mercoledì 20 gennaio 2021 - Rosamaria Fumarola

Perché rubare serve all’economia

Che cosa straordinaria l'essere umano! È stato in grado di passare dalla democrazia di Pericle alla servitù della gleba, dalla rivoluzione francese alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, passando per Napoleone Bonaparte! E come non citare la grandezza di Roma che ancora oggi ci lascia stupefatti ed ammirati?

In effetti la storia, raccontata così, ci parla di straordinarie conquiste di cui l’uomo è stato ed è capace, in grado di migliorare la sua esistenza e di raggiungere obiettivi prima inimmaginabili, di cui spesso non ci rendiamo conto fino in fondo. Tuttavia la storia ha dinamiche complesse e contraddittorie, spesso insondabili, come l'animo umano. Quando ad esempio alle scuole elementari si studiava la deportazione, negli anni della colonizzazione europea, dei neri africani dalle loro terre d'origine, i miei compagni ed io esultavamo per la presa di coscienza che gli occidentali erano stati in grado di fare, ammettendo i propri errori ed indicando nuovi sentieri da percorrere dentro le recinzioni garantite dai diritti riconosciuti a tutti gli esseri umani.

Il racconto del cammino dell’uomo, che all'epoca veniva fatto sui sussidiari scolastici, si avvaleva di una imprescindibile componente retorica, che ometteva una narrazione a più dimensioni, sacrificando quella economica, più spinosa perché spesso in conflitto con la morale di facciata del mondo occidentale di allora. E così, pur non omettendo che nell'antica Roma esistessero gli schiavi, non si spiegava che i risultati raggiunti da quella civiltà erano in larga misura dovuti allo loro sfruttamento economico, perché l'economia romana è stata indiscutibilmente un'economia schiavista, con tutto ciò che questo comporta, in particolar modo un vantaggio economico per chi lo schiavismo lo esercita, poiché non paga la forza lavoro di cui si serve. Con ciò non intendo affermare che l’ uomo e la sua storia siano esclusivamente un prodotto dell'economia, tutt'altro. Considerare però le nostre scelte, quelle di sopravvivenza quotidiana e quelle politiche, scevre dalla necessità di “far quadrare i conti” e di rapportarci con le ragioni della necessità senza rimanerne schiacciati è un'ingenuità che nessuno può permettersi, se intende offrire una lettura credibile, ad esempio di un maggiore sviluppo di talune parti del pianeta rispetto ad altre.

È notizia dello scorso anno che la Francia abbia ammesso i danni sanitari causati alla popolazione, dai test nucleari effettuati in Polinesia tra il 1966 ed il 1996. Nel 2018, l'ex presidente dell'arcipelago Oscar Temaru, aveva depositato una denuncia contro la Francia, accusandola appunto di colonialismo nucleare, poiché aveva fatto esplodere ben 181 ordigni nella terra polinesiana, alcuni dei quali con una potenza sessanta volte superiore alla bomba lanciata dagli americani nel 1945 su Hiroshima.

La Francia, il paese della Rivoluzione, per molti ancora oggi faro di libertà garantite più che altrove, dal 1966 al 1996 ha negato la libertà ed i diritti altrui in nome di un interesse proprio, quello alla sperimentazione nucleare, finalizzata al mantenimento di una supremazia detenuta all'epoca a livello mondiale. La Francia si è preoccupata di tutelare un proprio interesse economico che non avrebbe potuto perseguire se, ai polinesiani avesse concretamente riconosciuto i medesimi diritti riconosciuti e garantiti ai propri cittadini. I polinesiani hanno dunque pagato un prezzo che ai francesi non poteva essere chiesto: quello di rinunciare alla propria salute.

Ciò che andrebbe più spesso ricordato è che un arricchimento o il suo mantenimento, di un individuo o di un intero paese, avviene quasi sempre a spese altrui, perché su questo pianeta le risorse non sono, né saranno mai illimitate.

Ecco dunque perché studiare la matematica è importante, in particolare sotto forma di semplici quesiti aritmetici del tipo: se ho 10 pani e ne do 5 a Paolo e 5 a Gianni, ma quest'ultimo ne ruba 4 a Paolo, per quanti giorni Paolo rimarrà digiuno, prima di uccidere Gianni e riprendersi tutti i pani che gli aveva sottratto?

Trovo che il suddetto esercizio possa essere pedagogicamente più efficace della conta dei fagioli in diretta a cui, la televisione italiana, per tramite di Raffaella Carrà, ci abituati qualche decina di anni orsono.



1 réactions


  • Truman Burbank Truman Burbank (---.---.---.146) 20 gennaio 2021 23:05

    Suggestivo l’esempio pedagogico.

    Per risolverlo bisognerebbe sapere quanto pane consuma Paolo e quanto è permaloso.

    Comunque ho il sospetto che il metodo italico non sia di vendicarsi, ma piuttosto rubare a una terza persona.


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