Perseverare (a dire sciocchezze) è renziano
Ieri, partecipando a Milano ad un comizio elettorale del Pd, il premier Matteo Renzi è apparso in una condizione simile alla trance agonistica, probabilmente per rispondere all’autoproduzione di sostanze psicotrope da parte di Beppe Grillo, e si è esibito in alcuni dei suoi ormai caratteristici sfondoni. Ad esempio:
Sono favorevole ad abbassare le tasse alle famiglie che vanno avanti a 1.500 euro al mese, agli imprenditori che creano posti di lavoro…Se proprio devo togliere qualcosa allora dico le rendite finanziarie”
Che detta così, in caso non stesse parlando del recente passato, sembra suggerire che Renzi abbia trovato la macchina del moto perpetuo per stampare promesse elettorali a nastro. C’è da abbassare la tassazione sul lavoro? Tassare le “rendite finanziarie”! Aiutare i pensionati? “Rendite finanziarie!” Rilanciare il welfare? “Rendite finanziarie!” Aiutare le vecchiette ad attraversare la strada e far scendere i gatti rimasti bloccati sugli alberi? “Rendite finanziarie!” Di questo passo potremo arrivare ad ipotizzare un prelievo complessivo dell’ordine del 100% sui redditi di capitale, ed avremo risolto il problema. Da Pol Pot a polpett. Ah, e comunque non dimenticate che le cedole sui titoli di stato non sono rendite finanziarie, lo ha detto anche un economistone (equivalente della figura del professorone) come Pier Carlo Padoan, quindi tutto bene.
Proseguendo sulla strada del suo Grande Ridisegno Fiscale, ed in attesa del famoso trenino che da tempo abbiamo chiesto ad un neghittoso Babbo Natale, Renzi ha aggiunto anche:
«L’Irap va abbassata al 10%»
Che non è chiarissimo cosa significhi, visto che oggi l’aliquota Irap è poco sotto il 4%, con alcune eccezioni settoriali che vedremo a breve. Ma forse Renzi intendeva dire che il 10% sarà la misura del taglio dell’Irap, previsto andare a regime (forse, dicono) dal prossimo anno. Del resto, non si può pretendere la precisione da uno che è andato in parlamento a dichiarare che avrebbe “tagliato il cuneo fiscale a doppia cifra“, salvo non tagliare alcun cuneo (visto il tipo di manovra adottata) e poi precisare che quello era l’importo tagliato e non la percentuale. Quindi forse la frase corretta era “L’Irap va abbassata del 10%” Altra considerazione very pop di Renzi è questa:
«Sono anche favorevole al fatto che le banche siano tassate al 26%»
Qui immaginiamo che l’aliquota sia riferita all’imposta sostitutiva sulle plusvalenze sulla quota Bankitalia. Anche perché, ma forse Renzi non lo sa, le banche sul 2013 pagano una maxi-addizionale Ires dell’8,5%, in aggiunta all’aliquota ordinaria del 27,5%, ed a novembre hanno dovuto versare pure un mega-acconto del 130%, in pratica un prestito forzoso a tasso zero allo stato, che (sia detto per inciso) produrrà nel 2014 un buco di entità pari alla maggiorazione, e che in qualche modo andrà chiuso. Ah, senza contare che oggi, prima cioè del taglio previsto da Renzi, le banche pagano un’Irap del 4,65% contro l’aliquota ordinaria del 3,9%. Ma sono dettagli. Quindi, giusto prendersela con le banche, spesso guidate da personaggi che non vorreste toccare manco con un palo lungo tre metri, ma occhio che questo approccio very pop è ad alto rischio di trasformarsi in un boomerang, e costare ancora più caro ad imprese e famiglie.
Tanto che ci frega, sentiamo già Renzi commentare: tanto noi alziamo la tassazione delle rendite finanziarie! E poi voi pagherete le tasse con un sms. Ma anche con Whatsapp, mi (anzi, vi) voglio rovinare! Venghino!
Foto: Palazzo Chigi/Flickr