lunedì 4 aprile 2022 - Laura Tussi

Noi non ci arruoliamo. Voci contro la guerra

NOI NON CI ARRUOLIAMO Trasmissione Televisiva
Noi non ci arruoliamo. Voci contro la guerra
Report/sintesi di Laura Tussi
La società civile si sta mobilitando con tutti i mezzi per creare un tessuto sociale consapevole dei rischi che tutti noi stiamo attraversando.
 
Migliaia di persone scendono in piazza per dire NO a possibili escalations militari e quindi è importante discutere su cause e alternative a questa situazione di paura globale.
Questo di Contropiano uno dei tanti incontri online che stanno lavorando in tal senso per costruire la pace e quindi è importante darne massima evidenza.
Alessio Ramaccioni presenta il titolo del tema dello spazio di Contropiano sulla guerra analizzata dal punto di vista politico e dell’informazione e dell’economia da quando si respira un clima da interventismo sdoganato dai mezzi di comunicazione di massa.
Giorgio Cremaschi dice che siamo di fronte a una propaganda di guerra violenta per cui chi non è disposto a fare la guerra è schiavo del nuovo Hitler ossia Putin.
Ma la grande maggioranza del paese chiede misure politiche e compromessi di pace con Putin per fermare la guerra.
La nostra posizione è una spiegazione perché noi non siamo filo Putin.
Ma neanche con la Nato.
Questa invasione di Putin è l’ultimo capitolo di aggressione di Stati Uniti e Nato nei confronti di tutto il mondo.
Non ci sono buoni e cattivi nelle relazioni mondiali, ma il diritto e la legalità internazionali.
Tutte queste guerre imposte dalla Nato sono inaccettabili e la guerra dovrebbe essere cancellata come strumento delle relazioni internazionali.
Ci vorrebbe una corte internazionale contro i crimini di guerra.
Siamo di fronte al fatto che per la prima volta non è la Nato che decide i buoni e i cattivi, ma la Russia.
Adesso anche il governo russo ha sconvolto tutti questi equilibri. L’Italia è in una guerra che non impegna direttamente i nostri soldati, ma i mercenari, i volontari eccetera.
Un coinvolgimento anche perché mandiamo le armi e siamo coinvolti per una serie di escalations.
Il primo paese europeo che perseguita gli Lgbt ed è contro l’aborto è la Polonia che sta trascinando i paesi più riluttanti verso impegni militari più forti in alleanza con la Nato.
La Polonia è il primo stato violatore dei diritti umani in Europa.
È uno Stato fascista. Noi siamo contro le logiche di guerra, mentre tutte le autorità ci portano verso un’escalation militare. Vi è un modo per fermare la guerra? La sensazione è che le nostre autorità vanno verso la terza guerra mondiale.
Per fermare la violenza, occorre fermare le armi con trattative e negoziati di pace. La guerra genera guerra. Occorrono compromessi di pace.
Costantino Saporito: ho vissuto la guerra in Jugoslavia e noi abbiamo deciso di partire per dare assistenza ai profughi. Noi portiamo in salvo i profughi verso i luoghi sicuri e sempre per portarli fuori dalla guerra perché diciamo basta guerra: è tutto assurdo. A tutti chiediamo cosa volete e loro rispondono: la pace. La mia testimonianza di persona normale è quella di prendere i profughi, gli ultimi della terra e di un processo che è quello di distruzione che produce tanti profughi che hanno bisogno.
Bisogno di tutto.
Occorre un nuovo inizio di integrazione totale.
La mia è una testimonianza di viaggi per salvare i profughi.
L’unica cosa è portare la gente verso luoghi sicuri perché le vittime reali della guerra sono vecchi, i bambini e le donne.
Mi devo occupare di questo viaggio di salvezza.
Per salvare i profughi. Apriamo le porte delle case e del cuore a chi scappa dalla guerra in maniera totale globale.
Giorgio Beretta: l’Unione Europea vuole inviare armi in Ucraina che finiscono nelle mani del battaglione Azov di dichiarata ispirazione nazista.
Al contrario occorre portare le due parti al tavolo delle trattative. I nostri politici hanno abdicato al proprio ruolo diplomatico.
La richiesta di cessate il fuoco, di ritiro delle truppe dalla Russia e risarcimento all’Ucraina, il ritiro dei contingenti nato in est Europa che stanno continuando aumentare: questo noi chiediamo.
Altrimenti è una logica sbagliata. Chiediamo l’autonomia della Repubblica del DonBass sul modello del sud Tirolo e dell’Alto Adige.
L’Ucraina decide il proprio corso politico, ma deve dare autonomia a queste regioni.
L’autodeterminazione di un popolo non deve essere a discapito del popolo stesso né della sicurezza internazionale, ma la possibilità all’Ucraina di fare accordi commerciali con l’Europa bisogna darla. La questione commerciale bisogna tenerla aperta. L’altra questione dirimente è quella che occorre pensare a un modello di difesa europeo alternativo rispetto alla Nato che va sciolta. La Nato sta diventando un motivo di insicurezza a livello mondiale.
Vi sono molti interessi di lobby e di politici nell’industria militare.
È sempre più necessario un diverso modello di difesa europeo di tipo difensivo e sostenibile che contempli la difesa civile non armata e non violenta. Alex Langer diceva che è venuto il momento di mettere in campo i corpi civili di pace e di intermediazione e interposizione.
Invece i paesi europei continuano la rincorsa al riarmo. Bisogna ripensare il modello di difesa e sicurezza innovativo e alternativo.
Nicoletta Dosio: in valle sappiamo cosa significa occupazione militare. La nostra valle è occupata militarmente dai militari dal 2011. Anche il nostro paese è strumento e attore di una guerra con l’Europa di Maastricht del 1991 con la prima guerra del Golfo. Noi stiamo dalla parte di tutti i popoli che subiscono la guerra.
Rosa Luxemburg diceva che il militarismo e la guerra sono uno spreco enorme che avvantaggia solo le classi capitaliste. Brecht diceva che la guerra che verrà non è la prima e fra i vinti la povera gente fa la fame e tra i vincitori la fame la fa sempre la povera gente.
Dalla nostra valle che è luogo su cui si applica lotta penale al nemico diciamo no alla guerra.
La nostra valle è percorsa dai profughi che fuggono da guerre e fame.
La Polonia e l’Ungheria non lasciano passare i profughi. Siamo dalla parte di chi è contro la guerra.
Attuiamo la lotta contro la Nato: no alla Nato.
Mio nonno morì al fronte nella prima guerra mondiale per polmonite fulminante. Lui era contro la guerra. Non sparava avanti, ma solo in alto, perché non vedeva nemici davanti a sé, ma solo esseri umani.
Sergio Cararo: in questi giorni si tiene il vertice tra Nato e consiglio europeo. Vi è un forte incremento delle spese militari e l’aumento di fondi per l’esercito e per il complesso militare industriale europeo.
Draghi ha detto che il primo problema è quello dei Balcani. Non vorrei che il primo test della bussola strategica europea siano ancora i Balcani. È qualcosa di inquietante. L’informazione di guerra è colta però in contropiede dalle manifestazioni per la pace.
Le manifestazioni sul territorio di questioni popolari hanno fatto saltare il solito schema sui pacifisti. I manifestanti di Roma come a Pisa dove sono stati bloccati i voli carichi di armi verso l’Ucraina. Due pezzi di società mobilitati contro la guerra.
La società italiana non coincide con le scelte del governo e del parlamento. Vi è una divaricazione tra la società reale e la società politica.
La società non vuole inviare armi.
Conclusione di Giorgio Cremaschi: noi siamo di fronte a una feroce propaganda di guerra che lascia un vuoto che il popolo sta riempiendo trattando e manifestando per la pace. Sconfiggere la Russia significa la terza guerra mondiale e il governo pensa che la società non sia in grado di capire questo.
Occorre combattere la guerra e lo spirito guerrafondaio ricominciando a discutere come si fa la pace.
Noi abbiamo un’élite politica ed economica che vuole la terza guerra mondiale contro la volontà della maggioranza della popolazione italiana.



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