giovedì 20 giugno - Enrico Campofreda

Satnam Singh, la terra d’Italia non gli è stata lieve

Disumani questo siamo, questo siamo diventati. Non solo a Latina, un po’ ovunque, specie dove gli “imprenditori” dell’Italia che si sente potenza, spadroneggiano coi dipendenti connazionali, e molto più, e molto peggio con gli invisibili lavoratori dell’altro mondo. 

E quando accade che nel mondo dei più ci finiscono nella maniera selvaggia e bellica i Satnam Singh, sconosciuto alle stesse agenzie che ieri battevano la notizia del suo strazio chiamandolo indiano dal luogo di provenienza come abbiamo fatto anche noi, gli “imprenditori” parlano d’incidente. Punto e basta. Non cercano il soccorso necessario davanti a un uomo lacerato nel fisico e dal dolore, lo caricano come merce di scarto, perché pensano che tale sia diventato. Lo scaricano lontano dal luogo dell’agguato-assassinio. Rimuovono quel corpo straniero, lavano la propria coscienza col sangue che sicuramente usciva copioso dall’arto tranciato. Non pensano che possa morire, proprio no. Poi davanti alle telecamere che cercano conferme sulla terribile notizie gridano: “E’ un incidente, andate via”. Un incidente? Per loro sì, è solo un incidente e via andare, la vita continua. Però il lavoratore indiano, Satnam, trentuno anni e la speranza che sudando dieci ore e più sul campo assolato una migliore sistemazione sarebbe arrivata, se soccorso all’istante si poteva salvare. Invece nei mille modi d’una quotidianità diventata superficialmente diabolica e peggiore d’una pellicola Pulp, si getta quel busto che gronda sangue, ci si scrolla di dosso gli eventuali schizzi, si volta la testa alla propria responsabilità criminale e si tira dritto verso l’azienda. Questo sono diventati l’impresa, il commercio e dentro ci sono grandi e piccini, le famigerate Srl carezzate dai liberisti e protette dalle sigle padronali d’ogni colore. A tal punto che quel pizzico di sindacalismo ancora impegnato a tutelare i lavoratori - regolari o irregolari - talvolta arrossisce pensando agli organismi della stessa sponda politica che chiudono gli occhi davanti ai padroncini assassini. Omicidio colposo e omissione di soccorso dice la legge che indaga. Chi scrive, pur avendo studiato Rousseau e il suo contratto sociale, pensa per un attimo alla legge del taglione. Magari quegli atti d’accusa venissero applicati e anche stavolta non finisse come per la ThyssenKrupp e la strage ferroviaria di Viareggio…

Enrico Campofreda

 




Lasciare un commento