giovedì 18 settembre 2014 - Riccardo Noury - Amnesty International

Repubblica Centrafricana, arriva la missione Onu: tardiva e incompleta

Tre giorni fa, la Missione multidimensionale integrata di stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana (Minusca, in termini più semplici i peacekeeper dell’Onu) ha iniziato a dare il cambioalla Missione di supporto dell’Unione africana (Misca) che, rafforzata da 2000 soldati francesi, dalla fine del 2013 aveva tentato invano di riportare la pace in un paese devastato da oltre un anno da una feroce violenza settaria.

La crisi era iniziata all’inizio del 2013 quando la coalizione Seleka, composta soprattutto da musulmani, aveva preso il potere. Il colpo di stato fu caratterizzato da massicce uccisioni di civili, razzie, incendi di villaggi.

Nell’estate dello stesso anno una coalizione avversa, denominata anti-balaka e costituita prevalentemente da cristiani, avviò la rappresaglia, che assunse le caratteristiche di una vera e propria pulizia etnica.

Dal marzo 2013, i civili uccisi (bambini inclusi) sono stati migliaia. Innumerevoli sono stati i casi di stupro. Mezzo milione di persone ha dovuto lasciare terre e villaggi per cercare riparo in altre zone del paese, mentre in 300.000, per lo più musulmani, si sono rifugiati nei paesi confinanti.

Nonostante un cessate-il-fuoco sottoscritto due mesi fa, la violenza non è terminata. Ne è testimone una recente ricerca di Human Rights Watch e Stiching Vluchteling, una fondazione olandese che si occupa di rifugiati.

Dunque l’Onu manda i suoi peacekeeper un anno e mezzo dopo l’inizio del conflitto: non esattamente una dimostrazione di tempismo. Aggiungiamo che, dei 12.000 effettivi della Minusca, si prevede l’impiego iniziale di circa 7600 uomini, circa il 65 per cento del totale.

Come potrà la missione dell’Onu adempiere al suo mandato, ossia proteggere i civili e stabilizzare e mettere in sicurezza il paese?

 




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