mercoledì 1 novembre 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Norvegia, adolescente afghana a rischio rimpatrio: “Non espellete Taibeh!”

“Non espellete Taibeh!”: una scuola norvegese accanto a una ragazza afgana

Taibeh Abbasi è nata in Iran da genitori afgani. Nel 2012 è fuggita in Norvegia con sua madre e i suoi due fratelli. Ora che ha 18 anni, il governo di Oslo vuole rimandarla in Afghanistan, un paese di cui è cittadina ma che non ha mai conosciuto.

Per cercare d’impedire questo esito, si sono mobilitati i compagni di scuola di Taibeh, in un istituto superiore di Trondheim.

Il 3 ottobre 2017 a Trondheim oltre 1500 persone hanno preso parte a una manifestazione organizzata dai compagni di scuola di Taibeh. In un commovente discorso ai partecipanti, Taibeh ha espresso la sua paura di essere rimandata in Afghanistan: “Non ci aspetterà una vita di pace. Io come ragazza rischierò ancora più degli altri. I miei sogni di studiare e fare carriera saranno distrutti“.

Parlando con Amnesty International, Taibeh ha detto:

“Immaginare una vita in Afghanistan è davvero difficile. Non riesco a vedere alcun futuro lì per me e per i miei fratelli. Le uniche immagini che mi vengono in mente sono negative. Oggi in Afghanistan i ragazzi ma soprattutto le ragazze subiscono rapimenti e stupri, vanno incontro al lavoro forzato e ad altre cose terribili. Se verrò rimandata lì, finirò per essere una di loro”.

I governi europei stanno costringendo un numero sempre maggiore di richiedenti asilo afgani a fare ritorno nelle zone a rischio da cui erano fuggiti, in clamorosa violazione del diritto internazionale. Appena un mese fa un rapporto di Amnesty International ha denunciato il profondo aumento dei rimpatri forzati di afgani dall’Europa proprio nel periodo in cui il numero delle vittime civili è arrivato a livelli senza precedenti. Il rapporto racconta le terribili storie di afgani rimpatriati da paesi europei solo per essere uccisi o feriti in attentati o per vivere nel costante timore di subire persecuzioni.

Solo una settimana fa, la Commissione europea ha annunciato l’aumento dell’assistenza umanitaria all’Afghanistan, proprio alla luce del deterioramento della situazione.

La Norvegia è uno dei paesi europei che esegue il maggior numero di rimpatri di afgani, non solo in proporzione alla sua piccola popolazione di cinque milioni di abitanti ma anche in termini assoluti. Secondo le autorità di Kabul, il 32 per cento (97 su 304) delle persone rimpatriate nei primi quattro mesi del 2017 proveniva dalla Norvegia.

Il principio giuridico vincolante del non rimpatrio (non-refoulement) significa che i paesi europei non possono trasferire una persona in un luogo dove sia a rischio concreto di subire gravi violazioni dei diritti umani. Rimpatriare i richiedenti asilo afgani addirittura mentre la violenza è in aumento, è una clamorosa violazione del diritto internazionale.

Amnesty International sta chiedendo la sospensione di tutti i rimpatri fino a quando questi non possano aver luogo in condizioni di sicurezza e dignità.

La domanda dei ragazzi di Trondheim ai ministri del governo norvegese è semplice: sarebbero contenti di inviare le loro figlie adolescenti in un paese come l’Afghanistan?




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