lunedì 20 dicembre 2021 - Yvan Rettore

Presidenza della Repubblica: un’istituzione da riformare

Nel nostro ordinamento, il Presidente della Repubblica è la massima autorità istituzionale e rappresenta quindi la nazione. Sono rari i casi in cui è stato anche espressione del popolo che la compone e forse l'unico degno di nota è stato Sandro Pertini, soprannominato il "Presidente Partigiano".

In particolare gli ultimi capi di Stato si sono segnalati per questo distacco notevole e crescente tra le istituzioni e la gente comune. Spesso e volentieri hanno posto come priorità i diktat dell'UE e soprattutto del suo mondo finanziario rispetto ai bisogni ed interessi effettivi del popolo italiano. La mia non vuole essere affatto un'accusa, ma una semplice constatazione.
 
La presidenza Mattarella non ha fatto eccezione in quella che si può ormai definire come una "consuetudine presidenziale" e la nomina di Draghi alla carica di Presidente del Consiglio di Mario Draghi ne costituisce una ulteriore conferma. La Costituzione come pure i trattati internazionali che vincolano il nostro Paese sul piano della difesa dei diritti umani, con particolare riferimento a quelli civili e sociali, sono stati lesi più volte in questi anni e non soltanto da quando è apparso il Covid.
 
Questo è un dato di fatto inoppugnabile che porta ad una riflessione circa la reale utilità di questa carica nel nostro ordinamento. Ormai essendo palese che non è più il garante assoluto della nostra Costituzione e vista la facoltà di poter nominare spesso e volentieri "tecnici" non eletti alla guida, appare chiaro che tale incarico svilisce l'essenza stessa della nostra democrazia fondata sulla centralità del Parlamento e l'autonomia della magistratura.
 
Oggi è evidente che è il governo a legiferare in modo determinante e il Parlamento soltanto in modo accessorio e che la magistratura rimane succube di correnti politiche che comportano rischi circa la genuinità del ruolo che deve garantire nel rispetto delle nostre leggi ed in particolare dei pilastri legislativi fondamentali del nostro Paese.
 
Per invertire questa pericolosa involuzione in atto ormai da diversi lustri, sarebbe utile ridurre ulteriormente la figura del capo dello Stato limitandone certi poteri, riforme che si potrebbero riassumere nei punti seguenti:
 
- elezione diretta da parte dei cittadini
- mandato di cinque anni
- limiti di età per essere eleggibile: minimo cinquant'anni, massimo ottant'anni
- non avere tessere di partito
- essere un costituzionalista autorevole
- avere una fedina penale immacolata
- la costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento non passerebbe più dal Presidente della Repubblica ma sarebbe esclusivamente di competenza di un Comitato Garante della Costituzione formato da cinque costituzionalisti estratti a sorte ogni sei mesi
- il Presidente del Consiglio dovrebbe essere un parlamentare eletto dai cittadini ed essere nominato dal capo dello Stato unicamente in quanto leader di una coalizione elettorale vincente e non di quelle improvvisate in Parlamento
- abolizione della facoltà di poter scegliere uno o più senatori a vita e di poterlo diventare a sua volta una volta scaduto il mandato.
 
Ritengo che queste riforme sarebbero fondamentali per riportare la democrazia al centro della vita politica di questo Paese.
 
Yvan Rettore


1 réactions


  • Enzo Salvà Enzo Salvà (---.---.---.13) 21 dicembre 2021 17:34

    Tutto si può cambiare, innovare e/o riformare a partire da dati certi e comprovati:

    sul sito Quirinale.it , trovo gli articoli della Costituzione e le prerogative del PdR vigenti.

    Non trovo “la possibilità di opporsi a trattati, leggi, diktat da qualsiasi parte provengano” che sono prerogative ESCLUSIVE del Parlamento.

    Non trovo nemmeno “essendo palese che non è più il garante assoluto della nostra Costituzione” che è prerogativa della Corte Costituzionale dopo che il Parlamento si è pronunciato. A tale scopo esiste anche la Commissione Affari Costituzionali presente in entrambi i rami del Parlamento.

    Sulla nomina del Presidente del Consiglio non parlamentare: scusi ma Lei pensa davvero che il PdR viva in una torre escluso dal mondo? Nel 2018, Conte, chi lo ha proposto se non i partiti che hanno composto la maggioranza Parlamentare? E chi lo ha riproposto poi? E chi ha accettato Draghi dopo l’evidente infruttuosa ricerca di costituire un Conte ter?

    A me sembra più plausibile che il PdR o qualche capo partito lo abbia proposto e, ben prima della chiamata, si fosse già formata una maggioranza Parlamentare. O no?

    Il legiferare del Governo: non esiste (lasci stare i DPCM per carità), il Governo ha facoltà di presentare Disegni di Legge, Decreti urgenti validità 60 gg. ed il tutto ancora una volta sottoposto al voto del Parlamento.

    Insomma, il massimo organo politico della Repubblica è il Parlamento.

    Dice che il Parlamento è un accessorio? Può essere, ma si è svilito da solo o NOI non abbiamo eletto le donne e gli uomini migliori. Del resto una libera associazione di cittadini chiamata partito e al suo interno la dirigenza, ha assunto un potere francamente poco edificante: scegliere i candidati anche senza tenere conto del volere dei suoi iscritti nei territori. Ne vogliamo parlare?

    Lei scrive poi: limitare i poteri del PdR ed eleggerlo a suffragio diretto: non le sembra un pochino stiracchiato? Ci pensa all’eletto che, forte del sostegno popolare, si presenta dicendo che non lo “fanno lavorare”? Che poi, diciamocelo, i popoli hanno spesso preso delle cantonate da paura e sarà anche peggio in futuro date le possibilità mediatiche.

    Presidente del Consiglio ……in quanto leader di una coalizione elettorale vincente: beh, negli ultimi anni non avremmo mai avuto un Governo, nemmeno l’ultimo Berlusconi e l’ultimo Prodi le cui maggioranze si sono sciolte come neve al sole. A occhio dal 2006! Che si fa?

    Forse sarebbe più utile parlare di cittadini elettori, di candidati al Parlamento e delle ipocrisie connesse, forse!

    Un Saluto

    Es.


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