giovedì 19 ottobre 2023 - Libero Gentili

Ragioniamo sui fatti, anche storici, e non sulle emozioni suscitate dagli imbonitori di turno

Ci stiamo abituando, non tutti fortunatamente, a scenari devastanti che purtroppo rappresentano una sorta di “intrattenimento” solo perché quei fatti sono distanti da noi e sembrano addirittura appartenere ad un altro sistema solare. Così è stato per l’inizio della guerra di aggressione in Ucraina, così è per i fatti non meno gravi nella Striscia di Gaza.

Chi ci guadagna in tutto questo (è brutto dirlo, ma è la realtà) è l’intrattenimento mediatico all’interno del quale “esperti”, "commentatori", “ospiti dei Tg",  “frequentatori dei salotti televisivi” tirano fuori le più contorte e a volte buffonesche teorie per riempire il palinsesto di quella emittente.

Ma ancor più grave, per noi, è l’impatto che tutto ciò ha sul cittadino ignorante (beh, diciamo… “colui che ignora”), che non si è mai occupato di questo tipo di cultura, la politica internazionale, che non si informa seriamente su ciò che avviene nel mondo ogni giorno e si lascia influenzare emotivamente dalle peggiori str...te che i social regalano loro ogni mattina… gratis!!!
Ma l’emotività è il passe-partout con i quale si possono soggiogare le persone, a cominciare dalla pubblicità sulle vendite, fino alla politica dei giorni attuali.

Tutti siamo assolutamente d’accordo (e spero che lo saremo per sempre, nonostante i negazionisti) sulle atrocità che il popolo ebraico ha subito ad opera degli aguzzini, che stanno purtroppo rispuntando in ogni parte del mondo, del regime nazi-fascista. E ogni volta che assistiamo a una pellicola di questo genere, quelle immagini suscitano rabbia e lacrime.
Perché? Ce lo chiediamo seriamente? La risposta più ovvia e immediata è la pietà che proviamo per le sofferenze di quelle persone.
Ma non basta!... e forse non è la motivazione principale. Guardiamoci dentro, ogni tanto, e forse scopriamo che chi dentro di noi strilla, ancor più indignato, è il senso dell’umanità, di tutte quelle qualità intrinseche che fanno parte dell'uomo civile come l’amore, la fratellanza, la solidarietà, la pietà… indipendentemente dalle le persone che stanno subendo le atrocità.

Per cui, se al posto di quelle vittime senza colpa ci fossero esseri umani che potrebbero non eccellere in bontà e moralità, ma che comunque vengono brutalizzati, torturati disumanamente… forse non proveremmo ugualmente lo stesso senso di pietà?

Voglio dire, in sostanza, che dovremmo smetterla di correre dietro ai soliti luoghi comuni, perché il mondo cambia e la politica, soprattutto, segue le regole della convenienza, di chi è al comando e alla guida di una nazione. E allora, proviamo a guardare ai fatti con occhi disincantati, cercando di ragionare con il nostro cervello, di non aderire supinamente ai giudizi degli imbonitori di turno.

Propongo un breve estratto dall’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista “The Atlantic”.
Potete leggerlo, per intero, a questo link.
 

“Quando le forze israeliane lasciarono Gaza 18 anni fa, erano stati stabiliti insediamenti israeliani, principalmente nella parte meridionale di Gaza, e ci volle l'autorità del primo ministro Ariel Sharon per ordinarne la rimozione forzata. I rimorsi di coscienza per l’espropriazione dei palestinesi non erano, per così dire, la sua motivazione principale.
Lo Stato ebraico poteva mantenere più facilmente il suo carattere ebraico quando non era mescolato con i non ebrei.
E Gaza, in particolare Gaza City, è così piena di musulmani che nessun tipo di costruzione di insediamenti israeliani potrebbe far pendere la bilancia a favore degli ebrei. Ciò richiederebbe una pulizia etnica.

Si può capire perché i residenti di Gaza City potrebbero, in questo contesto, essere riluttanti ad andarsene solo perché Israele glielo dice. Gli abitanti di Gaza sanno che se se ne vanno, dovranno fare affidamento sulla buona volontà di Israele per farli rientrare e non sfruttare questo momento per rimodellare la demografia della regione. Anche se Israele non riuscisse a svuotare la città e a sostituire la popolazione, il governo potrebbe rendere l’area inabitabile e spingere una parte dei suoi abitanti arabi all’esilio permanente.

Il governo israeliano era sfacciatamente di destra molto prima che Hamas attaccasse, e anche il recente allargamento di emergenza della coalizione per includere figure più centriste non ha cancellato la sua inclinazione. La sinistra israeliana ha definito i leader del governo “fascisti”, “fanatici” e “squilibrati”. Il rappresentante del governo che è venuto a parlare alla stampa a Sderot è stato un bell'esempio dell'aggressione da cartone animato che la sinistra vede negli alleati del primo ministro Benjamin Netanyahu.

La retorica intollerante ha delle conseguenze, e una di queste è che la vendetta di Israele sarà più complicata e miserabile per tutti i soggetti coinvolti di quanto dovrebbe essere. Anche questo rappresenta un pesante fardello morale”.

 




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