sabato 22 luglio 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Polonia, il colpo di grazia all’indipendenza del potere giudiziario

Al Sejm, la Camera bassa del parlamento polacco, sono bastati due giorni per approvare le modifiche alla Legge sulla Corte suprema. Il Senato lo ha fatto altrettanto rapidamente e ora spetta al presidente della Repubblica.

A quel punto il ministro della Giustizia avrà tra le mani poteri enormi, tra cui far decadere i giudici della Corte suprema, nominarne i nuovi, avviare procedimenti disciplinari nei confronti di giudici “riottosi” e intervenire nel merito delle decisioni prese dalla Corte in occasione di procedimenti disciplinari precedenti.

Se entrerà in vigore, dopo quella sul Consiglio nazionale della magistratura e quella sui tribunali ordinari (i cui presidenti e vicepresidenti saranno nominati dal ministro della Giustizia, che dal 2016 è già procuratore generale), la nuova Legge sulla Corte suprema sancirà la fine dello stato di diritto e dell’indipendenza dei poteri in Polonia.

Di questo scenario si è resa conto anche la Commissione europea, che ha minacciato di applicare l’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea, che autorizza il Consiglio europeo ad ammonire uno stato membro laddove vi sia “un chiaro rischio di una grave violazione” del rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani.

Un’analisi più ampia dei cambiamenti introdotti dalle due leggi già entrate in vigore e da quella sulla Corte suprema, fortemente volute dal Partito diritto e giustizia della prima ministra Beata Szydło (nella foto), può essere letta qui.




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