venerdì 31 maggio 2013 - Professional Consumer

Occupati a spendere per creare occupazione

Al telefono con Letta il presidente Obama si è detto pienamente d'accordo circa l'esigenza di prestare attenzione prioritaria alle politiche volte a fronteggiare la disoccupazione. 

Risoluto il presidente Giorgio Napolitano: “Viviamo nel contesto di una crisi angosciante e drammatica che impone alle istituzioni, alle forze sociali e alle imprese la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l'occupazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese".

Papa Francesco non si sottrae: "Fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all'occupazione perché questo significa preoccuparsi della dignità delle persone".

Ci mette del suo il cardinale Bagnasco: “Il lavoro è la prima emergenza dell' Italia, la lama più dolorosa nella carne della gente”

Al telefono con Letta pure il presidente Obama si è detto pienamente d'accordo circa l'esigenza di prestare attenzione prioritaria alle politiche volte a fronteggiare la disoccupazione.

L'allarme che risuona nelle parole dei Nostri si mostra nei dati dello studio Ires Cgil sulla base di dati Istat. Nel quarto trimestre 2012 l'area della sofferenza e quella del disagio occupazionale, nel complesso, sommano 8 milioni e 750mila persone in età da lavoro (+10,3% sullo stesso periodo del 2011 con 818mila persone in più in difficoltà). Rispetto all'ultimo trimestre del 2007, l'area è cresciuta di 2,8 milioni di persone con un 47,4% in più. L'area della sofferenza occupazionale (disoccupati, scoraggiati e cassa integrati) aumenta di 650mila unità, (+16,6%) arrivando a quota 4 milioni 570mila persone. L'aumento rispetto al periodo pre crisi (ultimo trimestre 2007) è di 1,9 milioni di persone (+70,1%). L'area del disagio (precari e part time involontario), pari nell'ultimo trimestre 2012 a 4 milioni e 175 mila unità, aumenta del 4,2% (+168.000 persone) e del 28,6% rispetto allo stesso trimestre del 2007 (+927.000 unità).

Già, Lor Signori ne hanno ben donde nel dire quel che dicono. La mancanza di occupazione genera angoscia, dramma; priva della dignità, infligge dolore.

Chiamare a rapporto Istituzioni, forze sociali e Imprese un dovere istituzionale, rispondere un obbligo.

Alle istituzioni, per quel che possono, toccherà dare regole al lavoro. Eggià, solo regole, non disponendo di strumenti efficaci per regolare i processi economici, non dispongono lavoro.

Le forze sociali sembrano volersi accordare anzi associare; di più, Capitale e Lavoro sono ad un passo da un patto, quello tra i Produttori. Ci sta dentro chi produce l'eccesso di offerta e chi per quell'eccesso lavora: l'unione di due debolezze non fa una forza.

Le imprese, pur esse in mezzo al guado, per continuare a fornire occupazione ai dipendenti dipendono dai redditi sufficienti di quelli che fanno la spesa per acquistare quel che da dipendenti hanno prodotto. Altrimenti...

Altrimenti accade quel per cui siamo qui a lagnarci.

Già, il problema sta tutto dentro la circolarità di questo processo: ci saranno occupati che lavoreranno per produrre se ci sarà gente occupata a spendere per acquistare quanto è stato prodotto e poi occupati ancora a consumare l'acquistato.

Perché questo avvenga occorre disporre una più idonea allocazione della ricchezza che quel processo genera. Idonea, appunto, a ripristinare l'equilibrio tra reddito e spesa.

Eggià, perché la crescita si fa con la spesa, la spesa con il reddito.

Quello stesso reddito buono per generare pure occupazione: cose dell'altro mondo!



1 réactions


  • vittorio (---.---.---.183) 31 maggio 2013 11:57

    Per poter spendere di più, in una nazione come in un’impresa, occorre generare disponibilità aggiuntive (salvo continuare ad incrementare i debiti).

    Per farlo occorre aumentare il "fatturato" ottenendo più ordini dei concorrenti (imprese o nazioni tipo germania) essendo o diventando più competitivi di loro.

    Per diventarlo occorre migliorare la produttività del sistema privato (per esempio riducendo il Costo unitario del lavoro per unità prodotta, come sta facendo guarda caso la germania sin dal 2004).

    Per far ciò occorre che gli imprenditori mettano più capitali nella loro azienda, anziché investirli in immobili, e che i dipendenti lavorino meglio e più flessibilmente per assecondare il variare dei flussi di ordini e per migliorare l’’utilizzo degli impianti.

    Come mai nessuno osa dirlo chiaro e forte ?

    Perché è "impopolare" e quindi il politico teme di non essere rieletto ed il giornale di perdere lettori.

    E così noi, beandoci nell’illusione che la colpa sia degli altri e mai nostra, contribuiamo a portare il Paese alla rovina .


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