martedì 27 settembre 2011 - Damiano Mazzotti

Orizzonti partecipativi e giornalismi innovativi

 

“Giornalisti e disintegrati” è un piacevole e prezioso saggio che prende in esame la crisi industriale dei giornali e la nascita del giornalismo multimediale e partecipativo (www.guaraldi.it).

“Fai quello che sai fare meglio e linka tutto il resto”. Jeff Jarvis (www.buzzmachine.com)

L’autrice di questo libro ricchissimo di esempi, link e riflessioni, è Valentina Volpini, una specialista che è riuscita a integrare e sintetizzare il pensiero di Marshall McLuhan, uno studioso e un personaggio abbastanza difficile da definire e da capire. Infatti il suo aforisma più noto, “il mezzo è il messaggio”, non significa che il mezzo è più importante del messaggio, ma stabilisce che ogni forma e contesto di comunicazione ha delle implicazioni interpersonali e sociali molto importanti.

Valentina Volpini descrive le principali teorie della comunicazione, compresa la poco nota “Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione”, ideata da Francesco Fattorello, che presuppone il filtro attivo della cultura del ricevente e che ha anticipato di circa 40 anni la nascita delle diverse realtà interattive del web (da questo potete capire che nascere in Italia porta una sfiga tremenda a tutte le persone più innovative, poiché rimangono perlopiù sconosciute anche nei paesi più innovativi).

In un certo senso la comunicazione è un fenomeno complesso tra promotore e recettore, che si può paragonare a un rapporto sessuale tra la fonte dell’informazione e chi la riceve. Ma tutti noi sappiamo che i rapporti sessuali tra gli esseri umani possono essere di vario genere: l’avventura, la relazione più o meno continuativa, il fidanzamento, il matrimonio, i rapporti a pagamento e lo stupro tra estranei o conoscenti. Nelle varie comunicazioni può accadere questo: l’informazione trasmessa può essere pagata, ignorata, rifiutata, pensata, elaborata, richiesta e ridiscussa con altri.

Però i padroni dei media tradizionali controllano i giornali in modo da fare uscire solo le notizie non sgradite a multinazionali e banche, che altrimenti toglierebbero pubblicità e finanziamenti. E siccome anche il lavoro di quasi tutti gli intellettuali dipende da amicizie più o meno altolocate, non esistono in realtà degli editori obiettivi e puri (Noam Chomsky). I principali media forniscono solo alcune notizie, con ordine e durata prestabilite, e così “la comprensione che la gente ha di gran parte della realtà sociale è mutuata dai media” (Shaw, 1979, Teoria dell’Agenda setting). 

Il ruolo del classico direttore di giornale moderno, è ancora quello di filtrare e di manipolare la priorità delle notizie, ma il ruolo del vecchio giornalista è oramai un modello superato e fuori commercio. Il giornalista americano http://dangillmor.com ha affermato: il giornalismo innovativo è “una collaborazione tra professionisti e legioni di talentuosi amatori là fuori che possono aiutare noi – tutti noi – a scoprire le cose. È uno sviluppo positivo e stiamo ancora scoprendo come funziona”. E più l’osservazione si avvale di più punti di vista diversi, migliore sarà la conoscenza del mondo e maggiore sarà il controllo dei cittadini sulle maggiori fonti di potere pubblico e privato.

Comunque la questione fondamentale della cultura partecipativa è questa: “un estraneo entra in un certo ambiente senza alcuna reputazione e deve guadagnarsi la fiducia degli altri. Come? Attraverso la classificazione dei contenuti e dei loro creatori fatta da altri utenti” (Volpini). Naturalmente bisogna proporre hyperlink e riferire opinioni significative e fatti veritieri.

I nuovi sistemi collaborativi usano regole aperte basate sull’uguaglianza e permettono a tutti di aggiungere informazioni e opinioni. I contributi sono più appassionati e le risposte rapide degli interlocutori segnalano attenzione e considerazione. Di solito non esistono barriere economiche, gerarchiche, sociali o amicali. E prima o poi nascerà una specie di carta d’identità digitale ufficiale, che sarà una medaglia a facce: quella pubblica aperta a tutti, molto simile a quello che fa www.123people.it e quella privata aperta su autorizzazione, simile a quello che fa Facebook.

Così la grande forza del Web risiede nel promuovere un sano senso di diffidenza tra i cittadini e il fisico premio Nobel Richard Feynman sarebbe felicissimo di questa evoluzione. Infatti scrisse: “Se credete che sia vero quel che dico perché sono uno scienziato e ho vinto certi premi, invece di guardare le idee che espongo e di giudicarle direttamente, cioè se rispettate l’autorità – ve lo leverò dalla testa. Vi mostrerò che un uomo come me può raggiungere conclusioni ridicole. Voglio distruggere ogni rispetto dell’autorità” (Il senso delle cose, 1999; www.feynmanonline.com).

D’altra parte il potere centralista dei mass media si sta già azzerando: il pubblico è oramai frammentato tra innumerevoli canali televisivi e multimediali e le persone sono diventate più acculturate e attive (Clay Shirky, www.shirky.com). Inoltre molte innovazioni sono nate al di fuori della dominanza mediatica americana. Il giornalismo partecipativo di OhmyNews è nato in Corea. Il “mobile journalism” si è affermato in Danimarca: www.b.dk. Il primo giornalista totale, nomade, polivalente e multimediale, è stato probabilmente di “origine anglo-danese”: www.mecom.com.

Ma il giornalismo di oggi deve trovare il modo di sopravvivere e guadagnare, nonostante il crollo degli investimenti nella carta stampata e le difficoltà di ottenere micropagamenti e abbonamenti online. A mio parere non esiste una ricetta valida per tutti e il futuro ci riserverà diverse realtà disposte a macchie di leopardo nel pianeta, dove a recitare la parte del leone e dell’avanguardia saranno i siti autogestiti dai giornalisti e quelli gestiti da giornalisti e cittadini. E il mondo della filantropia scoprirà i vantaggi di finanziare le nuove povertà del mondo dell’informazione nelle società occidentali. Comunque buone fonti di guadagno potrebbero venire dalla vendita di libri e servizi collegati ai contenuti di quotidiani e periodici (Esther Dyson, filosofa, www.edventure.com).

In conclusione, “Se le imprese giornalistiche, in qualità di soggetti promotori, non sono in grado di comunicare con i propri recettori [i cittadini lettori e desiderosi comunicatori], nel senso che non sono capaci di ottenere la loro adesione d’opinione, perché sbagliano nel modo di veicolare i contenuti o perché non dimostrano di conoscere il proprio pubblico, forse non sono più legittimati a dare per scontata la propria esistenza sul mercato” (Volpini, p. 161). Perciò ogni testata dovrà dimenticarsi del giornalista più o meno manipolatore, dovrà imparare a dialogare con persone molto attive e dovrà sguinzagliare numerosi collaboratori non professionisti a caccia di novità.

 

Appendice – Siti innovativi e partecipativi: www.j-lab.org, http://pressthink.org (Jay Rosen), http://owni.eu, www.knightfoundation.org, www.cafebabel.it, www.presseurop.eu, www.news2u.it, http://edge.org, www.ieee.org (Advancing Technology for Humanity), www.propublica.org (giornalismo investigativo indipendente e no-profit), www.iwatchnews.org (giornalismo investigativo), http://spot.us, www.globalpost.com (il mondo in un click), http://benoit-raphael.blogspot.com (“Demain tous journalistes?”), http://andreaskluth.org, www.project-syndicate.org, http://wn.com (articoli dal mondo nelle principali lingue del mondo), www.cjr.org (Columbia Journalism Review), www.finzionimagazine.it (news letterarie), www.ae911truth.org (sito che documenta i retroscena degli avvenimenti americani dell’undici settembre 2001), http://italian.cri.cn (è la versione italiana di Radio Cina International e ci sono versioni in ben 61 lingue diverse), www.niemanlab.org (laboratorio dell’Università di Harvard), www.knightdigitalmediacenter.org, www.themagazinepost.tv (lo specialista dell'intervista), www.ejo.ch (Osservatorio Europeo di Giornalismo dell'Università della Svizzera italiana), www.theblogtv.it (social media company europea), www.ilcolophon.it (news letterarie).



1 réactions


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.223) 27 settembre 2011 10:11

    Buondì giovani... Dato che siete i testimoni del matrimonio tra il presente dell’economia e il futuro del lavoro, vi segnalo gli "European Job Days" di Brussels: http://jobdays.eu.
     
    Poi, siccome i confini tra chi lavorerà a livello internazionale, chi farà informazione internazionale e chi farà diplomazia saranno sempre più sfumati, segnalo anche il Festival della Diplomazia di Firenze (da venerdì 7 a domenica 9) e Roma (da lunedì 10 ottobre a venerdì 14): www.festivaldelladiplomazia.it ("La Diplomaziona oltre Wikileaks").

    Consiglierei la frequenza anche a molti cittadini e professionisti tedeschi, dato che la Germania, dopo aver distrutto l’Europa per ben due volte e dove aver causato due sanguinossime Guerre Mondiali, si appresta a disintegrare l’Unione Europea, con effetti molto pericolosi e prevedibili sulla stabilità diplomatica, economica e finanziaria globale. 


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