mercoledì 6 febbraio 2019 - Camillo Pignata

Salvini ha paura

Qualcuno gli aveva detto: non aver paura la decisione di sequestrare i naufraghi della "Diciotti" è un atto politico, non sindacabilie in sede penale. Qualche altro gli aveva detto: la decisione di sequestrare i naufraghi della "Diciotti" è stata adottata per un interesse pubblico.

I consiglieri politici lo avevano rassicurato mostrando la ciambella di salvataggio dei grillini, che non vogliono far cadere il governo. Piccole misere illusioni, che si sono infrante, sugli scogli dei trattati internazionali, che tutelano i naufraghi e limitano la discrezionalità, non solo amministrativa, ma anche legislativa degli stati.

La” Diciotti” è una nave italiana, con personale italiano e i naufraghi sono persone esseri umani. L'obbligo di salvataggio non può essere derogato neppure da una legge, tanto meno da un atto amministrativo adottato in deroga a procedure amministrative finalizzate a velocizzare lo sbarco. Questo stabiliscono i trattati.

Allora il punto non è l’interesse pubblico perseguito da Salvini, ma il diritto dei naufraghi ad essere salvati e sbarcati. Il punto è il diritto di 49 disperati ad essere sbarcati subito. Il punto è il diritto di 49 reduci dai lager libici, a non subire ulteriori sofferenze fisiche e psichiche, dopo quelle subite in Libia .

Il punto è che l’interesse pubblico non legittima la commissione di reati. Pietre d'inciampo, che rendono problematico l'esito del processo, difficile l'assoluzione del Ministro. Ha paura Salvini.

Non vuole rischiare una condanna in primo grado per sequestro di persona. E cosi l'uomo forte che era impegnato a farsi processare, ora, chiede l'aiuto del Mov5s per evitare il processo. L'uomo che aveva fatto il bullo, l’arrogante, che non temeva il processo, ora non ha il coraggio di presentarsi in tribunale davanti ai giudici a rendere conto del suo operato.

Pensava di farla franca facendo affidamento sul “no“ grillino alla richiesta di autorizzazione a procedere, formulata dal Tribunale dei Ministri, sulla sete di potere dei grillini, sulla loro paura della crisi. Ma tra i grillini la paura di perdere l’anima è diventata più forte di quella per la caduta del governo.

E così Di Maio lo deride definendo "supercazzola" la sua ipotesi di modifica dell'accordo sulla TAV. DIBA lo insolentisce sulla TAV, basta con queste "stronzate", altrimenti "torni da Berlusconi e non rompa i coglioni". Fico ha detto chiaramente che Salvini si doveva farsi processare.

E questo rende problematico l'esito del procedura per l’autorizzazione a procedere, difficile il “no “dei grillini. E’ terrorizzato al punto che sdrammatizza tutto, mantiene toni bassi sulla TAV, si ricorda di far parte di un'alleanza. Basterà questo a salvarlo?



1 réactions


  • Persio Flacco (---.---.---.226) 7 febbraio 2019 21:26

    Il regolare ripetersi dei "naufragi" nel corso degli anni dovrebbe almeno alimentare qualche dubbio sul fatto che si tratta di una strategia che fa perno sull’obbligo di salvataggio in mare. Un obbligo nato dagli usi della marineria che precedono qualsiasi normazione stabilita dai trattati internazionali: per un marinaio salvare il naufrago è un antico obbligo morale prima che legale. Purché il naufrago non affondi volontariamente la propria imbarcazione; purché non sappia preventivamente che l’imbarcazione per la sua inadeguatezza farà naufragio; purché il naufragio non diventi un "metodo" per innescare una serie di atti il cui scopo finale è l’essere condotti la dove si voleva andare fin dalla partenza.

    In tal caso il ricatto morale e la strumentalizzazione delle leggi del mare diventano mezzi evidenti per rendere impossibile fermare chi vuole approdare sulle coste di Europa a prescindere dalla volontà di chi accoglie e dal diritto dei "salvati" a mettere piede sul suolo di uno Stato sovrano.

    Tutto questo è di una chiarezza evidente, tanto che chi non lo vede è perché non vuole vederlo, perché ideologicamente ritiene che la sovranità debba soccombere ai "diritti umani" dei naufraghi, anche se volontari e in numero di milioni.

    Secondo questa ideologia "umanitaria" chi è stato salvato dal mare matura "diritti" individuali che prevalgono su ogni altro diritto collettivo, come il diritto del governo di uno Stato sovrano di regolare l’attraversamento delle frontiere da parte dello straniero, prima ancora di averne accertata l’identità, la provenienza, gli scopi.

    Questo rende ridicola e posticcia l’accusa di sequestro rivolta da alcuni magistrati al ministro dell’interno che, nell’esercizio delle sue funzioni, ha il dovere di proteggere i confini e di accertare il diritto dello straniero di mettere piede sul suolo nazionale. Tanto più nel momento in cui è in atto una forte vertenza con gli altri Paesi dell’Unione Europea circa la ripartizione degli immigrati.

    Questo genere di magistrati disonora la funzione giurisdizionale piegandola alla loro peculiare visione ideologica.


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