venerdì 28 novembre 2014 - Francesca Barca

Oliver Roy: per i giovani europei «la Jihad ha sostituito la Rivoluzione»

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Crisi adolescenziale, ieri e oggi.

Questa vignetta di Patrick Chappatte è apparsa sul quotidiano Svizzero Les Temps nel maggio scorso. Il messaggio, forte e molto divertente, è magari un po' approssimativo, ma tocca un nervo scoperto: i “nostri” giovani, la bella gioventù europea decide che vale la pena partire in Siria o in Iraq a combattere una guerra che ripudia e rinnega tutti i valori sui quali l'Occidente e l'Europa liberale, e almeno in parte ancora cattolica, si è fondata.

Lo scorso 21 novembre su L'Opinion è apparsa un'intervista a Olivier Roy, considerato da più parti uno dei maggiori specialisti del mondo musulmano. Oltre ad aver scritto numerose opere, Roy è stato consulente del Ministero degli Esteri francese, ha lavorato per l'Ocse e dal 2009 insegna a Firenze, all'Istituto Universitario Europeo.

Secondo Roy la Jihad ha rimpiazzato nei giovani il mito della Rivoluzione. Discutibile? Moltissimo. Ma da ascoltare. 

Il fenomeno della Jihad oggi in Europa tocca circa 3mila giovani (soprattutto dal Belgio e dalla Francia) su un totale di circa 15mila stranieri che sono arrivati in Siria e in Iraq per combattere. Di questi 3mila, riporta L'Opinion, il 25% sarebbero dei convertiti e il 20% donne.

«Dalla fine del XIX secolo in Europa si è formato un radicalismo anti-sistema che, negli anni Sessanta, ha assunto una forma generazionale con la Gauche prolétarienne in Francia, le Brigate Rosse in Italia e il gruppo Baader-Meinhof Germania. Allo stesso tempo, nel 1971, c'è stato qualcosa di simile in Sri Lanka (…). Questa radicalizzazione di una parte dei giovani si basa sull'idea che nel mondo in cui vivono non c'è posto per loro e che la violenza, allo stesso tempo, è inevitabile e positiva. Dobbiamo ricordarci dei maoisti che spiegano che il potere è nel fucile o dell'immagine di Che Guevara combattente. Ci sono tre elementi di base: una crisi esistenziale, la violenza e l'internazionalismo. Queste stesse caratteristiche si ritrovano nei jihadisti».

Secondo Roy, nonostante il fenomeno venga letto come nuovo, non lo è affatto: in fondo, dice, «la mia generazione (Roy è nato nel 1949, ndr) era pronta a partire per lo Yemen o la Bolivia». Non si tratta, come spesso si dice in Francia, di giovani di seconda o terza generazione che si sono radicalizzati con il mito del conflitto israelo- palestinese: «Nessuno di questi nomadi della jihad che cercano la "guerra pura" è andato in Palestina o in Algeria. Questi conflitti nazionali non li interessano perché questi giovani sono in un un'ottica globale. Ed è per questo che aderiscono al salafismo, che è la negazione religiosa di ogni cultura, di ogni etnia e di ogni nazionalità».

Secondo Roy Al Qaida ha fallito mentre l'Isis, al contrario, ha dato nuova linfa a queste istanze: un'immagine cool, virile e avventurosa del guerrigliero. «Per capirci, prendiamo le immagini delle decapitazioni: il Corano non c'entra nulla, sono le stesse messe in scena dai narcos messicani, ad esempio. Nella Jihad c'è una dimensione romantica, la bellezza dell'omicidio».

Il successo dell'Isis è dovuto, in ultima istanza, al fallimento dell'Islam politico e del suo tentativo di creare degli stati islamici: i Fratelli Musulmani sono stati messi al bando in Egitto, Ennahda in Tunisia, mentre l'Iran, dopo 35 anni di Repubblica Islamica, ha finito per creare una società estrememante secolarizzata. «Daesh (l'Isis, ndr) rifiuta la logica dello Stato Nazione e finché sarà in espansione attirerà i giovani, anche se la sua logica lo porterà al fallimento: praticando il terrore, come facevano i Mongoli, e massacrando gli avversari, non lascia loro altra scelta che quella di combattere».

Qui l'intervista completa a Roy, qui invece una sua intervista in italiano. 

 



1 réactions


  • (---.---.---.158) 29 novembre 2014 15:03

    Mah, considerazioni molto azzardate visto che non tengono in considerazione il fatto che i giovani che vanno a combattere per la  Jihad sono quasi tutti migranti di seconda generazione.


    Per il resto, nessuno mi sembra che abbia sostituito Che Guevara con Bin Laden

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