martedì 4 giugno 2019 - Marco Barone

Quel durissimo attacco del governo egiziano contro Human Rights Watch

Un durissimo attacco del sistema di informazioni dello stato egiziano contro una delle più importanti organizzazioni attive in materia di difesa dei diritti umani made in USA ma sicuramente di portata inferiore rispetto alla più nota Amnesty International

 
La risposta segue all'accusa dell'organizzazione americana su quanto accade nel Sinai nel rapporto di 134 pagine, “‘If You Are Afraid for Your Lives, Leave Sinai!’: Egyptian Security Forces and ISIS-Affiliate Abuses in North Sinai, dove si poteva leggere che l'esercito e le forze di polizia egiziane nella penisola del Sinai stanno commettendo gravi e dilaganti abusi a danno dei civili, ha dichiarato Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi. Alcuni di questi abusi, parte di una campagna in corso contro membri di un gruppo locale associato all'ISIS, costituiscono crimini di guerra. Reagisce, duramente, il governo egiziano, rilevando che si tratta "di false informazioni che HRW ha attribuito alla situazione in Egitto" citando una serie di casi e soprattutto, attaccando punto su punto la metodologia di denuncia di HRW, in un modo che forse non si notava da tempo, che ha richiesto sicuramente uno sforzo importante e mobilitato certamente gli apparati di sicurezza. 
 
Si capisce il perchè di questa dura reazione nelle ultime righe del comunicato, quando affermano che "Nonostante la natura imperfetta della metodologia e del contenuto del rapporto, HRW ha assunto le sue accuse come pretesto per isolare l'Egitto a livello internazionale, invitando l'amministrazione statunitense,il Congresso degli Stati Uniti e i partner internazionali dell'Egitto, nonché gli organismi intergovernativi regionali e internazionali a sospendere tutte le forme di cooperazione militare con l'Egitto.
 
" D'altronde perchè scomodarsi così tanto, perchè rispondere con questa fermezza, visto che si sta parlando tutto sommato, per quanto importante, di una piccola organizzazione? Ciò a dimostrazione che l'Egitto forse teme effettivamente una sorta di isolamento internazionale, cosa che sancirebbe la fine dell'attuale regime e soprattutto teme che si compromettano i rapporti militari a partire dagli USA con cui l'Egitto mai come in questi ultimi anni è stato in rapporti così buoni tanto che stanno per mettere negli USA i Fratelli Musulmani nella lista nera delle organizzazione terroristiche, obiettivo da sempre primario per gli egiziani.Ma quella risposta dura del governo egiziano dimostra è finalizzata a minare profondamente la credibilità di quella organizzazione umanitaria che ha sede a New York i cui rapporti negli USA hanno avuto larga diffusione. Così come per molti lascerà senza parole l'ennesima lezione di alta morale che arriva dall'Egitto sulla questione dei diritti umani.
Il lavoro sui diritti umani ha una natura professionale, umanitaria, non politicizzata che non ha altro motivo che rafforzare i diritti umani. Tuttavia, questo tipo di lavoro devia dal suo percorso quando entra negli oscuri vicoli della politica e perde completamente il suo significato quando si trasforma in incitamento.
Lo abbiamo visto nel caso di Giulio quanto è stato professionale l'operato del sistema governativo egiziano, per la tutela dei diritti umani, no? Sono più di 40 mesi che la famiglia di Giulio ogni ora del giorno lotta per ottenere verità e giustizia. Più di 40 mesi, il tempo che in Egitto stanno impiegando per costruire nel nulla una metropoli da milioni di abitanti e non muovono un dito per fare giustizia e verità vera, non quella funzionale a chi vorrebbe essere assolto.

mb




Lasciare un commento