martedì 9 ottobre 2018 - Riccardo Noury - Amnesty International

“Non è un paese sicuro, l’Europa cessi i rimpatri verso l’Afghanistan!”

Secondo dati diffusi dalle Nazioni Unite a luglio, l’Afghanistan è il secondo paese più pericoloso al mondo: nei primi sei mesi dell’anno i civili uccisi sono stati 1692, il numero più alto da quando, 10 anni fa, è iniziato questo triste conteggio. I feriti sono stati 3430.

Dal 2014, ogni anno, le vittime civili tra feriti e uccisi sono state oltre 10.000.

In altre parole, 40.000 negli ultimi quattro anni.

Eppure, nello stesso periodo, alcuni paesi europei hanno persino aumentato il ritmo dei ritorni forzati degli afgani.

Compresi gli hazara, minoranza perseguitata da tempo immemore, di cui parla il film “Sembra mio figlio” di Costanza Quatriglio, da fine settembre nelle sale italiane e questa sera proiettato alle 21 al cinema Apollo Undici di Roma, alla presenza della regista e dell’intero cast.

La vicenda di Taibeh Abbasi (nella foto col fratello), lei stessa hazara e nata da genitori in esilio, che la Norvegia intende “rimpatriare” in un paese in cui non è mai stata, è emblematica del cinismo con cui i governi europei stanno giovando con la vita di migliaia di persone, rimandandole nel bagno di sangue afgano.

Per chiedere una volta per tutte di smetterla di considerare l’Afghanistan un paese “sicuro”, domani Amnesty International, il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati, Save the children e la coalizione “Non rimandate indietro gli afgani” manifesteranno di fronte al Parlamento europeo facendo volare degli aquiloni rossi in cielo in occasione di una riunione tra i parlamentari e la Commissione europea dedicata a questo tema.




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