Nuovo Ordine Mondiale: verso quale direzione? In quella de “I diari di Turner” o in quella dell’“Ideologia woke”?

Forzando un po’ il concetto di similitudine, potremmo asserire che l’antitesi contenuta nelle due locuzioni che compongono il sottotitolo qui sopra sia abbastanza simile a quella che c’è tra “Ancien régime” e “Illuminismo”, o fra “Medio Evo” e “Rinascimento”: cioè, le prime due epoche storiche sopra rappresentate sono state soppiantate più o meno gradualmente dalle seconde.
Come pure, azzardando una risposta personale alla domanda formulata nel suddetto sottotitolo, potremmo dire che il sistema sociale oscurantista immaginato ne “I diari di Turner” stia tentando di disintegrare e sostituire tutto quello che di socialmente utile aveva prodotto l’azione politica ispirata dalle idee progressiste. Continuando ulteriormente il nostro ragionamento circa le due antitetiche locuzioni sopra addotte (“Ancien régime” con “Illuminismo” e “Medio Evo” con “Rinascimento”), ho cercato un contesto sociale più attuale che fosse, oltre che ben articolato, anche ben compendiato in una semplice locuzione che descrivesse immediatamente un sistema sociale contrapposto a quello dei suddetti “diari”. Alla fine l’ho reperita nella “Ideologia Woke” (woke, dall’inglese = sveglio). Quest’ultima mira, specie nel suo significato odierno di consapevolezza attiva della realtà in cui viviamo, a promuovere ed espandere una coscienza sociale focalizzata sugli ultimi della Terra e sulla salvaguardia dei loro diritti: che è proprio l’opposto di ciò che si teorizza nei predetti “diari”. Infatti, l’“Ideologia woke” è vista come il fumo negli occhi dai reazionari contemporanei più estremi, che quando devono nominarla per contrapporla al loro modello retrivo di società, lo fanno in modo sprezzante, come se la parola “woke” indicasse un grave crimine o un’ideologia perversa e quindi deprecabile. Il tentativo di sovvertire e sostituire la suesposta “Ideologia woke” con l’oscuro sistema sociale dei “diari” però, prefigura una radicale e preoccupante involuzione sociale e politica, proprio il contrario di ciò che invece rappresentarono in passato il Rinascimto e l’Illuminismo. Per cui si può pensare che al momento sembra proprio che la riscrittura del Vecchio Ordine Mondiale che sta caratterizzando questa fase tanto critica nella storia delle democrazie occidentali, vada purtroppo nella direzione del “Medio Evo”, dell’“Ancien régime”, dell’“Oscurantismo”; quindi nella direzione del regresso sociale e politico. E’ disutile e anche poco accorto, se non disonesto intellettualmente, negare che l’attuale cruda realtà sia diretta verso un lento ma continuo declino delle tante conquiste sociali che per ottant’anni hanno garantito, se non l’utopico benessere totale per tutti, quanto meno una generale e accettabile prosperità; e anche la pace in Occidente, che ovviamente non è una cosa da poco! Al netto però della guerra fratricida che si combatté all’inizio degli anni ’90 alle porte di casa nostra e che smembrò la ex Jugoslavia; e al netto dei conflitti ancora in corso in Ucraina, a Gaza, in Siria, nello Yemen, ecc. Questi moderni conflitti, più o meno recenti, dovrebbero farci riflettere e preoccupare parecchio, giacché dopo pochi decenni si sono ripetute e si stanno ancora ripetendo le stesse nefandezze della Seconda Guerra Mondiale. Dobbiamo capire immancabilmente e urgentemente che la pace e il benessere non sono conquiste scontate, non sono per sempre, se non ci si adopera quotidianamente per difenderle. Stiamo invece assistendo passivamente al tentativo in corso e più o meno pianificato, più o meno latente, di sovvertire il Vecchio Ordine Mondiale e di sostituirlo con uno Nuovo che sta già facendo tabula rasa dei valori e dei diritti che con lacrime e sangue erano stati conquistati e maturati nel Vecchio Ordine. Ora, anche se siamo dei naufraghi alla mercé dell’attuale era decadente, dobbiamo cercare di non dimenticare che il Vecchio Ordine ha garantito per circa ottant’anni la pace e il benessere sociale ed economico per tutti (quanto meno in Occidente). Il ricordo stesso di quell’epoca d’oro ci deve servire per renderci conto che gradualmente una qualche oscura entità (plutocrati e oligarchi con complicità politiche e mediatiche) ce la sta sottraendo. Cerchiamo quindi di non finire bolliti come la povera rana che non si accorse in tempo che l’acqua in cui nuotava veniva sempre più riscaldata. Dunque, finché siamo ancora in tempo, cerchiamo di usarla bene la residua forza sociale per riacciuffare quell’età dell’oro e non lasciarcela mai più sfuggire. Un’età che per comodità ho sopra assimilato alla natura riformista dell’“Ideologia woke”, quale contraltare a quella estremamente illiberale de “I diari di Turner”. C’è da ricordare anche che la suddetta epoca d’oro d’Occidente, fu figlia a sua volta del boom economico seguito al secondo dopoguerra e il cui massimo splendore si ebbe nel periodo compreso fra l’inizio degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’90. Essa fu vissuta all’insegna dell’agiatezza, della spensieratezza e del divertimento, grazie a stipendi e salari molto dignitosi per tutti i ceti e ai ricchi fatturati di gran parte delle imprese di allora. Certo, anche allora c’erano problemi e disordini sociali di ogni tipo. Era un mondo in continua crescita caratterizzato da fermenti sociali, economici e politici a volte anche cruenti, ma riguardavano nobili istanze e battaglie ideologiche ed esistenziali tendenti al progresso, in contrapposizione a quelle reazionarie tendenti alla difesa degli antichi privilegi. Adesso invece i principali problemi sociali riguardano, ormai, purtroppo, i bisogni primari delle masse e quindi anche le fiacche proteste messe in campo per riconquistarli sono più frutto di disperazione e istintiva improvvisazione che di profonda elaborazione ideologica rivolta alla riconquista di diritti e di bisogni più elevati. Rimane da ricordare che il suddetto boom economico del dopoguerra, caratterizzato da circa quarant’anni di crescita economica, ancora a sua volta si può attribuire all’onda lunga innescata dal Piano Marshall, ufficialmente ERP (European Economy Program = Piano per la Ripresa Europea). Quest’ultimo, pensato dal Generale e Segretario di Stato americano George Marshall, appunto, fu firmato il 3 aprile del 1948 dal Presidente Harry Truman con lo scopo di risollevare l’Europa materialmente, economicamente e moralmente distrutta, come sappiamo, durante la Seconda Guerra Mondiale. C’è però da chiedersi se oggi potrebbe bastare un nuovo Piano Marshall per risollevare l’Occidente dal declino sociale, economico e politico in cui è precipitato. Comunque, di certo c’è che la direzione intrapresa da questo subdolo Nuovo Ordine Mondiale è simile a quella autocratica e razzista teorizzata ne “I diari di Turner”. Per chi non lo conoscesse, quest’ultimo è il titolo del romanzo fantapolitico dell’americano William Luther Pierce, pubblicato a puntate tra il 1975 e il 1978 con lo pseudonimo di Andrew Macdonald sulla rivista “Attack!”, organo di formazione politica di ultradestra fondata dallo stesso autore con il nome di “National Alliance”. In Italia, uno dei pochi Paesi in cui il suddetto libro non è stato ancora messo all’Indice, è stato tradotto e pubblicato nel 2014 con il titolo: “La seconda guerra civile americana”. Qualcuno lo ha definito il “Mein Kampf” dei complottisti; e già il paragone dà sufficientemente l’idea circa il suo contenuto suprematista, antisemita e quindi razzista. Esso è considerato la Bibbia dell’ultra destra americana perché ha ispirato suprematisti bianchi, nazionalisti, neonazisti, odiatori delle comunità lgbtq+ e tutti quei fanatici e svitati energumeni che prediligono l’uso dei muscoli invece che del cervello. Ora, tralasciando la discussione circa la liceità o meno della pubblicazione e diffusione di un libro tanto delirante e depravato come “I diari di Turner”, la cui tiratura nel mezzo secolo di esistenza ammonta a circa 500 mila copie, c’è da dire che comunque esso ha già ispirato parecchi esagitati della supremazia bianca nel commettere almeno duecento delitti negli USA. Il più sanguinoso è stato l’attentato terroristico di Oklahoma City avvenuto il 19 aprile del 1995, dove un camion bomba fu fatto esplodere contro un edificio federale, causando la morte di 168 persone e 672 feriti. Non so se questo dato basti per dichiarare la pericolosità dei predetti “diari”, specie per le menti più deboli e carenti di giudizio e senso critico e quindi più facilmente plasmabili e plagiabili, ma è certo che il responsabile della strage, Timothy McVeight, giustiziato poi con una iniezione letale l’11 giugno del 2001, era ossessionato da questo libro che usava come vademecum. Anche l’assalto al Campidoglio di Capital Hill del 6 gennaio 2020, che causò la morte di cinque persone, ha indubbie analogie con il predetto libro definito, a ragione, maledetto. Molti nazionalisti e suprematisti bianchi si sono ispirati ad esso per pianificare il famigerato “assalto”. A proposito di questo incredibile “assalto” mi preme sottolineare che l’ordine esecutivo di Donald Trump di graziare i 1.600 condannati di allora, volutamente firmato appena poche ore dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, è stato, penso, ancora più inconcepibile dell’assalto stesso, in quanto amnistia concessa da un Presidente degli USA a dei detenuti come premio per i loro crimini (commessi in suo nome, non dimentichiamolo) e non quale atto di imparziale clemenza. Quindi, con questo atto egli, se non fosse già stata sufficientemente chiara la linea politica che avrebbe intrapreso da lì in avanti, ha messo il sigillo ufficiale sulle sue reali intenzioni di governo, già abbondantemente dichiarate nella sua campagna elettorale. Del resto, anche le provocazioni enunciate con tutto quel suo piglio risoluto, sprezzante e autocratico da sovrano assoluto nei primi giorni del suo insediamento, sono servite a fugare ulteriormente qualsiasi dubbio circa la sua linea politica autoritaria e imperialista che avrebbe intrapreso in funzione della dottrina MAGA (“Make America Great Again”, “Fare Ancora Grande l’America”). Cosicché rientrano nei suddetti piani il voler fare del Canada il 51° Stato degli USA, di annettersi la Groenlandia, di prendere il controllo del Canale di Panama, di ribattezzare il Golfo del Messico con il toponimo “Golfo d’America”, di ricostruire Gaza per farne una lussuosa riviera per ricchi, trasferendo (in realtà deportando) i due milioni di palestinesi sopravvissuti verso l’Egitto e la Giordania, con la promessa (da marinaio?) del suo rimpatrio tra una decina di anni, giusto il tempo di costruire per loro abitazioni moderne e più sicure. Quanta disinteressata generosità! Anche le sue dichiarazioni circa il numero dei generi umani è un chiaro messaggio minatorio alle comunità lgbtq+, decidendo egli, stavolta con un cipiglio da dio “onnigiudicante”, che sono soltanto due: maschio e femmina. Tale novello messia però non ha spiegato che cosa ne farà di coloro che non rientrano in quest’ultimi due generi. Anche il suo ambizioso piano di deportare tutti gli stranieri presenti sul suolo americano, fa parte di questa distorta dottrina MAGA. Appare chiaro quindi che Trump e il suo elettorato sono convintissimi che gli stranieri hanno fatto piccola l’America. Pertanto ha dichiarato al mondo intero, riferendosi ai due falliti attentati subiti durante la scorsa campagna elettorale, che è stato salvato da Dio per fare nuovamente grande l’America. In verità questo tono quasi messianico e salvifico serve a Trump per giustificare i suoi progetti e i suoi atti governativi agli occhi dei cattolici americani, dato che non sempre sono stati improntati alla fede e alla misericordia cristiana. Ritornando al Vecchio Ordine Mondiale, c’è da dire che non è facile stabilire delle date precise circa il suo culmine e l’inizio del lento declino, la sua fine e l’inizio dell’attuale Nuovo Ordine Mondiale. Le suddette date probabilmente si sovrappongono, si fondono e a volte invertono pure la loro direzione, tornando dal Nuovo al Vecchio e da questo ancora al Nuovo. Si tratta di un percorso storico dove infine, come in tutti i processi storici, si scopre di essere stato causato da una precisa circostanza che a sua volta è la somma di tanti altri piccoli avvenimenti precedenti non casuali, frutto invece di studio, di calcolo, di pianificazione e quindi tra loro plausibili, propedeutici e prevalenti rispetto ad altri eventi che si susseguono in modo del tutto casuale, disordinato, slegati tra di loro e privi di una regia palese. Come detto prima sopra però, possiamo ipotizzare che la suddetta fase di crescita economica, in molti ambiti, possa corrispondere approssimativamente al quarantennio compreso tra gli anni ’50 e ’80, mentre il suo culmine potrebbe coincidere con la caduta del Muro di Berlino e quindi il 9 novembre del 1989. Possiamo invece supporre che la china, lenta ma inesorabile, sia rappresentata dagli eventi successivi alla caduta del famigerato Muro, determinando infine la riunificazione della Germania ufficialmente avvenuta il 3 ottobre del 1990, la dissoluzione dell’Unione Sovietica avvenuta ufficialmente il 12 dicembre del 1991, quattro giorni dopo l’accordo di Belaveža firmato da Russia, Ucraina e Bielorussia, e, di fatto, la fine di quasi quarantacinque anni di “Guerra Fredda” avvenuta il 25 dicembre del 1991. Quest’ultima sopra era iniziata il lontano 5 marzo del 1946, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, caratterizzata dall’opposizione tra USA e URSS, le due grandi potenze mondiali uscite vittoriose nel suddetto conflitto. L’Europa venne divisa in due zone distinte: Europa Occidentale ed Europa dell’Est, simbolicamente tracciata sulle mappe geografiche dalla cosiddetta “Cortina di ferro” che a sua volta separò fisicamente, politicamente ed economicamente in due anche la Germania sconfitta. Nacquero così due blocchi contrapposti con le rispettive sfere d’influenza: quello occidentale o capitalista passò sotto il controllo degli Stati Uniti d’America e quello sovietico o comunista sotto quello dell’Unione Sovietica. I due blocchi istituirono inoltre due opposte alleanze militari, le più potenti al mondo, con l’uno a rincorrere l’altro nella dotazione di armi atomiche. Il Patto Atlantico o NATO è stato istituito il 4 aprile del 1949, mentre il Patto di Varsavia fu istituito il 14 maggio del 1955 e soppresso il 31 marzo del 1991, in seguito alla caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS. Il resto è attualità, è storia contemporanea e se quest’ultima, come detto sopra, fosse la risultante della somma di tanti piccoli avvenimenti precedenti non casuali ma frutto di studio, di calcolo, di pianificazione e quindi tra loro propedeutici, tali piccoli avvenimenti precedenti potrebbero essere costituiti dalle varie manovre messe in campo dalla NATO negli anni, a cominciare dalla fine della “Guerra Fredda”, per estendere la propria sfera d’influenza fino ai confini della Federazione Russa. Ad oggi, infatti, le due uniche zone cuscinetto rimaste libere sono la Bielorussia e l’Ucraina, giacché anche la Finlandia è entrata a far parte della NATO il 4 aprile del 2023, dopo che gli USA alla fine della “Guerra Fredda” avevano garantito alla neonata Federazione Russa di non estendere ulteriormente la NATO ad Est, proprio per non turbarne il sonno. E proprio la sensazione di assedio di Putin sembra essere stata quantomeno la concausa dell’odierno conflitto tra la Russia, che è il Paese aggressore, e l’Ucraina, quello aggredito. Dopo aver ben puntualizzato ciò possiamo dire che, se la NATO non si fosse spinta tanto ad Est e se l’Europa avesse dialogato di più con la Russia dopo la fine della “Guerra Fredda”, molto probabilmente oggi racconteremmo una storia diversa. La storia però non è fatta di “se”, ma il futuro sì; esso è sempre un campo infinito di possibilità più o meno probabili o più o meno improbabili. La storia comunque, attraverso l’analisi e lo studio degli eventi, ci avverte sempre circa i potenziali eventi futuri, se, ovviamente, sapremo decifrarli e spenderci per costruire con diligenza e forza di volontà tutti quei piccoli avvenimenti di cui sopra e non rimanere spettatori passivi dei “mattoncini della storia” che vengono eretti dagli altri, specie se lo fanno contro i nostri stessi interessi. Alla fine è la qualità e la somma di questi mattoncini che determinerà il nostro futuro. Erigiamo dunque noi stessi il nostro presente con i mattoni e il cemento dell’onestà, dell’altruismo e dell’interesse comune, per non subire le conseguenze dell’interesse dei pochi. Concludo questa mia lunga riflessione con l’auspicio di averla disseminata di utili mattoni orientati nella direzione degli interessi della collettività o della “cultura woke”.