Senz’anima. L’Italia è diventata un’odiosa carnevalata

“Senz’anima” è la brillante cronistoria dell’involuzione sociale italiana degli ultimi trent’anni ed è anche il testamento giornalistico di un misantropo e di un polemista (www.chiarelettere.it, 2010).
Il libro raccoglie decine e decine dei migliori articoli di Massimo Fini, e racconta la storia della società italiana dal punto di vista di uno dei pochi intellettuali italiani che riesce a vivere in Italia senza servire un padrone o un’ideologia.
Comunque, siccome siamo in estate, ho deciso di svolgere una recensione molto snella e inizio quindi sintetizzando l’inizio della morte culturale italiana con un esempio molto rappresentativo. La fortuna di Berlusconi nasce dalla costruzione di “Milano Due” e i genitori che hanno scelto di vivere lì sono descritti così: “Qui è molto diffuso l’istituto della delega nell’educazione dei figli, delega alla scuola, al prete, alle attrezzature sportive. Se la delega è gratuita, tanto meglio, sennò la si paga mandando i figli alle scuole private. Non so però, onestamente, se questa sia una caratteristica di “Milano Due” o, piuttosto, a un certo livello sociale, dei genitori italiani d’oggi” (don Roberto Camagni, parroco del quartiere).
Gran parte dei problemi italiani probabilmente nascono da qui: gli italiani fanno i figli e la fatica di educarli devono farla gli altri. Gli italiani fanno il loro lavoro, ma la fatica di lavorare in modo onesto e professionale devono farla gli altri. In questo modo lo stato è destinato al fallimento economico e morale: intere generazioni di cittadini smidollati continuano a subire le angherie di governanti malfamati. Infatti le decisioni prese da Mussolini hanno tolto la vita a più di un milione di italiani e quelle prese da Berlusconi hanno forse tolto più di un milione di anime lavorative dal sistema economico e hanno sicuramente impedito a innumerevoli giovani di raggiungere l’agognato primo posto di lavoro.
L’avidità incontrollata e impressionante di Berlusconi e il conseguente abuso di potere politico ed economico che garantisce una volgare e primitiva presenza tentacolare in tutti i settori economici più strategici, impedisce alla nazione di crescere e di competere alla pari con gli altri paesi. Un esempio per tutti è la mancata diffusione della rete internet senza fili che aiuterebbe la frequentazione del Web e la relativa diffusione della conoscenza a livello personale e aziendale. Però gli investimenti nelle tecnologie Web e lo sviluppo delle Web-Tv potrebbero ridurre gli introiti pubblicitari della galassia mediatica berlusconiana. E gli abusi continuano anche perché troppi italiani non si sono mai chiesti come ha fatto uno che non ha mai acceso un computer a raggiungere in modo onesto tutti questi risultati…
Comunque, senza considerare la grossa responsabilità di molti giudici, bisogna aggiungere che la democrazia italiana è diventata un’inguardabile discarica di rifiuti solidi umani. La Costituzione non esiste nei fatti da almeno dodici anni: non si può votare un solo rappresentante, ma si può solo scegliere il partito che masturba alla meno peggio le rispettive speranze di ognuno di noi. Il Parlamento è diventato un’orgia metafisica strapiena di politici più o meno riciclati o improvvisati, che sono eletti dai rispettivi segretari di partito. Si è creato così un sistema informe, illegittimo e “proteiforme dove non ci sono mai dei responsabili. Ogni cinque anni il cittadino va a votare questo o quello, ma in realtà può scegliere solo a quale oligarchia di potere preferisce essere sottomesso. In realtà la vera scelta del cittadino è fra queste due possibilità: o si infeuda in qualcuna di queste oligarchie, partiti, lobbies, mafie, promettendo l’obbedienza in cambio di vantaggi oppure, se gli è rimasto quel tanto di dignità per non accettare questi umilianti infeudamenti, la sua sorte è vivere ai margini rinunciando a realizzare le proprie legittime ambizioni” (p. 56). Perciò troppi italiani si sono ben posizionati all’interno di questo sistema assistenziale e ricattatorio e lasciano proseguire questa patetica telenovela politica e mediatica che si è trasformata in un’odiosa carnevalata partitocratica a corrente alternata.
Per nostra fortuna Fini chiude in bellezza, con una seriosa e spassosa carrellata di aneddoti, relativi a molti dei principali protagonisti di un paese ai confini della realtà, dove la realtà tende a superare l’immaginazione. Perciò si racconta l’arroganza di Craxi e l’irruenza di Roberto Benigni, l’operazione Mani pulite e la restaurazione, l’antropologia padronale di Berlusconi e il narcisismo trasformista di Scalfari. E così non possiamo fare altro che ammettere che quasi tutti gli italiani amano fare la bella vita e che la loro ipocrisia è “il pedaggio che il vizio paga alla virtù” (La Rochefoucauld).
Massimo Fini ha scritto per molte testate: “L’Avanti”, “Il Giorno”, “L’Europeo”, “L’Indipendente”, “Il Resto del Carlino”, ecc. Attualmente collabora per “Il Fatto Quotidiano” e “Il Gazzettino di Venezia”. Inoltre dirige un mensile web, “La Voce del Ribelle”, di cui esiste anche la versione cartacea che non gode dei finanziamenti statali.