venerdì 28 dicembre 2012 - UAAR - A ragion veduta

Nel Trentino dell’“educazione religiosa” cattolica

La notizia che in quel di Fierozzo (TN) si sia soliti far pregare e far fare il segno della croce ai bambini prima di pranzare alla mensa della scuola dell’infanzia trovò, due mesi fa, una certa risonanza. L’Uaar presentò istanza di accesso agli atti concernenti la vicenda. L’ufficio Infanzia del Servizio Istruzione della Provincia Autonoma di Trento le ha risposto.

Una situazione desolante

La Provincia scrive che “non è stato adottato alcun provvedimento”: a quanto pare, l’usanza è tale da tempo immemore e non è in alcun modo disciplinata. Non essendoci atti che impongano il rito, non c’è purtroppo nemmeno nulla giuridicamente impugnabile. Ovviamente, imporre pratiche religiose ai piccoli potrebbe comunque rappresentare una violazione della libertà di coscienza, ma nessun genitore se ne è sinora lamentato, e non è quindi possibile avviare un’azione antidiscriminatoria.

La risposta della Provincia informa inoltre che “nella scuola sono stati avviati una riflessione e un confronto informale con le famiglie coinvolte sul tema dell’educazione religiosa e dei suoi risvolti didattici”. Parrebbe un passo avanti. Ma non lo è. Perché in materia di “educazione religiosa” la Provincia ha i suoi Orientamenti, in vigore fin dal 1995. E ci ha invitato ad approfondirli.

Bene. Anzi, male. Vi si può infatti leggere che, nelle scuole dell’infanzia trentine, “attraverso vissuti di tenerezza, di felicità, di indipendenza e di intraprendenza – nel quadro di una esperienza personale intessuta anche di regole, norme, condizionamenti, insuccessi – si consente lo sviluppo di una visione etica e religiosa della vita”. Che “la scuola dell’infanzia sostiene il bambino nel processo di costruzione della propria identità personale (cognitiva, sessuale, sociale, affettiva, morale, religiosa) strutturando esperienze umane ricche di meraviglia, aperte al trascendimento di sé”. Che “al bambino vengono offerte risposte da parte di sistemi plurimi di significato, tra i quali la religione si pone come sistema concreto di risposta alle domande di senso all’interno di un determinato contesto storico, culturale e simbolico che ne consente la strutturazione e ne definisce la peculiarità”. Che “i valori evangelici” sono “elementi di rilevante importanza del progetto educativo che riguarda” il bambino.

La Provincia di Trento, se non si fosse capito, con l’espressione “educazione religiosa” non intende l’insegnamento della religione cattolica. Ma un qualcosa che permea tutta la scuola dell’infanzia. Precisa infatti che “un proficuo inserimento dell’educazione religiosa nella programmazione educativa della scuola dell’infanzia pone in primo piano:
- gli eventi fondamentali della vita;
- i segni del cristianesimo cattolico che caratterizzano il territorio nella scansione del tempo e nella organizzazione degli spazi, nei richiami alle fonti bibliche e alle persone che in esse rappresentano il nucleo essenziale del cristianesimo, nelle festività e nelle celebrazioni, negli atteggiamenti e nei comportamenti individuali e collettivi, nelle figure e personalità religiose, nelle espressioni poetiche, figurative e musicali”.

Va doverosamente aggiunto che gli Orientamenti invitano a prestare “particolare attenzione” anche “alla valorizzazione della diversità di posizioni religiose e non religiose presenti nel vissuto dell’interazione educativa. In questo senso, è di centrale importanza promuovere il confronto aperto e la collaborazione fra esperienze culturale e religiose diverse”. Cosa che difficilmente potrà accadere in un contesto esclusivamente cattolico, e in cui è “tradizione” far dire ai bambini la preghierina prima di mangiare. La situazione, tuttavia, è persino peggiore di quanto mostrano gli Orientamenti.

I “Pensieri di cielo” cattolici

La Provincia ci ha infatti allegato alla risposta un recente libro “che illustra e rappresenta sostanzialmente la linea che la Provincia adotta in questo ambito”. Il dono è intitolato Pensieri di cielo: l’educazione religiosa nelle scuole dell’infanzia provinciali del Trentino. L’editore è la Provincia stessa. Per capire dove vuole andare a parare è sufficiente leggere il curriculum dei quattro autori: Enrico Delama, già direttore dell’Osservatorio socio-pastorale della Diocesi di Trento; padre Matteo Giuliani, già preside della Scuola diocesana di formazione teologica dell’Alto Adige, ora docente di “didattica della religione”; Pina Tromellini, autrice di libri cattolici per l’infanzia; Alessandro Martinelli, direttore del Centro per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Trento. Un pensiero unico e totalizzante, che non ha nulla da invidiare al breznevismo.

Il testo l’abbiamo comunque letto. Trovando l’inevitabile conferma delle premesse.

Vi si trova scritto, per esempio, che nell’ordinamento italiano non ci sono “ostacoli al libero svolgimento di atti di culto nella scuola”: “peccato” vi sia diverse leggi (la 449/1984, per esempio), che il buon padre Giuliani sorprendentemente non conosce, che vietano cerimonie di culto durante l’orario scolastico. Nel testo c’è inoltre la cattolicizzazione dell’albero di Natale, che a detta del religioso “fonde il simbolo dell’albero del paradiso […] con le luci che richiamano la vittoria di Cristo sulle tenebre del male”. C’è anche l’introduzione, in capo all’insegnante, del “compito di aiutare [i bambini] a individuare i significati di quanto costituisce lo spazio eloquente della chiesa”, che dunque tanto “eloquente” evidentemente non è. Si danno indicazioni su come rispondere ai piccoli che devono far fronte a una “esperienza del male”, invitando a “non parlare del Dio onnipotente”, quanto piuttosto del “Dio grande e santo che sostiene ogni cosa nelle sue mani, anche se in modo a noi incomprensibile”. C’è l’invito a “educare alla spiritualità”, a “fare anima”, nella convinzione che l’uomo non possa non essere “religioso”. Si sostiene che “la preghiera personale appartiene anche ai laici”, e non manca la precisazione che la laicità è cosa diversa dal laicismo, “che propugna, anche brutalmente, la necessità di una totale assenza di religione dallo Stato”.

I non credenti sono gli illustri assenti da questo sedicente “percorso educativo”. Dati alla mano, rappresentano la convinzione del mondo più presente in provincia, dopo quella cattolica. Ma nessuno se ne interessa di loro: i figli degli atei e degli agnostici sono solo carne da catechesi. Si blatera di “dialogo” e di “spazi di confronto”, ma sono al massimo momenti interreligiosi, comunque guidati da cattolici. Si percepisce che l’islam sta cominciando a rappresentare un problema, ma la soluzione è comunque lasciata ai preti.

Non siamo purtroppo riusciti a individuare quanto sia costata ai contribuenti la pubblicazione del libro. Sicuramente parecchio, visto la qualità della carta e la presenza di numerose immagini a colori. Nell’introduzione, l’assessore (ed editore) Marta Dalmaso scrive di un percorso “raccontato da più voci”. Sarà. A noi è sembrato di ascoltare sempre la stessa. Anche quella dell’assessore non si distingue: di lei, eletta in una giunta di centrosinistra, si può leggere sul sito della Provincia che è “laureata presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano”, “docente presso il Collegio Arcivescovile di Trento”, “proveniente dal mondo del volontariato e dell’associazionismo cattolico”.

Per noi cittadini laici, per noi genitori, per noi Uaar, è venuto il tempo di interrogarsi seriamente su ciò che facciamo, su ciò che possiamo fare, su ciò che dobbiamo fare per avere una scuola di tutti che sia realmente laica.



2 réactions


  • (---.---.---.202) 28 dicembre 2012 14:46

    Qualche volta perchè non commentate con la stessa intensità la moltitudine di fedeli musulmani che preferiscono eludere le scuole statali e mandare i propri pargoli alle scuole islamiche dove,in alcune di esse, devono imparare a memoria il corano? Non sono forse anche loro credenti? Mica avete paura di qualche reazione o non c’è sfizio visto che non sono cristiani? Dimostrate i vostri attributi attaccando, in qualità di atei, anche l’Islam e il loro credo.Vogliamo vedere fino a che punto l’uaar e chi ne fa parte abbia i cosiddetti...forza, coraggio, fate vedere se siete leoni o innocui micetti! 

     


  • (---.---.---.180) 5 gennaio 2013 15:22

    Questo signore è un pallonaro cosciente, e AGORAVOX farebbe bene ad escluderlo e non consentirgli di spargere letame: consentire a chiunque di scrivere qualsiasi cosa, non è segno di democrazia, ma di acquiscente connivenza.


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