lunedì 30 settembre 2013 - paolo

Pdl: quando la barca affonda i topi ballano

Le dimissioni in massa ordinate dal pregiudicato di Arcore aprono scenari politici inediti non solo per la governabilità del Paese ma anche per le sorti del suo "partito" personale.

Dopo aver ordinato per via telefonica al "protosegretario" del Pdl Angelino Alfano (tramite l'avvocato Ghedini) le dimissioni del partito, ha dormito per dieci ore consecutive. Al risveglio è sempre lui che lo dice, si è sentito fresco come una rosa e pronto a riprendere la battaglia, sicuro di vincere le prossime elezioni.

Dopo la prodezza, per festeggiare il suo 77esimo compleanno, si è collegato telefonicamente con la manifestazione di Forza Italia a Napoli dove a spegnere le candeline della grande torta per gli auguri di rito ci hanno pensato due fedelissimi azzurri: Mara Carfagna e Nitto Palma .

Che dire, beato lui che pur nel peggior momento della sua vita trova la forza che scaturisce dal suo inesauribile ottimismo. Ricordate quando agli italiani, alle prese con una crisi che già mordeva feroce, suggeriva di spendere i soldi (quali?) e di andare in vacanza che tutto "andava ben madama la marchesa"?

Poi quando alla fine del 2011 si scoperchiò il disastro economico finanziario che ci aveva regalato il suo splendente ministro delle finanze, Giulio Tremonti, se la cavò dicendo che l'aveva fatto per infondere ottimismo al popolo depresso.

Se non siamo ai cornetti di Maria Antonietta (S'ils n'ont plus de pain,qu'ils mangent de la brioche) in risposta al popolo affamato, poco ci manca. La regina di Francia Maria Antonietta d'Asburgo Lorena, sposa di re Luigi XVI, finì i suoi giorni sul patibolo. Raccontano che salì rapidamente i gradini avvolta in una tunica bianca, chiese scusa al boia per avergli involontariamente pestato un piede - "Pardon Monsieur" - il boia però rimase impassibile e sollevò la sua testa mozzata, con il popolo che gridava "Viva la Repubblica".

Una fine dignitosa che una donna, forse solo vittima dell'arroganza della sua condizione, ha saputo riscattare con onore.

L'analogia con Silvio tuttavia finisce ai cornetti, tutto il resto è tristemente, malinconicamente, diverso. Lui non andrà al patibolo, ma più probabilmente agli arresti domiciliari, probabilmente a palazzo Grazioli a Roma, visto che a Villa San Martino ad Arcore o a villa Certosa in Sardegna sarebbe più problematico controllarne un possibile tentativo di fuga.

Ciò non di meno è riuscito a celebrare la sua uscita dalle istituzioni di questo paese nel modo peggiore e più disonorevole che si potesse. Si è inventato, come spesso gli è capitato, di sana pianta una scusa: ovvero che il PD volesse aumentare di un punto l'IVA , terribile minaccia che toglie il sonno alle famiglie italiane, e che volesse reintrodurre l'odiata IMU, peraltro due impegni che lui stesso aveva assunto nel 2011 con l'Europa.

Ha proclamato con fierezza che non poteva più stare assieme alla "sinistra" delle tasse e dei magistrati , quindi stop ad Enrico Letta. Et voilà, rien ne va plus...

Confezionata la balla ha dato ordine alla sua corte dei miracoli di propagandarla, nella ferrea convinzione che anche una balla, se ripetuta mille volte, poi diventa una verità. Ma questa volta rischia di fare cilecca, forse adesso il popolo bue è meno disposto a credergli, forse ha capito che la sua è la misera vendetta contro chi pensava di avere "comprato" con il governo di Larghe Intese.

Evidentemente riteneva di potere "allargare le intese" a dismisura, magari come ai bei tempi quando il PD era nelle mani dei D'Alema o dei Violante, mentre oggi i perfidi Orfini, Stumpo, Zanda, Cuperlo ecc... e perfino il suo mancato delfino Matteo Renzi, parlano con una voce sola, a unisono come direbbe Verdone, e lo vogliono consegnato alla giustizia, "fora dai ball" come direbbe il suo amicone e compagno di merende Umberto Bossi.

Intanto siccome appare chiarissimo che la barca affonda, i topi cominciano a squagliarsela, naturalmente con motivazioni piene di spunti improntati ad un travaglio interiore dettato dalla propria coscienza.

La verità è che non hanno digerito il modo dittatoriale con il quale il grande capo ha liquidato il governo Letta, e perché cominciano a sentire puzza di bruciato, Il "saggio" Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Nunzia Di Girolamo, il fido Fabrizio Cicchitto e perfino Angelino Alfano, prendono le distanze da questa "deriva estremistica". Chi in maniera più esplicita come Quagliariello e Lorenzin, che dichiarano la loro indisponibilità ad entrare in Forza Italia, chi con toni meno perentori ma ugualmente chiari, tutti segnali che fanno presagire una fine burrascosa del Pdl ed un inizio "castrato" di Forza Italia che potrebbe diventare "l'Alba dorata italiana", magari saldandosi con i xenofobi verdognoli al Nord e trovando preziose e tradizionali intese con le pulsioni del Sud.

Curiosamente sia Silvio Berlusconi che Guglielmo Epifani, segretario pro tempore del PD, hanno pronunciato le stesse parole sulla fine del Governo Letta nel definirsi indisponibili a "nuovi futuri governicchi”. Berlusconi ci ha aggiunto la ciliegina "con i traditori che il paese non merita", riferito ovviamente al PD, reo di avere mantenuto ostinatamente una posizione legalitaria e di non averlo salvato. Sono cose che uno come Silvio non può perdonare, non rientrano nella sua dimensione sparagnina di "una mano lava l'altra" ed entrambe nascondono il fetore di inciucesca memoria.

Mentre si consuma questa ridicola pantomima provocata dal tramonto inglorioso del pregiudicato di Arcore, arrivano le parole di Enrico Letta che chiede un chiarimento definitivo alle Camere nella giornata di mercoledì, dichiarandosi nel contempo non disponibile a fare il "re travicello" della situazione.

Per la serie non facciamoci mancare niente, Beppe Grillo da Paderno Dugnano strilla le sue solite ricette, ci aggiunge l'auspicio che Napolitano segua lo psiconano ai domiciliari, e infine dichiara solennemente che se quei (sottinteso beoti) di italiani "non smetteranno di votare questi partiti e non si decideranno a rifare questo paese con un governo monocolore dei Cinquestelle... io non mi sento più italiano me ne vado (dove?) e sciolgo il Movimento".

Insomma il comico genovese è impaziente e vuole le elezioni subito con il Porcellum , si proprio quello che ha sempre demonizzato come uno dei vizi capitali della malapolitica nostrana. Teme che la nuova eventuale riforma elettorale, che lui definisce un “superporcellum”, sarebbe confezionata proprio per fregarlo. La verità è che comincia a capire che senza il superpremio che regala il porcellum, le sue possibilità sono esattamente pari a zero.

Perché gli italiani saranno anche beoti, ma il giochetto di Beppe di costringere Pd e PDL a convolare a nozze litigiose, lo hanno scoperto da tempo e hanno pure le palle piene di vedere una massa di parlamentari stipendiati lautamente, sedere sugli scranni a scimiottare la Lega prima maniera o a proporsi come i dimostranti NoTAV di Chiomonte.

Comincino ad assumersi le proprie responsabilità di fronte al popolo italiano, altrimenti è meglio che tornino a giostrare sul web, visto che è da lì che sono stati eletti. "La Democrazia Liquida”, ma per favore!

 



3 réactions


  • (---.---.---.24) 30 settembre 2013 17:43

    Oscuro il titolo (che hai messo tu e non la redazione) del tuo condivisibile articolo (meno il Renzi delfino mancato di Berlusconi) - Pdl : quando la nave affonda i topi ballano.

    innanzitutto il detto è "quando la nave affonda i topi scappano" e " i topi ballano quando il gatto non c’è"

    e poi chi sarebbero i topi che ballano quando la nave Pdl affonda??


    • paolo (---.---.---.49) 30 settembre 2013 22:34

      In effetti il mio titolo originale era " ............ i topi scappano " ,non capisco perchè la redazione me lo ha cambiato .
      Spesso ho notato che i titoli dei miei articoli vengono modificati .Devo ammettere che molto spesso a ragion veduta .Questa volta no , perché altera il significato complessivo .
      grazie -ciao


  • (---.---.---.8) 30 settembre 2013 19:58

    Antefatto >

    L’on.Alfano, come altri 4 Ministri, nel rassegnare le dimissioni manifesta alcune perplessità sul prevalere di posizioni estremiste all’interno del partito. Il direttore Sallusti, su Il Giornale, arriva ad accostare tali esternazioni alla “spaccatura” voluta a suo tempo da Fini.
    L’on.Alfano reagisce ed avverte Sallusti che il cosiddetto “metodo Boffo”, da lui usato contro Fini, questa volta non sortirà alcun effetto. Non fa mancare la sua replica Sallusti che precisa di essere “allibito” avendo “già pagato” con la detenzione “squallide minacce” alla libertà di espressione.

    Da notare.
    Sallusti fu condannato a 14 mesi di arresti domiciliari colpevole di aver pervicacemente avvalorato la diffamazione di un magistrato nell’esercizio delle sue funzioni. E’ risaputo che subito il Presidente Napolitano ha commutato la pena in una multa da 15mila euro.
    Resta incomprensibile il riferimento alla detenzione ed alle “squallide minacce” subite.

    Per converso Napolitano farà bene a ricordare questo come un “antefatto” ove, in futuro, pensasse di adottare atti di clemenza in favore di soggetti che con malcelata protervia continuano a professarsi “vittima” di ingiustificata persecuzione giudiziaria.
    Non è stata mai scritta l’ultima pagina di un Dossier Arroganza


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