Questo report nasce da una lettera di una signora pubblicata in “primo piano” sulla stampa del locale quotidiano del “Messaggro Veneto”.
Lettera
IN PRIMO PIANO
Un’idea con il fotovoltaico per le autostrade
È Cari sindaci dei Comuni friulani il cui territorio è attraversato dalle autostrade A4 e A23 vogliate leggere sul Messaggero Veneto la lettera che ho inviato alle due Regioni, alle quattro Province, alle Autovie venete, all’Enel. In essa non ho detto il mio dolore per la diffìcile “ripresa”, ma è proprio questo che mi ha spinto a scriverla. Ho soltanto esposto un’idea da verificare e perfezionare se sembrasse buona come appare a me.
A destra e a sinistra di tutte le autostrade, tra la carreggiata e la rete di recinzione, esistono lunghe strisce di terreno-cuscinetto. Uno spazio apparentemente inutilizzato, ma forse attrezzabile per posizionare i moduli del fotovoltaico. Opportunamente inclinati per evitare riflessi, essi raccoglierebbero la più ampia luminosità. Uno spazio che, se sfruttato tutto, produrrebbe energia elettrica in modo industriale.
Non ci sono vincoli paesaggistici dove già si è circondati da cemento, asfalto, presidi metallici, e dove gli ancoraggi avrebbero altezze insignificanti. I lavori di installazione, per come si presenta il sito, per la facilità di accesso e che tale rimane sempre, per la possibilità di usare gli elementi di vetro e silicio anche come barriere antirumore, potrebbero essere immediatamente eseguibili.
Non più furti: sorveglianza gratis tutte le ventiquattr’ore.
Mi sembra credibile che avviare una centrale nucleare costi trecento volte tanto, ma sarebbe il meno! Si pensi soltanto all’espropriazione dei terreni che con le autostrade è già avvenuta. Oggi, con una seconda alta giustificazione, si potrebbe consolare chi soffre ancora. Autovie venete, non vi arride l’idea di incassare l’affitto? E l’Enel, che implora i privati di produrre anche pochi kilowattora con i loro miserelli 4 metri quadrati di tetto, cosa sta aspettando? Non vorrebbe la vera centrale elettrica diffusa? Chi ricorda le sospensioni della fornitura, chi sente la dipendenza dagli altri come un’umiliazione, parli, faccia. Non servono bandi: lavoro ce n’è per tutte le microimprese del settore. Coopereranno. Non ho niente da aggiungere, adesso. Aspetterò
Giuliana Banco
Faedis
Ricevo e do conto della rettifica chiesta dal segretario C.I.R.N. al quotidiano “Messaggero Veneto” di cui al precedente commento
http://www.archivionucleare.com/index.php/2005/09/23/carlo-rubbia-solare-nucleare/#comment-32918
Faccio presente a Codesta Spettabile Redazione che la lettera della lettrice Giuliana Banco, pubblicata lo scorso 23 marzo, è frutto di personali convinzioni non rispondenti al vero.
Vi chiedo pertanto, nello spirito e nella lettera della norma della “Carte dei Doveri del Giornalista”, di volere pubblicare l’allegata precisazione/rettifica, che Vi invio a nome del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn).
Giorgio Prinzi
06.7049.6222 e 339.12.67.704
Spettabile Redazione,
oggi più che mai la stampa, con il suo potere suasivo e di orientamento dell’opinione pubblica, si assume grandi responsabilità, nel bene come nel male, tale magari solo come “effetto collaterale” delle migliori intenzioni e predisposizioni.
Nello specifico faccio riferimento alla lettera della lettrice Giuliana Banco, che ritengo del tutto incompetente in materia alla stregua del redattore che l’ha editata, pubblicata nell’edizione del 23 marzo 2011.
Primo dato di fantasia. Il costo del fotovoltaico per unità di potenza installata è notevolmente superiore a quello del nucleare. L’affermazione che il nucleare costi trecento volte il fotovoltaico è una affermazione fideistica talebana non corrispondente al vero. Nel fotovoltaico non vengono inoltre portati in conto, quindi ammortizzati, gli elevatissimo costi di smantellamento, anzi di essi neppure se ne parla. L’opinione pubblica li ignora.
La Signora Banco ha molta fantasia anche in merito alle soluzioni tecniche proposte, a cominciare dall’orientamento dei pannelli da cui dipende la lo resa, comunque scarsa già con orientamento ottimale, figuriamoci con orientamento “antiriflesso”. Il tipo di installazione proposto, lineare di elevata lunghezza, è funzionale ad esaltare le perdite che sono appunto funzione lineare del conduttore, il cavo. Non chiedo ne alla lettrice ne al redattore di precisare l’allocazione degli inverter, il voltaggio di allacciamento, le soluzioni adottate per l’armonizzazione alla rete, che vede questi erogatori come elementi di perturbazione a cui è possibile ovviare solo con potenza convenzionale (da centrali a combustibile) pronta notevolmente superiore, o con il distacco dei medesimi, quando la perturbazione eccede la capacità della rete di ammortizzarla.
Grandi interessi speculano sull’argomento grazie all’incompetenza generalizzata, a cominciare da quella del normatore europeo a cui si deve rispondere con un assurdo “credere, obbedire, installare”, comunque meno oneroso sotto diversi approcci con piccoli impianti allacciati alla rete a bassa tensione, che con grandi impianti. Ecco perché, dopo la omologa negativa esperienza dell’eolico, si cerca di disincentivare i grandi impianti e accettare come male minori quelli di piccola taglia.
ingegnere Giorgio Prinzi
Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare