giovedì 12 giugno 2014 - Pompeo Maritati

Quando nella politica la speranza è l’ultima a morire

È da un po’ di tempo che non scrivevo qualche mia impressione sul quadro politico ed economico che continua ad attanagliare o peggio ancora a strangolare milioni di famiglie italiane. Da quando Renzi ebbe la felice idea, oltre che il coraggio di sgomitare Letta, facendolo così miseramente naufragare, peraltro, naufragio propiziato da coloro che tanto l’avevano acclamato e che guarda caso erano tutti riportati nella sua lista di soggetti da rottamare, mi son messo alla finestra ad osservare. Vuoi perché cominciavo veramente a non capirci niente e non volevo scrivere impressioni o valutazioni che il giorno dopo sarebbero state miseramente smentite, vuoi perché l’incredibile debolezza della politica aveva consentito, senza colpo ferire, di far assumere il potere governativo ad un simpatico guascone, attraverso una manovra che eticamente non sembrava tanto corretta, propiziata e poi consentita proprio dall’inefficienza e dal basso profilo della nostra classe politica.

Da allora le promesse si sono accavallate l’un l’altra, generando ulteriore confusione, dove l’unica cosa che la gente ha percepito, non solo in termini di comprensione ma anche materialistici, l’incasso in busta paga nel mese di maggio, per i redditi sino a 25.000 euro, i fatidici 80 euro, dai più definiti il bonus elettorale.

Sta di fatto che, nonostante le promesse, al momento, secondo il mio parere inevase, il simpatico guascone alla consultazione elettorale di pochi giorni fa è riuscito a portare per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana, il PD al 40%. Com’è giusto che sia in questi casi, onori al vincitore, peraltro se ricordiamo appena un anno fa Bersani asserì di non aver vinto ma anche di non aver perso, la riflessione consequenziale è d’obbligo.

Come era ovvio, in queste situazioni così paradossali, si è aperta la psicanalisi del voto per capire perché e come, un ragazzotto di meno di quarant’anni, senza mai esser entrato in Parlamento, mero sindaco di una cittadina italiana, nel giro di pochissimi mesi è riuscito a portare il suo partito oltre la soglia del 40%, a dispetto di tutti i sondaggi, dove i più favorevoli lo indicavano entro il 34%, ipotizzando anche, in qualche caso, il sorpasso del Movimento 5 Stelle.

Mai come in questa tornata elettorale, sondaggisti, opinionisti, giornalisti, politologi, filosofi e       quant’altro, hanno fatto un solenne buco nell’acqua inquinata dall’imbecillità, che oramai regna sovrana in tutti i settori della nostra società. Non vorrei sembrare ipocrita, dando dell’imbecille a tutti, in quanto una parte di questa imbecillità è appartenuta anche al sottoscritto. Sarebbe scorretto, eticamente deplorevole, se con il senno di poi volessi ergermi a guru della politica. Assolutamente no, anch’io, con sincerità e onestà di pensiero, appartengo a quella folta schiera di coloro che ipotizzavano un probabile successo del PD ma nella portata del 33-34%. Pertanto di fronte a uno spiazzamento così plateale delle nostre opinioni, ora è doveroso fare gli onori al vincitore.

Sono in molti ad accreditare questo straordinario risultato del PD all’obolo elettorale degli 80 euro, peraltro erogato solo ai lavoratori dipendenti, tenendo fuori artigiani, pensionati ecc. ecc. e giusto per ridere un pò, hanno anche asserito che questa vittoria, con queste dimensione la si è ottenuta grazie al fatto che dietro a Renzi c’era tutto il partito. Coloro che hanno fatto questa affermazione dovrebbero immediatamente essere segnalati al servizio sanitario nazionale, in particolare a quel ramo che tratta le problematiche d’instabilità mentale. Un paradosso che ha solo del ridicolo, difficile da digerire, visto che proprio il PD, il partito che per antonomasia negli ultimi 20 anni non ha mai perso occasione per farsi male da solo, oggi s’erge a vincitore con i suoi D’Alema, Marini, Franceschini, Bindi, Veltroni, la ciurma dei sindacalisti, e tutta la brigata Garibaldi, peraltro, se non sbaglio, già tempo fa indicata da Renzi da rottamare (altra promessa non mantenuta).

Sicuramente l’obolo avrà avuto il suo effetto ma non lo ritengo sufficiente a giustificare un salto così rilevante, tale da superare il 40%. È che la gente, finalmente stufa dell’inefficienza dei pachidermi della politica, ha voluto credere, e si è affidata a dei giovani, sperando se non nella loro esperienza, quanto meno sulla loro integrità morale. È stata una vera e propria puntata al buio sulla speranza. Un popolo che tra tanti difetti è riuscito, finalmente, a tirar fuori la volontà, il desiderio di ricominciare a sperare e di voler soprattutto indicare e affidare la speranza nelle mani di un simpatico guascone, probabilmente visto anche come l’approdo all’ultima spiaggia.

Le turbolenze di questa politica degli ultimi mesi è stata la causa della mia momentanea pausa nello scodellare un po’ dei miei pensieri, forse anche perché incapace di trovare il bandolo della matassa.

Oggi a onor del vero, la situazione non è che sia molto chiara, aldilà della ferma e ferrea determinazione di Renzi di portare in porto le riforme promesse, la confusione è ancora incombente, e quel che è peggio i dati economici andamentali continuano a volgere al peggio.

Capisco che in tre o in quattro mesi non si possa pretendere un’immediata inversione di tendenza, soprattutto in un contesto socioeconomico devastato come il nostro. Sono stato favorevolmente colpito quando Renzi ha posto la scuola, quale punto di partenza del suo programma, bellissimo. Solo che se lo approfondiamo ci troviamo un goffo materialismo, per certi versi improduttivo. Ok, facciamo degli investimenti per rimettere a nuovo gli edifici scolastici, ma se il sistema educativo e culturale resterà quello di prima, avremo solo delle belle aule tinteggiate, con infissi nuovi, efficienti sistemi di condizionamento dell’aria, però i nostri ragazzi continueranno a usufruire di un messaggio culturale e professionale ancora inadeguato alla realtà produttiva e sociale del paese.

Se affrontiamo la riforma elettorale in parte abbozzata e di cui penso siano in pochi ad averci capito molto, non mi sembra particolarmente diversa da quella attuale se non nel fatto che si dovrebbe non più votare per il senato in quando da abolire. Abolire l’elezione diretta dei suoi componenti, quindi se ne abolisce uno per poi sostituirlo con un altro con funzioni diverse, peraltro rappresentato da soggetti che già operano nell’ambito di istituzioni territoriali con rilevanti responsabilità e che pertanto ne verrebbero distratti.

Se poi diamo uno sguardo alla miserrima trovata dei rinnovi poliennali dei contratti di lavoro a termine, potenzialmente rinnovabili per ben 5 volte, e con ipotesi di ritrovarci soggetti in apprendistato a 50 anni, maturo la convinzione che si stia ancora una volta andando in ordine sparso, non avendo capito che il problema dei problemi non è il costo del lavoro, tra i più bassi al mondo (terzo mondo compreso) ma la capacità di far ripartire l’economia produttiva, oramai decotta, obsoleta, per quel che riguarda le grandi aziende e pertanto non più competitiva, cercando invece di favorire e incentivare settori quali le piccole e medie aziende, l’artigianato, il turismo e soprattutto quella che per noi dovrebbe rappresentare la regina del PIL, ovvero l’agricoltura.

Capisco che i danni prodotti dalla scelleratezza politica di questi ultimi vent’anni sono stati devastanti, peggiori di una guerra mondiale e che venirne fuori non è facile, però e di ciò mi meraviglio di Renzi, sin’ora non si è fatto cenno al problema dei problemi, la corruzione.

Non si può far ripartire il paese rimettendo o non rimuovendo coloro che nella pubblica amministrazione hanno creato danni e buchi enormi. Non si può non intervenire legislativamente nei confronti di tutti quei politici che entrati in politica con le pezze al sedere, oggi dispongono di patrimoni di decine e decine di milioni di euro. È solo attraverso il recupero di credibilità interna e internazionale che la nostra economia potrà aspirare ad una graduale crescita. Non metter mani seriamente su questa problematica è come voler avallare e per certi versi sentirsi complici del passato, di quel passato che Renzi, pochi mesi fa ci ha dato l’impressione di voler finalmente rottamare. 

Ecco, oggi in compenso il popolo italiano sta coltivando una speranza, tanto a quanto pare, sperare non costa niente, non solo, pare che sia tutt’ora non tassata

 

 

Foto: Flickr



1 réactions


  • (---.---.---.250) 12 giugno 2014 16:02

    Sig. Maritati,

    lei nega che una "vittoria con queste dimensioni sia stata ottenuta perché dietro a Renzi c’era tutto il partito". Io invece penso che questo c’entri, e che la sua spiegazione sugli scarsi risultati in precedenza non convinca. Brevemente: ritengo che l’apparato di partito serva a veicolare il messaggio deciso dai vertici. Messaggio scarso, scarso risultato. Messaggio piacevole, risultati piacevoli tanto più questo messaggio viene strombazzato. Il partito conta, eccome.

    Per quanto concerne la corruzione: il M5S già da mesi aveva depositato un pacchetto di norme, che è sempre stato fatto passare in cavalleria da PD+FI (e chi se no?). Poi gli scandali hanno obbligato il simpatico ma schifoso guascone a prendere posizione alla sua maniera solita (promesse). E pensare che già nel luglio 2013 erano state presentate in aula tre interrogazioni parlamentari, e richiesto a Letta di riferire in parlamento riguardo a certe sue vicende poco chiare. Naturalmente, le interrogazioni sono state ignorate e Letta non ha mai riferito alcunché. Adesso è accusato di aver beneficiato di 150.000 euro.

    A parole il PD si scaglia contro la corruzione, nomina commissari e paventa decreti. Nei fatti, rinvia sempre; le ultime notizie riportano che in aula è stato rinviato di nuovo il disegno di legge anti corruzione che era stato preparato in commissione e già in calendario per il parlamento: solo il M5S vota per il mantenimento del disegno nel calendario. Prima il governo annuncia un emendamento in commissione, allungando così i tempi; poi cambia idea e annuncia un proprio disegno di legge, buttando nel cesso il lavoro fatto in commissione, e i tempi si allungano ancora. Tutti i partiti hanno votato a favore di queste manfrinate; solo M5S contrario e SEL astenuto. Ma d’altra parte, basta aprire gli occhi: un partito pieno di indagati e condannati, che interesse può avere a varare regole anticorruzione serie? Io credo che non abbia interesse, e che anzi abbia interesse a mantenere la depenalizzazione del falso in bilancio in cambio dell’appoggio del berlusca sulle riforme antidemocratiche dell’assetto repubblicano. 

    Cordiali saluti,

    Gottardo


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