giovedì 26 agosto 2021 - Osservatorio Globalizzazione

Olaf Scholz è il vero erede della Merkel?

Il futuro politico della più antica formazione della sinistra tedesca passa dal risultato che Olaf Scholz, candidato cancelliere del Partito socialdemocratico, otterrà alle prossime elezioni federali. 

L’attuale vicecancelliere e Ministro delle Finanze nel governo di Grande coalizione con la Cdu di Angela Merkel, in passato già deputato, Ministro del Lavoro e sindaco di Amburgo, è ritenuto l’unico personaggio del partito in grado di risollevarlo dalle secche degli ultimi anni, segnati da un graduale ridimensionamento delle sue fortune elettorali che lo hanno portato ai minimi storici.

Scholz ha acquisito graduale visibilità in seno all’opinione pubblica durante la pandemia di Covid-19 garantendo la linea di compromesso raggiunta dalla Cancelliera sulla risposta alla crisi; oggi a lui si affida un Spd in crisi di identità dopo sedici anni dell’era Merkel in cui, salvo il secondo mandato del capo del governo uscente (2009-2013), ha sostanzialmente funto da ruota di scorta in alleanze democratiche sbilanciate a favore dei cristiano-democratici.

Scholz, una vita nel Spd

Per Scholz la politica è sempre stata una passione e una professione, come una vera e propria compagna di vita. Nato nel 1958 a Amburgo e tesserato fin da giovane nella formazione negli Anni Settanta, durante l’era di Willy Brandt e della Ostpolitik Scholz, laureatosi in legge e professionalizzatosi come avvocato, iniziò una carriera di partito che avrebbe portato a diventare da giovane laureato vice presidente dell’Unione Internazionale della Gioventù Socialista.

Critico della linea di apertura alle più tenaci riforme di mercato da parte dei governi di Gerhard Schroeder, in carica dal 1998 al 2005, Scholz iniziò però durante tale epoca la sua ascesa, rappresentando la Spd al Senato locale di Amburgo nel 2001 e, soprattutto, al Bundestag ove è rimasto dal 1998 al 2011. Dal 2002 al 2004 la sua figura ritenuta di compromesso è stata scelta come ideale per svolgere la mansione di segretario generale del Spd in un periodo in cui la base di sinistra era in rivolta contro le riforme di Schroeder, mercato del lavoro in testa.

Incarichi di peso

Per il politico amburghese la svolta definitiva avviene dopo il 2005, anno in cui negozia la permanenza al potere dei socialdemocratici come partner della nuova cancelliera Angela Merkel. Fu quello l’inizio di un sodalizio consolidatosi nel tempo e di un preciso progetto del politico amburghese, desideroso di mantenere lo Spd nelle stanze dei bottoni per contare appieno.

Supervisore dei bilanci pubblici e membro dell’equivalente tedesco del Copasir, il comitato sui servizi segreti della Repubblica Federale, dal 2007 al 2009 è stato ministro del Lavoro. Due anni dopo le elezioni, ha potuto amministrare in prima persona la sua città natale, acquisendo la carica di sindaco di Amburgo a seguito di un trionfale percorso della Spd nel porto anseatico, culminato nel 48,5% dei consensi per il partito.

Amburgo è stata governata da Scholz fino al 2018, che nell’ultimo triennio ha cooptato al governo come partner dei socialdemocratici i Verdi, comprendendo le ragioni della loro ascesa e puntando al tempo stesso a responsabilizzarli e sfidarli nella partita dell’amministrazione. Un’anticipazione del progetto che neanche troppo velatamente persegue ora a livello nazionale la Cdu.

Con Scholz sindaco Amburgo ha conosciuto una forte svolta verso la sostenibilità, un aumento della qualità della vita e un’esposizione internazionale legata a visite di leader quali David Cameron e Barack Obama. Il sindaco ha puntato a candidare la città anseatica per le Olimpiadi 2024 ma nel novembre 2015 il progetto da 12,6 miliardi di euro è stato abbandonato a seguito delle conseguenze negative di un referendum popolare.

A fianco della Merkel

Nel 2018 lo Spd scelsce Scholz come regista della terza Grande coalizione dell’era Merkel dopo una durissima sconfitta elettorale (20,5% dei consensi al voto del 2017) che sarebbe stata ripetuta alle Europee 2019. Nel marzo 2018 ha potuto succedere al falco del rigore per eccellenza, Wolfgang Schaublecome ministro delle Finanze della Germania, sottoscrivendo un impegno a farsi promotore della linea del pareggio di bilancio.

Avere la possibilità di imporsi nella gestione dell’agenda economica ha consentito a Scholz una serie di contatti e una visibilità internazionale che si è amplificata con lo scoppio della pandemia di Covid-19, durante la quale Scholz è apparso agli occhi della Germania come un elemento stabilizzatore del “contagio” economico e delle cancellerie internazionali come il ministro in grado di annacquare l’austerità germanocentrica. Dal colossale pacchetto di stimoli da 130 miliardi di euro varato a giugno 2020 alla massiccia dose di garanzie alla liquidità impostata per l’economia tedesca Scholz ha di fatto contribuito a ridimensionare l’austerità e col supporto a Next Generation Eu ha ulteriormente rincarato la dose.

Ad agosto 2020 l’assemblea Spd lo ha incoronato come candidato cancelliere, meno di un anno dopo che Scholz si era candidato per la leadership del partito assieme alla deputata del Brandeburgo Klara Geywitz uscendo sconfitto dal duo costituito da Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, esponenti della sinistra socialdemocratica. A favore di Scholz ha pesato la popolarità presso l’opinione pubblica e i risultati conseguiti, non scalfiti nemmeno dall’ombra dello scandalo Wirecard che ha messo in mostra le problematiche della governance finanziaria in Germania. Per la prima volta nella sua lunga storia la Spd ha scelto di affidarsi esplicitamente a un uomo solo e in questo ha giocato un fattore chiave: Scholz può rivendicare continuità con l’era merkeliana più di quanto possa permettersi di fare lo stesso leader Cdu Amin Laschet. E questo è un fattore chiave in vista di un voto in cui la Cancelliera, pur ritirandosi, resterà protagonista con la sua influenza. A sua volta, Scholz ha in mano le sorti di un partito rimasto a lungo in stato di depressione politica e che ora compattandosi dietro a lui prova a riscoprire un ruolo non più marginale nella politica del Paese centrale in Europa.

Foto Pixabay




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