giovedì 7 novembre 2019 - Phastidio

Plastic tax: sorprendente dichiarazione del Ministro dell’Ambiente

Ieri, scorrendo la rassegna stampa con la mia solita tazza di antiemetico, ho scoperto una sorprendente dichiarazione del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Una presa di posizione incredibilmente assennata ed equilibrata. Se solo fosse venuta da una persona che nella vita non fa il ministro di un governo in preda ad incoercibili spasmi di stupidità.

Intervistato dal Corriere, Costa se ne esce con una clamorosa considerazione, di quelle che avrei fatto anch’io:

La plastic tax dovrebbe essere trasformata da tassa di gettito in tassa di scopo. […] I soldi che si incassano con questa imposta devono essere utilizzati per rafforzare il credito d’imposta o per altri incentivi a favore delle aziende che si convertono alla plastica riciclabile o compostabile. Per farlo credo che la cosa migliore sia istituire un tavolo al quale far sedere il ministero dell’Economia, quello dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente, oltre ai rappresentanti dei produttori.

Caro ministro, la abbraccio commosso: non avrei saputo dirlo meglio. Questo avremmo voluto vedere, un circolo virtuoso. Un vero peccato che, invece, l’esecutivo abbia deciso che questa imposta servirà a fare cassa. Oppure, tardivamente, i nostri eroi cialtroni prenderanno questa strada e dovranno necessariamente ricostituire il gettito, con ulteriori tributi assai meno pop di quelli “pigouviani”, termine che ormai in questo dottissimo paese di piccoli e grandi fan è entrato nell’uso comune.

Avrei solo una domanda, per il ministro generale Costa: quando si è deciso quel tipo di imposizione (per cassa e non di scopo), lei dov’era? Ha provato ad esprimere contrarietà? Se sì, che le hanno risposto? Per caso è stato sviato con data ed orario dell’adunanza ministeriale modificati, e non ha trovato nessuno? La prego, ci risponda, vorremmo capire.

Chi ha messo questa plastic tax sperava di poter far passare un aumento di tassazione secco e rigido, confidando sulle legittime preoccupazioni del popolo stressato. “Ho dei figli, mi preoccupo, che pianeta sto lasciando loro?” Tutto molto nobile ma su questi temi servirebbe guardare anche quello che accade fuori dai patri confini e quello che da essi entra.

In che senso? Prendete quest’altro dettaglio: nella prima formulazione del provvedimento, l’imposta doveva gravare solo sulle imprese con sede legale in Italia. In pratica, un auto-dazio, destinato a danneggiare i produttori italiani degli imballaggi. Potremo mai essere così stupidi, in questo paese di idioti?

La riscrittura, forse, vedrà la distribuzione commerciale nel ruolo di gabelliere, per limitare i danni. La Gdo, in particolare, potrà sfruttare il proprio potere di buyer per spremere i grossisti, che assorbiranno parte dell’imposta, mentre il resto sarà a carico dei consumatori.

Resta il punto: una tassa di questo tipo può nascere per indurre il cambiamento, e in quel caso non serve a fare gettito, come correttamente indicato da Costa; oppure per fare cassa, come invece previsto e studiato dal governo. Dopo di che, potete strapparvi le vesti per il futuro dei vostri figli, ma è probabile che i medesimi dovranno cercarsi un lavoro fuori dai patri confini. E questa non è una difesa d’ufficio della plastica, naturalmente.

Peraltro, siamo in fiduciosa attesa che l’esecutivo renda pubblico lo studio di fattibilità della plastic tax, per capirne gli impatti sull’economia reale. Attenti: studio di fattibilità non sono i numeretti del Mef e della RGS con le stime di gettito. No, quello è altra cosa, non confondetevi. Ma quello studio, esiste? Ah, saperlo.

Discorso identico per la tassazione delle auto aziendali usate come fringe benefit. Se volete farlo per cassa, fate come nella prima formulazione del governo. Se volete farlo per l’ambiente, oltre che per equità, pensate ad una diversificazione dell’aggravio per modello e motorizzazione di vettura e reddito dei destinatari. Per tutto il resto, ci sono i cretini di sinistra (cit. Leonardo Sciascia), la loro invidia sociale e il tentativo di demolire la produzione nazionale di auto, senza dar tempo al produttore di mettersi al passo coi tempi.

Tutto ci può stare, per carità. Poi, però, non frignate sulla deindustrializzazione per manifesta stupidità. All’occorrenza, possiamo sempre ordinare a FS di comprare qualcosa ed unirsi ad Atlantia, sotto pena di revocare le concessioni a quest’ultima. Un evidente piano di mercato, cari i miei clown falliti male.

Torno brevemente al ministro Costa ed alla sua epifania verde. Se usassimo il gettito della plastic tax per la riconversione del settore degli imballaggi, con cosa faremmo cassa?

Vedo che tra i parlamentari già ci sono diverse proposte per spostare m avanti la partenza di alcune misure previste dalla stessa manovra. Basterebbe quello.

Ah! In pratica, come dire: “rinviamo il leggendario taglio del cuneo fiscale”, o no? Ma non lo aveva detto anche qualcun altro? E comunque parliamo di una pezza contabile, che sul 2021 andrebbe reinventata. Le grandi riforme coi fichi secchi, the Italian Way. Anche qui, veniamoci incontro, per il bene del paese: spostiamo in avanti alcune misure ed anticipiamo gli acconti Irpef ed Ires dei prossimi cinque anni. Che dite, affare fatto?

E ora, potete tornare al chioschetto a discutere di tasse pigouviane, Green New Deal e del futuro dei vostri figli. Che verosimilmente sarà quello di camerieri in un parco tematico a Taranto. Anzi, per essere precisi: in un parco minerale tematico.

Foto: Pixabay


Aggiornamento del 6 novembre – Piccole lezioni per tutti gli scienziati delle finanze che hanno studiato sui social network:



1 réactions


  • Enzo Salvà Enzo Salvà (---.---.---.64) 7 novembre 2019 15:56

    Art.79 DDL 1586 (Senato della Repubblica) , recita

    (Imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego e incentivi per le aziende produttrici manufatti in plastica biodegradabile e compostabile),

    4. Obbligato al pagamento dell’imposta di cui al comma l è: per i MACSI realizzati nel territorio nazionale, il fabbricante; per i MACSI provenienti da altri Paesi dell’Unione europea, il soggetto che acquista i MACSI nell’esercizio dell’attività economica ovvero il cedente qualora i MACSI siano acquistati da un consumatore privato; per i MACSI provenienti da Paesi terzi, l’importatore.

    Però sarebbe il caso di fermarsi a leggere tutto altrimenti moriremo di propaganda e strumentalizzazioni. (poi ognuno la pensa come gli pare, ma almeno lo fa da informato)

    Del resto molti paesi dell’Unione già la applicano.

    In ogni caso, come peraltro scrive Lei stesso, un soggetto terzo, "ce lo chiede l’Europa" nella fattispecie la Commissione Europea, ha previsto una tassa di € 0,80 già nel 2018, proposta che giace sul tavolo del Consiglio Europeo.

    Se ne è occupato anche il Parlamento Europeo 

    Un Saluto

    Es.

     


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