lunedì 7 novembre 2022 - Marco Barone

Parlare nelle scuole dello stragismo neofascista durante la strategia della tensione

La storia è un qualcosa di importante, senza memoria storica non c'è futuro, ed il presente vacilla nel nulla. 

Eppure in Italia è difficile fare i conti con la storia, e soprattutto raccontarla a dovere. Vuoi per ragioni ideologiche, vuoi perchè alcuni fatti sono stati talmente imbarazzanti per il nostro Stato, perchè lo hanno visto nel male, protagonista, che si è preferito non parlare, dimenticare. Nella scuola di oggi si fatica a studiare la storia del '900, quella del ventennio fascista viene appena sfiorata, non si forniscono agli studenti gli elementi di comprensione e soprattutto bisogna confidare nella buona volontà del corpo docente e nella sensibilità storica del singolo individuo. Eppure c'è una pagina di storia enorme, che ha caratterizzato per un decennio circa il nostro Paese, che è totalmente ignorata dalle nuove generazioni e spesso alcuni episodi sono stati anche rimossi dalle meno recenti, come il dirottamento di Ronchi. Penso a quel fenomeno che è stato la strategia della tensione dove lo stragismo neofascista ha disseminato morte e distruzione. Termine che venne usato per la prima volta dopo la strage di piazza Fontana dal giornalista Leslie Finer nel suo articolo 480 held in terrorist bomb hunt («The observer», 14 dic. 1969, cit. in Cento Bull 2007, pp. 65-66). Questo il passaggio:
 

«Nessuno e tanto pazzo da rimproverare al presidente Saragat degli attentati, ma non e difficile capire che la sua strategia della tensione incoraggiava l'estrema destra ad andare verso il terrorismo».

Anche se il termine nel senso come lo intendiamo noi fu usato politicamente nella pubblicazione della controinchiesta «La strage di Stato» dove si parlava espressamente della «strategia della tensione» in relazione ai numerosi attentati che avevano colpito l'Italia. Basta pensare che nel solo periodo che andava dal 1969 al 1975 se ne contarono 4.584 di attentati, l'83 percento dei quali di chiara impronta della destra neofascista,113 morti, e centinaia di feriti. I morti complessivi furono comunque di più, circa 200, la strategia della tensione in relazione allo stragismo neofascista arriva sino al 2 agosto del 1980, con la bomba della stazione di Bologna, e convenzionalmente, per quanto si possa usare questo termine, iniziò il 12 dicembre del 1969 con la bomba di piazza Fontana a Milano. Un periodo enorme. Che videro apparati dello Stato esserne coinvolti, ma pochissime furono le condanne, in un Paese dove non si è fatta giustizia. Quella che invece dovrà essere fatta con la memoria storica, almeno ricordando che in Italia, il fascismo eversivo colpì anche dopo la caduta del ventennio, seminando panico e terrore, bombe, con la complicità di forze anche Occidentali, con lo scopo di destabilizzare l'ordine pubblico per imporre un nuovo ordine autoritario e profondamente ostile all'idea progressista della società. Vittime civili, vittime tra le forze dell'ordine, come a Peteano, una pagina oscura, che è totalmente sconosciuta alle nuove generazioni, ed è arrivato il momento di parlarne nelle scuole.

Foto Wikimedia




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