venerdì 19 aprile 2019 - Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica

Revenge Porn: cos’è e i rischi del sexting

In questi giorni abbiamo sentito spesso parlare di “revenge porn”, ma sappiamo davvero di cosa si tratta? Revenge porn è un’espressione utilizzata per esprimere la condivisione online di materiale a sfondo sessuale senza il consenso del soggetto rappresentato. 

Il più delle volte questo materiale è diffuso da un ex partner al quale era stato inviato con consenso all’interno di una relazione intima, ma non è raro che queste immagini siano state catturate e messe in circolazione da sconosciuti a insaputa di chi è ritratto. Gli scopi principali sono la vendetta (per essere stati lasciati, traditi, ecc..) e l’umiliazione della persona. Quest’ultime sono da considerarsi a tutti gli effetti delle vittime, in quanto revenge porn è sinonimo di violenza psicologica e abuso sessuale. Le conseguenze sull’individuo sono le medesime: ansia, depressione, calo dell’autostima e stress, che possono portare anche al suicidio.

Vista la gravità degli effetti sulle vittime (90% donne) e l’aumento di episodi di revenge porn, non stupisce l’approvazione unanime da parte della Camera dei deputati dell’emendamento del 2 aprile 2019: anche in Italia la diffusione di materiale pornografico senza il consenso delle parti interessate è un reato ed è punibile con la reclusione da uno a sei anni e una multa da 5mila a 15mila euro. La pena varia in base al rapporto di fiducia che intercorreva fra le parti al momento dello scambio del materiale.

La diffusione del reato di revenge porn è una conseguenza dell’aumento del sexting, specialmente fra gli adolescenti: riguardo quest’ultimo fenomeno risultano essere coinvolti i maschi più delle femmine, mentre per quanto riguarda l’orientamento sessuale notiamo un maggior uso da parte dei soggetti bisessuali e omosessuali (Morelli M., Bianchi D., Baiocco R., Pezzuti L., Chirumbolo A., 2016).

Attualmente in letteratura si riscontra molta difficoltà nel trovare una definizione univoca del termine “sexting”, ma di base si tratta di ricezione e invio di materiale (messaggi di testo, foto e video) sessualmente suggestivo o sessualmente esplicito, e il tutto avviene principalmente tramite social come WhatsApp, Facebook e Telegram. Uno dei più rilevanti sondaggi sul sexting (The National Campaign & CosmoGirl.com, 2008) ha mostrato che il 20% degli adolescenti e il 33% dei giovani adulti è coinvolto in questi comportamenti.

Morelli et al. in una review del 2016 hanno rilevato che i sexters (soprattutto le donne) sono maggiormente esposti a vittimizzazione sessuale online e a violenza fisica durante un appuntamento con i destinatari del materiale sessualmente suggestivo. In uno studio del 2017 di Weisskirch R.S., Drouin M., Delevi R. sul sexting sono stati analizzati 459 studenti universitari non sposati, eterosessuali (donne = 328; uomini = 131), di età compresa tra 18 e 25 anni ed emerge un dato in particolare: le persone che ricorrono all’invio di una foto o di un video sessualmente allusivi, all’invio di una foto o di un video in biancheria intima o lingerie, o che mandano un testo sessualmente suggestivo, sono condizionate a farlo per un’elevata paura della valutazione negativa di un eventuale partner. Ciò suggerirebbe che questi soggetti siano più vulnerabili e una possibile diffusione di materiale senza il loro consenso potrebbe avere conseguenze ancora più gravi, sia per la salute fisica che per quella psicologica.

I rischi del sexting possono essere, quindi, il revenge porn e i suoi correlati: violenza psicosessuale, umiliazione, bullismo, cyberbullismo o molestie. Difendersi e tutelarsi è possibile tramite le apposite linee telefoniche o la denuncia alle autorità competenti come la Polizia Postale o i Carabinieri.

Tuttavia, nella sopra citata review di Morelli et al. non sono state trovate differenze riguardo al distress psicologico tra coloro che usufruiscono spesso di questo tipo di comunicazione e quelli che ne usufruiscono meno. Questo perché come la quasi totalità dei fenomeni dell’era digitale, il sexting in sé per sé non è una pratica pericolosa, ma il pericolo deriva dall’uso che se ne fa. Non esiste un modo completamente sicuro di agire il sexting, infatti, oltre alla pena stabilita con l’emendamento del 2 aprile 2019, bisognerebbe puntare ad un’educazione al rispetto dell’altro come persona e della sua privacy, ma anche ad un’educazione digitale.

 

Tirocinante: Chiara Calcagni

Tutor: Fabiana Salucci

 

Sitografia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Reven...

 

Bibliografia:

Barrense-Dias Y, Berchtold A, Surís JC, Akre C (2017) Sexting and the Definition Issue. J Adolesc Health. 2017 Nov;61(5):544-554.

Klettke B, Hallford DJ, Clancy E, Mellor DJ, Toumbourou JW (2019) Sexting and Psychological Distress: The Role of Unwanted and Coerced Sexts. Cyberpsychol Behav Soc Netw. 2019 Mar 11.

Morelli M, Bianchi D, Baiocco R, Pezzuti L, Chirumbolo A (2016) Sexting, psychological distress and dating violence among adolescents and young adults. Psicothema. 2016 May;28(2):137-42.

Weisskirch RS, Drouin M, Delevi R (2017) Relational Anxiety and Sexting J Sex Res. 2017 Jul-Aug;54(6):685-693.




Lasciare un commento