martedì 4 maggio 2021 - Osservatorio Globalizzazione

Russia-Bielorussia, questo matrimonio s’ha da fare?

Dire che il legame tra Mosca e Minsk sia profondo è un’ovvietà. Il rapporto va avanti da quando la Russia Bianca, il nome dato alla Bielorussia per il prevalere di tale colore negli abiti tradizionali, si è resa indipendente dall’URSS. Tuttavia, non sono mancati alti e bassi.

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 L’ultimo quello di giugno 2020 quando sono arrivati dei barili di petrolio dagli USA, un fatto inedito. Ma le proteste dei mesi successivi (ne parlavamo qua) hanno riportato Lukashenko da Putin. Ad oggi la situazione tra i due Paesi rientra nelle normalità. A preoccupare sia Minsk sia Mosca è l’innalzamento della tensione con l’Ucraina. Anche Lukashenko ha spostato truppe verso il confine ucraino.

Uno dei molti problemi che assillano Batka, il “padre” della Bielorussia. Infatti sul presidentissimo incombe il nemico più inesorabile: il tempo. Lukashenko ha sessantasei anni ed è arrivato il momento di pensare quantomeno al suo successore. Sicuramente non il figlio e nemmeno un’opposizione troppo debole per essere vera. Funzionari di Stato che spiccano non si conoscono mentre qualche uomo vicino a Mosca potrebbe emergere. Tuttavia un altro scenario è possibile: l’unione con la Grande Madre Russia. Lukashenko è sempre stato geloso dell’indipendenza pur essendo conscio della solida alleanza con Mosca ma la situazione, una volta pensionato Batka, può cambiare. Il 22 aprile il presidentissimo è andato a Mosca dove ha avuto un colloquio con Putin. L’incontro, che Lukashenko aveva definito molto importante, non ha in realtà dato esiti così importanti e le dichiarazioni post bilaterale sono state di circostanza.

Economia, la sinergia che premia la Bielorussia

L’economia russa e quella bielorussa sono strettamente connesse. Da anni vanno avanti i lavori per la creazione di un mercato comune con tasse e burocrazia uniformi in modo da avvantaggiare gli scambi tra le due Nazioni. L’obiettivo era quello di terminare questa unificazione economica del 2021 ma le proteste e il coronavirus hanno rallentato un processo già ben avviato. I settori in cui si voleva creare un mercato comune sono: gas, petrolio, agricoltura, trasporti e industria. Nel 2019 la Russia era il primo investitore estero nel Paese con il 44.2%. degli investimenti totali. Il 90% dei prodotti delle fabbriche bielorusse vanno in Russia. Nell’incontro avvenuto nel settembre del 2020 Putin ha promesso 1.5 miliardi di dollari di prestiti per sostenere l’economia bielorussa. Inoltre la Russia vale il 48% del commercio estero di Minsk. A dicembre 2020 Gazprom ha raggiunto un accordo sul petrolio con la Bielorussia e Mosca ha ribadito la sua volontà di aiutare il paese fratello per quanto riguarda l’esportazione. L’obiettivo è evitare i porti baltici, nemici giurati di Lukashenko. Insomma, nonostante i saliscendi, che ci sono stati, l’alleanza tra i due Paesi è salda dal punto di vista economico e non solo.

La cooperazione in ambito militare

I legami tra esercito russo e bielorusso sono tanto stretti quanto lo sono quelli in ambito economico. Nel 2014 l’establishment militare della Federazione Russa ha affermato che un attacco alla Russia Bianca sarebbe stato considerato come un attacco al proprio territorio nazionale. Questo serve a capire quanto Mosca tenga in considerazione l’alleato, soprattutto dopo la “caduta” dell’Ucraina. Infatti, con Kiev sempre più filo-occidentale e desiderosa di entrare nella NATO, Minsk diventa ancor di più il bastione difensivo occidentale della Russia.

Quindi dal punto di vista militare la sua importanza è aumentata ancora di più. Ciò è testimoniato dal rinnovo della cooperazione stipulata nel 2001 e confermata nel 2019. Questo trattato prevede un comando unificato e comporta la modernizzazione dei rispettivi eserciti oltre all’organizzazione di esercitazioni congiunte ogni due anni. L’ultima di queste manovre militari ha visto la partecipazione di dodicimila soldati bielorussi e di più di cinquemila paramilitari russi. Ma la cooperazione comprende anche lo sviluppo di strutture militari condivise, l’obiettivo rimane quello di proseguire sulla strada dell’integrazione tra i due eserciti. Russia e Bielorussia hanno anche deciso di unificare le rispettive difese aeree e anche alcune unità sul campo. La spesa che Minsk ha riservato alla Difesa, nel 2019, è di 780 milioni di dollari cioè l’1.24% del PIL. Gli investimenti in questo campo non sono così pesanti e per questo la Bielorussia necessita dell’aiuto di Mosca. I due ministri della difesa hanno firmato un patto dalla durata di cinque anni con l’intenzione di rafforzare un’alleanza militare già piuttosto stretta. Infine a marzo 2021 si è decisa la creazione di tre centri di addestramento congiunto dei soldati: due in Russia, a Nizhny Novgorod e a Kaliningrad, e uno in Bielorussia, nella regione di Grodno. Scelta decisa dopo l’esercitazione militare “Fratellanza Slava-2020” in cui tre battaglioni di paracadutisti dalla Russia sono stati trasferiti nel territorio di Minsk. La solidità dell’alleanza, in ambito militare, non ha avuto quei saliscendi che invece si sono visti in ambito economico.

Lingua, cultura e religione

I legami tra le due Nazioni si riscontrano anche in altre sfere. Ad esempio per andare da Minsk a Mosca e viceversa non serve il visto, richiesto invece per quasi tutti gli altri Paesi. Ma analizzando la questione della lingua emergono fatti interessanti. Prima di enunciarli occorre fare una premessa: nella Russia Bianca il russo e il bielorusso sono lingue paritarie, entrambe ufficiali. Il russo però è in forte ascesa. Dal 1999 al 2009 la percentuale di persone che parlano la lingua di Mosca è passata dal 58.6% al 68.9% con il bielorusso che è diventato sempre di più una lingua rurale, nonostante una dignità culturale comunque rilevante. Anche dal punto di vista religioso le affinità tra Russia e Bielorussia sono enormi. Il 73% dei bielorussi è cristiano ortodosso ma è necessaria un’altra digressione.

Nel 2018 la grande famiglia ortodossa è stata scossa da un doppio scisma. Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha autorizzato la separazione tra il patriarcato di Mosca e Kiev rendendo così la Chiesa ucraina autocefala. Questa divisione è stata favorito dall’allora presidente dell’Ucraina Poroshenko e dall’ex segretario di stato americano Mike Pompeo. Il patriarca di Mosca Cirillo ha così deciso di separarsi da Costantinopoli, sostenitore di una scelta ritenuta sostanzialmente politica e lesiva nei confronti dell’unità della cristianità ortodossa. Questo vero e proprio scisma ha creato un terremoto religioso che non ha però coinvolto i rapporti tra Chiesa russa e bielorussa. La Russia Bianca rimane sotto la guida spirituale del patriarca di Mosca Cirillo. Il rapporto tra lui e il metropolita di Minsk Pavel è molto buono. Entrambi sono fedeli ai rispettivi governi, Pavel soprattutto ha sostenuto Lukashenko anche durante la fase più acuta delle proteste. Infine, ma questo sembra quasi inutile dirlo, la Bielorussia è stata il secondo Paese a ricevere e utilizzare il vaccino russo Sputnik V.

Nel dicembre del 1999 Russia e Bielorussia hanno firmato un trattato che prevedeva una nuova fase del processo di unificazione tra le due Nazioni. L’accordo stabiliva la formazione di una nuova entità politica tra Russia e Bielorussia, uno “Stato Unito di Russia e Bielorussia”. Il progetto non è però mai stato portato a termine. Nonostante le spinte russe. Mosca infatti vuole integrare ancora di più le due Nazioni per tenere fede, almeno parzialmente, all’accordo di fine anni Novanta. Tuttavia l’unificazione tra Russia e Russia Bianca è quasi sostanziale. Stessa lingua, stessa religione, eserciti legati a doppio filo ed economie strettamente collegate. Le resistenze di Lukashenko hanno fino ad adesso evitato che la Russia diventasse troppo ingombrante. Ha cercato quindi di avvicinarsi e allontanarsi da Mosca per non risultare troppo dipendente pur ribadendo l’alleanza speciale con il gigante euroasiatico. Ma l’equilibro è molto fragile dal momento che i rapporti tra i due Paesi sono stretti e duraturi. Il coronavirus e le manifestazioni di piazza hanno costretto il presidente della Bielorussia a chiedere aiuto a Putin. Tuttavia la volontà di Lukashenko rimane la stessa. Finché ci sarà Batka al potere l’enosis, per usare un termine esplicativo tradizionalmente riferito a Grecia e Cipro, non avverrà. Ma una volta ritiratosi dalla vita pubblica si aprirà un vuoto. Le opzioni per colmare questo vuoto saranno diverse. Tra esse c’è lo scenario che vede Russia e Bielorussia unite ancora di più di quanto non lo siano ora, tanto unite da essere una cosa sola.

Foto di A_Matskevich da Pixabay 




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