giovedì 26 ottobre 2017 - Pompeo Maritati

Scontro PD Bankitalia: perché l’istituto di vigilanza tace?

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Matteo Renzi
 

Da alcuni giorni imperversa la notizia dello sgambetto di Renzi fatto a Visco, Governatore della Banca d’Italia. Una manovra elettorale per alcuni, una ingerenza nell’autonomia dell’istituto di vigilanza del sistema bancario italiano, per altri. Un intervento per meri fini elettorali, del solito guascone fiorentino, che addebita a Bankitalia il difetto nella vigilanza su quelle banche che hanno presentato un conto salato allo stato, lasciando in brache di tela qualche centinaio di migliaia di risparmiatori.

 Quello che mi stupisce più di tutto è il silenzio di Visco e dei vertici di Banca d’Italia, che pubblicamente offesi, denigrati nel loro ruolo istituzionale di primaria grandezza, tacciono. Strano che non abbiano sentito il dovere di intervenire in loro difesa. Perché? Forse perché se parlassero potrebbero far scoprire qualche alterino in cui la commistione tra politica e finanza non è stata del tutto trasparente, e in questa fase delicata di preparazione del terreno alle elezioni politiche, potrebbe alla fine risultare sconveniente a molti? Una cosa è certa, che Bankitalia offesa nella sua dignità operativa e istituzionale al momento tace. So di certo che se io, cittadino comune, avessi fato le affermazioni di Renzi, peraltro sostenute da buona parte del PD, il giorno dopo mi sarei già trovato querelato per diffamazione.

Alla luce di quanto successo nel sistema bancario italiano, è ovvio che il cittadino comune nutra sospetti atroci sulla gestione allegra di alcuni istituti non trascurando, oltre l’eventuale scarsa vigilanza, probabili interessi riconducibili a soggetti politici, fatti questi, se veri, sarà la magistratura che acclarerà, ammesso che i fatti non cadano nella solita prescrizione. Da non trascurare l’ipotesi che i nuclei interni di controllo dell’istituto di vigilanza, abbiano regolarmente individuato e segnalato anomalie comportamentali dei vari consigli di amministrazione delle banche in dissesto, e chi invece, avrebbe dovuto porre in essere i necessari provvedimenti, ha preferito nascondere il tutto sotto il tappeto).

Ma se quanto anzidetto dovesse corrispondere a verità, perché Renzi ha scelto la strada della sfiducia? Era certo che Banca d’Italia sarebbe stata zitta? Oppure ha qualche asso nella manica per cui l’istituto di vigilanza preferisce restare in silenzio subendo la gogna mediatica dei filo renziani?

Sta di fatto che comunque vada a finire la vicenda, le banche in dissesto ci stanno costando una barca di soldi, dopo aver bruciato i risparmi di una vita di migliaia di risparmiatori, e la cosa più atroce, più insopportabile è che dopo il danno c’è anche la beffa, in quanto sin’ora tutti gli amministratori delle banche incriminate sono al loro posto, non hanno pagato nulla e sotto gli occhi di tutti stanno occultando tutti i loro averi in caso di eventuale condanna a risarcire il danno commesso.

E’ questo quello che io addebito di più alle politiche poste in essere da Renzi, in quanto negli anni del governo (governo Gentiloni compreso) si è trasformato da rottamatore degli abusi e soprusi, a moralmente complice, visto che in questi anni, pur dilagando l’illegalità, non ha posto in essere i necessari rimedi per combattere corruzione, concussione, bancarotta fraudolenta e falso in bilancio.

Al di là di quanto sin qui detto, a titolo personale, pur non nutrendo simpatie per Renzi, ritengo appropriata la sua interferenza, in quanto sempre e comunque, in buona o cattiva fede, Banca d’Italia, titolare unica, esclusiva e indipendente della vigilanza sul sistema bancario, avrebbe dovuto individuare, accertare, e denunciare, non solo alle autorità governative a titolo riservato ma a tutta la nazione, visto che il controllo in oggetto è di fondamentale importanza per la sua credibilità.



1 réactions


  • Persio Flacco (---.---.---.227) 29 ottobre 2017 18:13

    Ignazio Visco, a seguito della irrituale mozione parlamentare di sfiducia nei suoi confronti, ha parlato al telefono con Draghi e si è incontrato con Padoan, incassando il loro decisivo supporto, oltre a quello di vari altri leder politici di peso. Poi ha consegnato alla commissione bicamerale che indaga sulle Banche l’elenco dei documenti che metterà a disposizione dei commissari, per un totale di circa 4.200 pagine:
    https://tinyurl.com/yca2x3f5
    Chissà cosa contengono quelle carte, ma a quanto pare la sola promessa di fornirle alla Commissione (che comunque non avrà il tempo di produrre una relazione prima del rinnovo del Parlamento) ha avuto l’effetto di stemperare i toni e di spianare la strada al suo secondo mandato.
    Dunque Matteo Renzi ha fallito il colpo? Pare di si, visto che Ignazio Visco è stato riconfermato con una procedura liscia come l’olio, senza intoppi e incertezze.
    Circa la scelta di Matteo Renzi di lanciarsi nella azzardata, e fallimentare, incursione contro Visco si possono fare solo ipotesi.
    La più probabile a mio avviso è la seguente.
    Renzi aveva due bersagli da colpire: il primo era Gentiloni, che lui considera il suo segnaposto a Palazzo Chigi, per ricordargli di non affezionarsi troppo alla poltrona e di evitare di mettersi troppo in mostra; il secondo bersaglio era l’opinione pubblica, che ancora ha ben presenti le connessioni tra PD e banca MPS e tra Giglio Magico e Banca Etruria. 
    Il buon Matteo, già in campagna elettorale, ha quindi ricordato a Gentiloni chi comanda il partito e provato a stornare l’attenzione dei futuri elettori dalle responsabilità del PD e della sua cerchia di fedelissimi nei due scandali bancari.
    Forse contando sulla discrezione e sul "senso di responsabilità" di Visco (e forse promettendo a Visco qualche ruolo importante a compensazione) ha semplicemente provato a farne il capro espiatorio di una faccenda che ipoteca non poco il risultato delle prossime consultazioni.
    Per farlo ha fatto un passo di lato, si è messo il berretto frigio da "populista" e tentato di prendere la guida delle masse inviperite contro il malaffare finanziario.
    Non poteva andargli peggio, direi. Gentiloni è stato costretto a disubbidirgli dal coro di indignazione per l’attacco alla Banca D’Italia (che per la verità qualche censura l’avrebbe meritata) e la prossimità di PD e renziani con gli scandali è stata rinnovellata davanti alla pubblica opinione.
    Ciliegina sulla torta: il povero Matteo è stato perfino costretto a augurare buon lavoro a Visco.


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