mercoledì 20 ottobre 2010 - UAAR - A ragion veduta

Santa MacKillop pioniera contro i preti pedofili: è una bufala?

Alcune settimane fa proprio il nostro sito è stato tra i primi a dare una notizia legata alla canonizzazione di suor Mary MacKillop. La prima santa australiana, secondo un documentario della tv ABC, sarebbe stata scomunicata per aver segnalato gli abusi sessuali di un sacerdote ai propri superiori (Ultimissima del 4 ottobre).

Questa lettura è stata rilanciata soprattutto negli ultimi giorni sul web e da importanti organi di stampa come Repubblica o Il Giornale, ma anche da parte cattolica. Sono però arrivate smentite e rettifiche, come quella di padre Paul Gardiner sul The Australian. Sul web si è aperto il dibattito sulla correlazione tra la denuncia contro il prete pedofilo e la scomunica della suora. C’è chi arriva a sostenere che tutto derivi – a scelta – da uno studiato complotto anticattolico (di cui l’Uaar, con la sua ben nota potenza mediatica, sarebbe ovviamente capofila), o da un’astuta strategia clericale per elevare la santa ad eroina contro la pedofilia, in un periodo in cui sembra averne disperato bisogno.

Per quanto ci riguarda, al di là delle dietrologie la realtà è molto più semplice. La notizia è stata lanciata in Italia proprio dall’Asca (Agenzia Stampa Cattolica Associata, per la cronaca), il 27 settembre. Da noi è stata riportata sinteticamente, citando la fonte diretta a disposizione e senza lanciarci in congetture, calcare la mano o elevare la suora a pioniera della lotta contro la pedofilia clericale.


Tra gli articoli più interessanti che fanno il punto della situazione, si segnala quello di Giornalettismo. Sul suo blog poi Andrea Tornielli scrive che la santa fu scomunicata “irregolarmente” per insubordinazione nei confronti del suo vescovo, la scomunica venne revocata e che la questione del prete pedofilo fu effettivamente uno dei pretesti per colpire la religiosa. La fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore era infatti ritenuta troppo indipendente e il suo ordine aveva seri problemi finanziari. La postulatrice della causa di canonizzazione, suor Mary Casey, intervistata dal Tg2 afferma che il caso del prete pedofilo che non fu direttamente la MacKillop a denunciare gli abusi, ma alcune sue consorelle. Altri sacerdoti “amici del molestatore, per ripicca, misero in cattiva luce la MacKillop” presso il vescovo, che in un primo tempo la scomunicò.



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