venerdì 19 gennaio 2018 - Carmelo Musumeci

Papa Francesco e l’ergastolo: "Una condanna senza futuro è una tortura"

Nel corso del viaggio apostolico in Cile, il 16 gennaio 2018, durante una visita in un carcere femminile, Papa Francesco ha pronunciato queste importanti parole:

 

"Una pena senza futuro, una condanna senza futuro non è una condanna umana: è una tortura. Ogni pena che una persona si trova a scontare per pagare un debito con la società, deve avere un orizzonte, l’orizzonte di reinserirmi di nuovo e quindi di prepararmi al reinserimento. Questo esigetelo, da voi stesse e dalla società. Guardate sempre l’orizzonte, guardate sempre avanti verso il reinserimento nella vita ordinaria della società."

 

 Caro Francesco, grazie delle tue parole.

Con l’associazione Liberarsi, che ha sempre sostenuto la campagna contro il carcere a vita, e altri stiamo organizzando il secondogiorno di digiuno nazionale, per venerdì 30 marzo 2018, contro la pena dell'ergastolo. Cercheremo di coinvolgere anche questa volta il massimo delle persone interessate, le associazioni di volontariato, i nuovi parlamentari, i centri sociali, esponenti della magistratura, dell'università, delle camere penali, uomini e donne di tutte le chiese, fedi religiose e movimenti spirituali, intellettuali, e personaggi del mondo dello spettacolo e dell'informazione.

 Tutte le persone del mondo libero che vorranno aderire alla giornata di digiuno del 30 marzo 2018 potranno farlo dal sitohttp://www.liberarsi.net compilando l’apposito modulo, nella sezione in home dal titolo “Aderisci allo sciopero della fame del 30 marzo per l’abolizione dell’ergastolo”.

 

 Caro Francesco, contiamo sul tuo sostegno pubblico: ti confidiamo che ci sono delle sere in cui il pensiero che noi possiamo rimanere in carcere per tutta la vita non ci fa dormire. E la disperazione è un’arma pericolosa. Se però avessimo un fine pena… Se sapessimo il giorno, il mese e l’anno in cui potremmo uscire… Forse riusciremmo a essere delle persone migliori… Forse riusciremmo a essere delle persone più umane… Forse riusciremmo a non essere più cattivi.

L’ergastolano è un morto vivente, perché respira senza vivere, in attesa d’invecchiare e di morire. Negare ad una persona la certezza di un fine pena è un crimine grande come quello che si vuole punire.

 “Nessuno di noi è una cosa: siamo tutti persone, e come persone abbiamo questa dimensione della speranza. Non lasciamoci “cosificare”. Non sono un numero, non sono il detenuto numero tale, sono Tizio o Caio che porta dentro di sé la speranza e vuole dare alla luce speranza.”

Caro Francesco, devi sapere che gli “uomini ombra” (così gli ergastolani si chiamano fra di loro) non hanno più niente in comune con gli altri prigionieri, perché vivono in un mondo completamente diverso. Tutti gli altri prigionieri, infatti, hanno delle speranze, dei sogni. Noi invece non abbiamo più nulla. La cosa più brutta per l’uomo ombra è che il suo futuro non dipende più da lui, perché con la pena dell’ergastolo egli diventa solo uno spettatore della propria vita.

 “Tutti sappiamo che molte volte, purtroppo, la pena del carcere si riduce soprattutto a un castigo, senza offrire strumenti adeguati per attivare processi. È quello che dicevo della speranza: guardare avanti, generare processi di reinserimento. Questo dev’essere il vostro sogno: il reinserimento. E se è lungo portare avanti questo cammino, fare il meglio possibile perché sia più breve. Ma sempre reinserimento. La società ha l’obbligo – l’obbligo! – di reinserire tutte voi.”

 Caro Papa Francesco, noi uomini ombra non possiamo avere nessun futuro migliore perché non abbiamo più alcun futuro. Per lo Stato noi non esistiamo. Siamo come morti. Siamo solo carne viva immagazzinata in una cella a morire. Eppure a volte, quando ci dimentichiamo di essere dei morti che camminano, ci sentiamo ancora vivi. E questo è il dolore più grande per un uomo condannato a essere morto. A che serve vivere se non hai nessuna possibilità di vivere? Se non sai quando finisce la tua pena? Se sei destinato a essere colpevole e cattivo per sempre?

  “Essere privato della libertà non è la stessa cosa che essere privo di dignità, no, non è la stessa cosa. La dignità non si tocca, a nessuno. Si cura, si custodisce, si accarezza. Nessuno può essere privato della dignità.

Dignità che genera dignità. La dignità si contagia, si contagia più dell’influenza; la dignità si contagia. La dignità genera dignità.”

 Caro Francesco, tutti dovrebbero avere il diritto di sperare, perché senza speranza è più facile morire che vivere tutta la vita chiusi in una cella.

 Vivere in carcere senza avere la speranza di uscire è aberrante. La pena dell’ergastolo è un insulto alla ragione, al diritto, alla giustizia e, penso, anche a Dio.

Carmelo Musumeci

Gennaio 2018

 www.carmelomusumeci.com

 Le frasi in corsivo sono del discorso di Papa Francesco nel Centro Penitenziario Femminile di Santiago del Cile, 16 gennaio 2018. Il testo integrale si può trovare qui:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/january/documents/papa-francesco_20180116_cile-santiago-penitenziario.html



2 réactions


  • macchia (---.---.---.45) 20 gennaio 2018 11:18

    E la pena eterna dello Inferno?


  • pv21 (---.---.---.81) 21 gennaio 2018 18:48

    QUALE Messaggio >

    Ora sappiamo che in CILE se crolla la tua Chiesa non trovi più il modo di convolare a nozze di fronte al sacerdote.

    INTANTO ci si può sposare civilmente e perfino avere dei figli, ma il matrimonio religioso resta per anni una chimera. Almeno fino a quando non si ha la fortuna d’incrociare un Papa, di nome FRANCESCO.


    Di più.

    Quale migliore occasione del volare a 10000 metri di quota per sentirsi chiedere se si vuole essere sposati subito, proprio dal Papa?

    NON SERVE raccontare quante volte si è cercato, invano, di trovare la disponibilità di un sacerdote. Eppure non poche, nel mondo, sono le Chiese diventate inagibili.

    NON SERVONO i soliti preliminari: pubblicazioni, documenti, ecc.. Perfino i testimoni vengono reclutati al momento.

    Neppure soggetti di rango REALE hanno cotanto privilegio.


    E’ stata la prima (forse unica) volta che un Papa celebraal volo” un matrimonio. Vero è che un aereo può precipitare quando meno ce se lo aspetta.

    Ma chissà se, oltre a celebrare un evento da prima pagina (sicura), ‘qualcuno’ ha provveduto a far ricostruire la Chiesa crollata?

    Promuovere un mutamento siffatto, quasi prodigioso, non è certo il messaggio di una Fede, senza miracoli


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