asessuale svolgere il mestiere di sex worker? C’è la possibilità che i due costrutti antitetici possano coesistere?
Secondo la ventunenne Ellie, sex worker canadese e asessuale, la risposta è sì.
“La gente pensa che chi fa sex work sia sempre pronta al sesso. Ma è un’idea del tutto distante dalla realtà, anche per chi non è asessuale”. Per la giovane, un corpo ben scolpito non è intrinsecamente sessuale e, se una persona è attraente, si limita a considerarla tale; in sostanza, non la eccita l’idea di vedere un uomo nudo con un’erezione. Per lei il sesso non è al centro di una rela-zione e rappresenta solo un altro modo per dimostrare amore, affetto, intimità e tenerezza.

Nel maggio 2019 ha iniziato ad accedere su Chaturbate, una piattaforma per live cam, dove ha inizia-to creando un piccolo allestimento con una webcam, un microfono ed un sex toy. Secondo la sua opinione, per lavorare nel vasto e diversificato mondo del sex working “non si è tenuti a considerare gli altri attraenti. La gente ha un’immagine monolitica e precostituita di chi fa sex work, pensano che siamo tutti perennemente arrapati e vogliosi di fare sesso. Ma è un’idea del tutto di-stante dalla realtà, anche per chi non si ritiene asessuale”. La ragazza considera il sex work un la-voro come un altro, un semplice mestiere le cui mansioni giornaliere sono molto simili a quelle di chiunque abbia un’attività online o una piccola impresa.

In breve tempo, Ellie è diventata attiva anche su OnlyFans e Reddit, dichiarandosi disposta a spingersi oltre l’autoerotismo. Opera, infine, anche su NiteFlirt, una linea erotica telefonica frequentata soprattutto da clienti più anziani, da lei preferiti perché meno esigenti dal punto di vista estetico, più tolleranti e comprensivi, soprattutto in relazione alla sua esperienza soggettiva.

“Guardo alle mie due identità, quella della persona asessuale e della sex worker, come a due identità diverse. Una è la mia professione, l’altra una parte del mio essere. Ho scelto di lavorare come sex worker, ma non ho scelto di essere asessuale. L’asessualità farà sempre parte di me, anche se non è stata una mia scelta. Amo ciò che sono, ma si tratta di due parti distinte del mio essere”(vice.com).

 

Tirocinante: Enrica De Michele
Tutor: Fabiana Salucci

Riferimenti:
– AVEN. (s.d.). Tratto da asexuality.org
– Catalano, C. (2021, giugno 13). Cosmopolitan. Tratto da cosmopolitan.com: https://www.cosmopolitan.com/it/lif...
– Dèttore, D. (2018). Trattato di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. Firenze: Giunti Editore.
– Marchina, G. (2020, ottobre 01). Open. Tratto da open.online: https://www.open.online/2020/10/01/...
– Vice. (2021, giugno 28). Tratto da vice.com: https://www.vice.com/it/article/4av...

Foto Pixabay




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