venerdì 6 agosto 2010 -
Schengen, Rom e Romania: Bucarest rischia di rimanere al di fuori dello spazio senza frontiere

Il Quai des Orsay puntualizza che la Francia non bloccherà assolutamente l’adesione a Schengen della Bulgaria mentre nulla dice in ordine alla Romania: probabile il veto, letale per Bucarest
Ancora alta tensione tra Francia e Romania in ordine al problema degli zingari espatriati dal paese danubiano, dopo il suo ingresso nell’Unione europea, per cercare fortuna, ma troppe volte solamente per dedicarsi al furto, all’elemosina ed alla prostituzione, nelle ben più ricche nazioni dell’ovest.
La settimana scorsa, come ben si ricorderà, fu il presidente francese Nicolas Sarkozy, immigrato magiaro di seconda generazione tra l’altro, a paventare il veto della Francia nei confronti della Romania quando la primavera dell’anno prossimo si tratterà circa la definitiva adesione di Bucarest allo spazio comune europeo senza frontiere. Negli ultimi giorni, al fine di rafforzare quanto già affermato dal Presidente Sarkozy e dal Segretario francese di Stato per gli affari europei Pierre Lelouche, fonti ufficiose del Quai Des Orsay, il ministero degli esteri di Parigi, hanno reso noto che al Consiglio della Comunità Europea, la riunione plenaria dei ventisette Capi di Stato e di Governo, la Francia non porrà nessun veto nei confronti dell’adesione della Bulgaria al trattato di Schengen.
Silenzio di tomba, invece, in ordine alle speranze di adesione di Bucarest; anzi, poi, le stesse fonti hanno stimato come quasi sicuro il veto transalpino nei confronti della Romania. Per Bucarest e per il suo presidente Traian Basescu sarebbe uno smacco intollerabile, un’umiliazione profonda anche perché poi dell’adesione romena non si parlerebbe più per molti anni. La Francia accusa la Romania di non fare alcunché per integrare gli zingari, in stragrande maggioranza di etnia rom, suoi cittadini ed, addirittura, ritiene che i politici del paese danubiano si intaschino i soldi che l’Unione europea dà a Bucarest per facilitarne le condizioni di vita. Il Segretario di Stato transalpino Pierre Lelouche, dunque, in nome del governo Fillon e dell’Eliseo starebbe per approntare un cordone sanitario attorno alla Romania che rimarrebbe l’unica nazione con Cipro tra i ventisette stati membri dell’Unione a non appartenere, indipendentemente dalla propria volontà, allo spazio senza controlli di frontiera.
“E’ inaccettabile” ha tuonato da Bucarest Teodor Baconschi, l’attuale Ministro degli Esteri romeno, che con forza ha sottolineato come le condizioni di vita degli zingari non sono tra gli elementi di valutazione, previsti dal Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione, utili a basare il giudizio sull’ingresso della Romania nello spazio Schengen. La Commissione europea, poi, ha ribadito le stesse cose affermate da Baconschi ma ha anche sottolineato come le politiche di integrazione dei rom siano di stretta competenza nazionale e cioè che se gli zingari abbandonano la Romania per andare a creare tensioni sociali altrove è un fatto proprio del paese danubiano che non può scaricare sull’Unione europea la colpa delle proprie inefficienze.
Bruxelles ha poi riconosciuto alla Francia il diritto di difendersi da qualsiasi immigrazione di massa indesiderata e proveniente da altri Stati membri, pur continuando a riconoscere a tutti i cittadini dell’Unione il diritto a muoversi a proprio piacimento al suo interno. La stessa Francia, la Svezia ed anche l’Italia, che già due anni fa ha affrontato il problema inaugurando, al di la dei proclami propagandistici dei Ministri vari, una proficua opera di collaborazione con Bucarest, però la pensano in maniera un po’ diversa e sostengono che il problema delle popolazioni di origine zingara deve essere affrontato anche e sopratutto in sede europea sia dalle nazioni ricche che da quelle più povere come la Romania. Tutto però ormai lascia presagire che al Consiglio europeo di novembre, sotto la presidenza belga, solo la Bulgaria in forza del veto francese anti- romeno, quasi scontato considerata la necessità che il Presidente Nicolas Sarkozy ha di risalire nei sondaggi, sarà ammessa nello spazio Schengen. Attorno a Bucarest, in attesa di tempi migliori, invece sarà steso un vero e proprio cordone sanitario considerando anche che il primo semestre dell’anno prossimo vedrà l’Ungheria, nazione a cui la Romania non è proprio simpatica per via della questione transilvanica, presiedere il Consiglio europeo.