Plutocrazia

I pericoli di questa plutocrazia mondiale
Penso che sia molto pericoloso, specie in un’era di capitalismo selvaggio e parecchio deregolato come l’attuale, che ci siano al mondo poche decine di uomini straricchi che possiedono patrimoni pari o superiori al Pil di uno Stato di media grandezza. E’ lo stesso potere economico e finanziario e, alla lunga, anche politico che ne è derivato a produrre e a perpetuare, in un tragico circolo vizioso, le condizioni di disparità e di ingiustizia sociale che tutti possiamo osservare impotenti, più tipiche dell’ancien régime che di un mondo realmente democratico. Il protrarsi, ormai da circa cinquant’anni, di questo iper-liberismo sregolato in economia, ha prodotto, infatti, un’oligarchia, o, meglio, una plutocrazia capace di influenzare le scelte politiche, economiche e finanziarie di gran parte dei governi mondiali, divenuti ormai solo fittiziamente democratici e sempre più, invece, autocratici. Scelte che sono state e continuano ad essere spudoratamente funzionali all’accrescimento continuo dell’immenso patrimonio posseduto da questa spietata élite, quasi sempre a scapito della stragrande maggioranza dei cittadini. Infatti, un rapporto divulgato dalla Ong inglese Oxfam, ci dice che l’1 % della popolazione mondiale, quindi circa ottocentomila Paperoni, possiede quasi la metà della ricchezza mondiale; quando invece 3,5 miliardi di persone sopravvivono sotto la soglia della povertà di 6,85 dollari al giorno.
Il pericolo maggiore di questa smisurata ed iniqua disparità patrimoniale risiede principalmente, da un lato nell’enorme potenziale realizzativo della volontà, del libero arbitrio e dell’ego di questi nuovi facoltosi che procedono imperterriti sulla via della plutocrazia, senza mai incontrare una qualche efficace e per loro preoccupante resistenza, penetrando e permeando il tessuto sociale come una lama affilata attraversa il burro; dall’altro lato, le suddette disuguaglianze e ingiustizie sociali sono perpetrate e perpetuate comodamente, nella quasi totale assenza di reazione da parte degli inermi e male informati cittadini del mondo. Quest’ultimi vengono, difatti, anestetizzati dai principali mass media del mondo, quasi tutti controllati da questo brutale establishment, e resi docili grazie al miraggio di una vita migliore propagandata ad arte attraverso la caterva di immagini ovunque stampate o proiettate con tutti i mezzi resi possibili dalla tecnologia e che mostrano bisogni e bellezze di ogni genere e perfezione e sontuosità irraggiungibili nella realtà, ma resi appetibili e soprattutto ingannevolmente possibili se si lavora sodo e ci si impegna e soprattutto ci si indebita attraverso il sistema bancario gestito dalla stessa élite che aveva creato desideri e tramutato una moltitudine di beni voluttuari in necessità.
Tutto ciò assicura ulteriori vantaggi alla suddetta cerchia di plutocrati: tenere molto occupate e nel contempo sfibrare le masse con troppo lavoro mal pagato e alle quali non resta tempo per dedicarlo alla loro crescita culturale e personale e nemmeno potranno mai maturare un’opinione corretta circa il mondo e la politica che comunque decide le sue sorti, vista la disinformazione in atto più o meno in tutto il mondo, né tantomeno saprà votare quei rari partiti e politici che farebbero solo i suoi interessi e non quelli dei plutocrati, come avviene ormai in moltissimi Stati. Le conseguenze del predetto sfruttamento dei lavoratori sono le mille preoccupazioni economiche e tutto lo stress che ne deriva, a cui bisogna aggiungere quello del troppo lavoro e dei problemi di salute che sovente si trasformano in dramma familiare per povertà di mezzi, dato che l’alternativa è: o attendere mesi, se non anni, per un esame diagnostico e/o una visita specialistica nel sistema sanitario nazionale; oppure affrontare costi, anche esosi, nella sanità privata dove le porte sono aperte per chi mostra le carte di credito e invece sbarrate per chi può esibire soltanto la tessera sanitaria.
Gli individui di questo nuovo ceto povero, che pur lavorando e possedendo piccoli beni vengono definiti “lavoratori poveri”, non sono più inquadrabili nelle categorie del passato. Praticamente non esiste più la piccola o grande borghesia e il ceto medio del passato è praticamente scomparso. Nemmeno il proletariato, nel senso proprio letterario, esiste più, giacché questi lavoratori, oltre alla prole ormai poco numerosa, intanto hanno un’automobile, anche se molto spesso è un catorcio di utilitaria di seconda o terza mano; e anche una piccola casa e magari un piccolo podere di terreno con annessa minuscola casetta per l’estate. Questi poverissimi beni però, specie se paragonati a quelli dei moderni ultra miliardari, vengono acquistati principalmente con il credito bancario, sempre che il richiedente risulti finanziariamente affidabile. Guai a non avere un contratto di lavoro o avercelo soltanto a tempo determinato; oppure guai ad avere la sventura di essere segnalati nella CRIF, cioè la famigerata “Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria”, se si saltano alcune rate! Pertanto questi beni saranno pienamente di proprietà dei suddetti lavoratori solo dopo avere sputato sangue e persoci anche il sonno nei due o tre decenni che gli serviranno per ripagare il mutuo e/o le rate dei vari piccoli o grandi prestiti accesi con le banche o le finanziarie per comprare un’auto o semplicemente un personal computer o un normale elettrodomestico, dato che difficilmente avranno la disponibilità di tutto il contante necessario per tali acquisti, e se c’è, quel misero contante servirà solo per la sopravvivenza della famiglia. Quindi tali beni a chi appartengono in realtà? Naturalmente alle banche e alle finanziarie che avevano anticipato il denaro, pronte a riprendersi tutti i beni se per vari motivi questi debitori risulteranno morosi.
Questi nuovi poveri quindi si renderanno prima o poi conto che le indotte e fittizie aspettative si sono infrante nello scontro con la cruda realtà e dunque subentrerà in loro la dolorosa consapevolezza che quelle indorate aspettative non si realizzeranno mai. Cosicché, disillusi e anche più vecchi e stanchi, costoro rimarranno inchiodati al loro destino di lavoratori poveri e non abbastanza istruiti per trovare gli strumenti idonei per affrancarsi dal tunnel senza uscita in cui si erano cacciati con le loro stesse mani fin dalla gioventù. L’élite dunque ha trionfato senza sforzi, dato che gran parte del “lavoro sporco” lo aveva svolto quell’affabulazione malefica e ingannevole d’una vita facile e bella. Nemmeno le piazze organizzate dalle varie sigle sindacali già da tempo non fanno più paura ai governi che subdolamente continuano a seguire proni tutte le direttive plutocratiche. Mai le armi del popolo (riunioni, scioperi, ribellioni e diritto al voto libero) sono risultate tanto spuntate come in questo decadente III millennio. Il potenziale realizzativo delle masse, infatti, è davvero misero oggi, evanescente, mentre quello dei nuovi Paperoni è immensamente più potente; per ciò si può affermare che sono loro i veri padroni del mondo! Questo spropositato potenziale realizzativo, cioè la capacità di trasformare un qualsiasi desiderio o intendimento in realtà, si ingigantisce in modo direttamente proporzionale ai svariati miliardi di dollari che questa nuova casta possiede. Grazie a questa sorta di libero arbitrio e di ego potenziati a dismisura, essi sono capaci di realizzare ogni loro desiderio, puro o corrotto che esso sia, praticamente subito dopo averlo sentito, voluto o pensato. È il loro stesso sconfinato potenziale realizzativo di quasi ogni cosa a renderli degli uomini straordinariamente potenti e pericolosi, poiché ogni freno morale, sociale o giuridico sarà sempre insufficiente per moderare la volontà di potenza realizzativa di questi moderni signorotti. Ed essendo soltanto uomini, non certo essenze divine, essi, seppur involontariamente, saranno potenzialmente fallibili, ingiusti e non sempre umani nelle loro decisioni e azioni, al contrario delle divinità appunto, che invece, per definizione, sono infallibili, giuste e incorruttibili.
In questo senso presumo che il libero arbitrio siffattamente potenziato degli odierni Creso è estremamente pericoloso, indipendentemente dai loro buoni e possibilmente anche sinceri propositi, specie in un’era materialista e priva di valori e di scrupoli morali come l’attuale, giacché i loro impulsi, la loro stessa sfera emotiva e soprattutto le loro azioni da quest’ultima ispirate, non sono contenibili, né dalle leggi terrene né tantomeno da quelle divine. Siffatto libero arbitrio potenziato dal denaro, innaturalmente gonfiato e reso pure tronfio dall’ego umano, è paragonabile ai superpoteri degli eroi immaginati nei fumetti o nei film. I superpoteri affidati ai supereroi cinematografici vengono usati per combattere il male; quando invece vengono consegnati agli antieroi, essi si trasformano in una grande iattura collettiva, perché questi superpoteri verranno usati solo per fare del male alla società.
A noi comuni mortali, purtroppo, non è dato sapere con certezza chi tra gli odierni Creso è eroe e chi non lo è; né tantomeno possiamo conoscere la qualità e la quantità della loro spiritualità, ammesso che la coltivino! Magari potremmo riparlarne quando, e, se essi, sapranno trasformarsi in tanti Buddha. Fino ad allora è meglio non fidarsi di chi, donna o uomo, giovane o vecchio, diventa smisuratamente e incontrollabilmente potente. Altrimenti le nostre tanto vagheggiate democrazie, conquistate con il sangue dei nostri avi, lentamente scompariranno in favore delle cosiddette oligarchie autocratiche o delle democrature, neologismo sincratico ossimorico quest’ultimo per definire un regime politico autoritario ma con apparenza di democrazia.
Angelo Lo Verme