martedì 1 agosto 2023 - Libero Gentili

Religione e laicità. Il potere di una fetta di bacon

“Non tutto ciò che è legale è anche etico”, dice l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, che si esprime contro “qualsiasi forma di incitamento all’odio religioso e all’intolleranza”. Con una nota ufficiale Josep Borrel esprime la sua condanna dei recenti roghi del Corano avvenuti in Svezia e Danimarca.

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La buona parte dell’opinione internazionale ha condannato questo gesto da parte di un uomo di origine irachena davanti alla moschea di Stoccolma, considerandolo non libertà di parola, ma vera e propria provocazione.

A mio parere questi risentimenti e condanne, così come avviene per fatti che, per la loro straordinarietà attirano l’attenzione della stampa e degli osservatori, si rivestono regolarmente di una tunica di ipocrisia dalla quale non traspare il merito e la sostanza dei fatti, ma obbediscono a luoghi comuni i quali sono più vicini alla diplomazia la quale, al giorno d’oggi, si è rivelata nient’altro che l’arte della eccessiva cautela -sempre vicina a motivazioni di interessi specifici- e della goffaggine.

L’arte della diplomazia dovrebbe coinvolgere e istruire, facendo liberamente emergere cambiamenti in alcuni momenti storici chiave, come quello attuale, i quali potrebbero avere importanti conseguenze sia sul piano morale che in quello politico. Chi è colui che ha bruciato una copia del Corano davanti alla moschea di Stoccolma? Un uomo di origine irachena residente in Svezia con lo status di richiedente asilo il quale su Facebook si descrive come un politico, pensatore e autore ateo; descrive il libro sacro come “un pericolo per le leggi democratiche e per i valori svedesi e umani”

Il suo sentimento di rancore contro la teocrazia islamica dev’essere stato veramente grande per aver infilato, tra l’altro, una fetta di bacon (il maiale per la tradizione islamica è impuro) tra le pagine del libro; il che, per alcuni, potrebbe anche suscitare una reazione di ilarità.
Ma a Stoccolma il rogo non è stato punito dalle autorità, perché l’hanno ritenuto compatibile con la libertà di espressione e il diritto di manifestare, due pilastri delle democrazie liberali. Né in Svezia, né in Danimarca esiste una legge sulla blasfemia. La libertà di parola è tutelata dalla costituzione svedese.

Sembra che, a fronte di tali provocazioni, un uomo musulmano abbia deciso di mettere alla prova questa libertà di parola, chiedendo di organizzare una protesta davanti all’ambasciata israeliana durante la quale intendeva bruciare la Torah e la Bibbia.
Sebbene funzionari del governo israeliano e gruppi ebraici abbiano condannato l'atto pianificato, invitando le autorità svedesi a fermarlo, la polizia ha approvato la richiesta dell'uomo. Tuttavia, una volta arrivato sulla scena, l'uomo ha abbandonato i suoi piani. La sua intenzione, probabilmente, era quella di testare tale libertà di parola.

Régis Debray, scrittore, giornalista e intellettuale francese, ha visto la nuova era come nettamente definita da un "pericolo verde" - il colore verde presumibilmente sta per l'Islam - molto più pericoloso delle paure rosse degli anni passati -quelli della guerra fredda- perché manca di autocontrollo razionale: "In generale, il verde ha sostituito il rosso come una forza crescente”.

Per non parlare di Samuel Huntington, dove nel suo famosissimo Scontro delle civiltà, parlando più in generale, sostiene che “la fonte del conflitto in questo nuovo mondo non sarà principalmente ideologica o principalmente economica. Le grandi divisioni tra l'umanità e la fonte dominante del conflitto saranno culturali. Gli stati-nazione rimarranno gli attori più potenti negli affari mondiali, ma i principali conflitti della politica globale si verificheranno tra nazioni e gruppi di civiltà diverse. Lo scontro di civiltà dominerà la politica globale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee di battaglia del futuro”.

Non tutti i critici sono d’accordo con questa visione ma, a mio modesto parere, sembra che i fatti non lo smentiscano. Questo vale sia per gli stati teocratici, sia per alcuni stati europei come Ungheria e Polonia, dove un radicalismo cristiano determina tutte le scelte di quel governo, che per la culla della democrazia liberale, gli Stati Uniti, dove l’evangelicalismo di destra del MAGA (Make America Great Again) è persino diventato un fenomeno della cultura pop, delle arti e dello spettacolo oltre che, ovviamente, della politica.

Uno dei migliori studi delle Crociate è dello storico sloveno Tomaz Mastnak, che sottolinea che fu in quel momento della storia che il musulmano divenne il “nemico”. Quando "la società cristiana divenne consapevole di sé stessa attraverso la mobilitazione per la guerra santa ... un momento essenziale nell'articolazione dell'autoconsapevolezza del Commonwealth cristiano, fu allora che avvenne la costruzione del nemico musulmano".

Mastnak è attento a sottolineare che questo non era vero nei i secoli precedenti: “Quando, con l'espansione araba nel settimo e nell'ottavo secolo, i musulmani raggiunsero la penisola europea, divennero agli occhi dei Cristiani Latini, dei barbari pagani, o infedeli. L'animosità cristiana militante era inizialmente rivolta a tutti i non cristiani; solo in seguito si concentrò sui musulmani”.

"Fondamentalismo" è un termine inventato nei circoli protestanti degli anni '20 negli Stati Uniti. Come il conservatorismo, il fondamentalismo è arrivato tardi sulla scena. Proprio come il conservatorismo fu una risposta politica alla Rivoluzione francese, anche il fondamentalismo fu una reazione della religione alle sue mutevoli circostanze politiche.

Il termine "fondamentalismo" fu inventato nel 1920 dal reverendo Curtis Lee Laws e fu immediatamente ripreso come titolo onorifico dai suoi colleghi battisti e presbiteriani i quali giurarono di fare una "lotta reale per i fondamenti della fede". (The Atlantic)

E la laicità? Si, la laicità, questa sconosciuta?
“Essa è una condizione essenziale per la democrazia. Senza la prima non esiste la seconda. Divisiva è la discriminazione, non la laicità. Chi brandisce simboli religiosi, chi bolla le credenze altrui come incompatibili con le proprie e con quelle che si vogliono imporre a tutte e a tutti, chi confonde il piano trascendente con la vita quotidiana strumentalizzando ogni cosa, avvelena i pozzi e rende impraticabile il campo del confronto democratico” (Giuseppe Civati – Laico).

Anche se il secolarismo è stato di fondamentale importanza nel plasmare il mondo moderno, non è un concetto così noto come la democrazia o il liberalismo, dei quali si parla tanto in questi ultimi anni.
Come concetto politico non è comunemente studiato nelle scuole o anche nelle università. In questi giorni, quando tutti i presupposti impliciti della democrazia liberale sono sotto pressione, dovrebbe sortire come termine di paragone e allora, forse, le fette di bacon inserite nei libri sacri non desterebbero così tanto scalpore.




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