martedì 3 agosto 2010 - Damiano Mazzotti

Senz’anima. L’Italia è diventata un’odiosa carnevalata

“Senz’anima” è la brillante cronistoria dell’involuzione sociale italiana degli ultimi trent’anni ed è anche il testamento giornalistico di un misantropo e di un polemista (www.chiarelettere.it, 2010).

Il libro raccoglie decine e decine dei migliori articoli di Massimo Fini, e racconta la storia della società italiana dal punto di vista di uno dei pochi intellettuali italiani che riesce a vivere in Italia senza servire un padrone o un’ideologia.

Comunque, siccome siamo in estate, ho deciso di svolgere una recensione molto snella e inizio quindi sintetizzando l’inizio della morte culturale italiana con un esempio molto rappresentativo. La fortuna di Berlusconi nasce dalla costruzione di “Milano Due” e i genitori che hanno scelto di vivere lì sono descritti così: “Qui è molto diffuso l’istituto della delega nell’educazione dei figli, delega alla scuola, al prete, alle attrezzature sportive. Se la delega è gratuita, tanto meglio, sennò la si paga mandando i figli alle scuole private. Non so però, onestamente, se questa sia una caratteristica di “Milano Due” o, piuttosto, a un certo livello sociale, dei genitori italiani d’oggi” (don Roberto Camagni, parroco del quartiere).

Gran parte dei problemi italiani probabilmente nascono da qui: gli italiani fanno i figli e la fatica di educarli devono farla gli altri. Gli italiani fanno il loro lavoro, ma la fatica di lavorare in modo onesto e professionale devono farla gli altri. In questo modo lo stato è destinato al fallimento economico e morale: intere generazioni di cittadini smidollati continuano a subire le angherie di governanti malfamati. Infatti le decisioni prese da Mussolini hanno tolto la vita a più di un milione di italiani e quelle prese da Berlusconi hanno forse tolto più di un milione di anime lavorative dal sistema economico e hanno sicuramente impedito a innumerevoli giovani di raggiungere l’agognato primo posto di lavoro.

L’avidità incontrollata e impressionante di Berlusconi e il conseguente abuso di potere politico ed economico che garantisce una volgare e primitiva presenza tentacolare in tutti i settori economici più strategici, impedisce alla nazione di crescere e di competere alla pari con gli altri paesi. Un esempio per tutti è la mancata diffusione della rete internet senza fili che aiuterebbe la frequentazione del Web e la relativa diffusione della conoscenza a livello personale e aziendale. Però gli investimenti nelle tecnologie Web e lo sviluppo delle Web-Tv potrebbero ridurre gli introiti pubblicitari della galassia mediatica berlusconiana. E gli abusi continuano anche perché troppi italiani non si sono mai chiesti come ha fatto uno che non ha mai acceso un computer a raggiungere in modo onesto tutti questi risultati…

Comunque, senza considerare la grossa responsabilità di molti giudici, bisogna aggiungere che la democrazia italiana è diventata un’inguardabile discarica di rifiuti solidi umani. La Costituzione non esiste nei fatti da almeno dodici anni: non si può votare un solo rappresentante, ma si può solo scegliere il partito che masturba alla meno peggio le rispettive speranze di ognuno di noi. Il Parlamento è diventato un’orgia metafisica strapiena di politici più o meno riciclati o improvvisati, che sono eletti dai rispettivi segretari di partito. Si è creato così un sistema informe, illegittimo e “proteiforme dove non ci sono mai dei responsabili. Ogni cinque anni il cittadino va a votare questo o quello, ma in realtà può scegliere solo a quale oligarchia di potere preferisce essere sottomesso. In realtà la vera scelta del cittadino è fra queste due possibilità: o si infeuda in qualcuna di queste oligarchie, partiti, lobbies, mafie, promettendo l’obbedienza in cambio di vantaggi oppure, se gli è rimasto quel tanto di dignità per non accettare questi umilianti infeudamenti, la sua sorte è vivere ai margini rinunciando a realizzare le proprie legittime ambizioni” (p. 56). Perciò troppi italiani si sono ben posizionati all’interno di questo sistema assistenziale e ricattatorio e lasciano proseguire questa patetica telenovela politica e mediatica che si è trasformata in un’odiosa carnevalata partitocratica a corrente alternata.

Per nostra fortuna Fini chiude in bellezza, con una seriosa e spassosa carrellata di aneddoti, relativi a molti dei principali protagonisti di un paese ai confini della realtà, dove la realtà tende a superare l’immaginazione. Perciò si racconta l’arroganza di Craxi e l’irruenza di Roberto Benigni, l’operazione Mani pulite e la restaurazione, l’antropologia padronale di Berlusconi e il narcisismo trasformista di Scalfari. E così non possiamo fare altro che ammettere che quasi tutti gli italiani amano fare la bella vita e che la loro ipocrisia è “il pedaggio che il vizio paga alla virtù” (La Rochefoucauld).

Massimo Fini ha scritto per molte testate: “L’Avanti”, “Il Giorno”, “L’Europeo”, “L’Indipendente”, “Il Resto del Carlino”, ecc. Attualmente collabora per “Il Fatto Quotidiano” e “Il Gazzettino di Venezia”. Inoltre dirige un mensile web, “La Voce del Ribelle”, di cui esiste anche la versione cartacea che non gode dei finanziamenti statali.



2 réactions


  • aellebi aellebì (---.---.---.78) 3 agosto 2010 16:14

    Vero, Fini (Massimo) è, stuplendidamente scomodo, "antipatico" (per chi ha un concetto da capo di venditori di frigo rotti agli esquimesi, diciamo berlusconiano, di simpatia), vitalmente colto e intelligente, uno dei pochi ’oltre’ le varie Balene del passato o del presente, forse del futuro, di questa bellissima ’sabbia immobile’ che è l’Italia.
    Avrei dovuto far parte di una redazione da lui diretta, ma così non fu.

    ’Intere generazioni di cittadini smidollati continuano a subire le angherie di governanti malfamati.’ Dura da almeno 2037 anni, da quando Ottaviano Augusto fondò l’impero, dopo la liquidazione di Cesare (molti credono che Cesare fu il primo imperatore, ma l’impero romano venne 17 anni dopo il suo - giusto, forse... - assassinio, nel 27 a. C.)


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.226) 3 agosto 2010 20:50

    C’è ne fossero di "antipatici" come Massimo Fini...
     
    chissà, forse uno di questi giorni potrebbe unirsi a tutti noi e contribuire ad un grande progetto di respiro europeo di giornalismo partecipativo scrivendo su Agoravox...


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