venerdì 16 novembre 2018 - paolodegregorio

Prescrizione: cos’è e come funziona?

Vediamo di avere una idea del significato della prescrizione nel processo penale: “la prescrizione dei reati è una causa estintiva determinata dal decorso del tempo senza che la commissione del reato sia seguita da una sentenza di condanna inderogabile”.

 Per individuare i termini di prescrizione si fa riferimento alla durata massima della pena prevista dalla legge, senza attenuanti né aggravanti, e comunque un tempo non inferiore ai 6 anni per i delitti e a 4 anni per le contravvenzioni.

Questo regime genera la morte di 165.000 processi all’anno e con essa va in fumo anche il lavoro di migliaia di magistrati, di forze dell’ordine, e nega giustizia a chi ha subito danni criminali. La proposta del Movimento 5stelle di far decadere la norma della prescrizione dopo la condanna di primo grado è l’unica in grado di fermare l’estinzione di 165.000 processi all’anno.

Questa è la vera “bomba atomica” che scoppia ogni anno sul sistema giudiziario italiano. Ricordo che Berlusconi ha collezionato ben 8 processi finiti in prescrizione, dimostrando, senza dubbio alcuno, che chi ha i mezzi economici per strapagare gli avvocati riesce a veleggiare verso la prescrizione con tranquilla certezza di farla franca. Paolo De Gregorio



1 réactions


  • Persio Flacco (---.---.---.89) 18 novembre 2018 20:56

    Sono d’accordo. La riforma proposta, che ferma la prescrizione alla sentenza di primo grado, sembra preludere a quella che a mio parere sarebbe la vera riforma: la limitazione del ricorso in appello. Il processo dovrebbe prevedere un solo grado di giudizio: il primo, che è il più prossimo ai fatti, agli accertamenti, alle testimonianze, e che offre alla difesa ogni garanzia di tutela dell’imputato. Col diritto di ricorrere in appello senza motivazioni il lavoro svolto nel processo di primo grado va sostanzialmente sprecato e il tempo del giudizio raddoppia. Si triplica col ricorso in cassazione, così che tra il rinvio a giudizio e la condanna definitiva trascorre un intollerabile lasso di tempo che rende la giustizia ingiusta che troppo spesso garantisce l’impunità agli abbienti che possono pagarsi un buon collegio di difesa per 10-15 anni e una condanna certa ai non abbienti. Se al blocco della prescrizione alla sentenza di primo grado si aggiungesse l’obbligo di accettare la sentenza in appello, anche quando fosse peggiorativa, si sarebbe fatto un enorme passo avanti nell’opera di risanamento della Giustizia italiana. Il ricorso in appello è una garanzia per il condannato nel caso in cui il primo grado sia stato viziato da errori, inadempienze, parzialità, ma la sua fondatezza dovrebbe essere valutata da un giudice terzo. Così come il ricorso alla Cassazione.


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