mercoledì 7 aprile 2021 - Riccardo Noury - Amnesty International

Myanmar, le forze armate sparano per uccidere: con proiettili italiani?

Il 4 marzo Amnesty International aveva lanciato l’allarme: l’esercito di Myanmar, al potere dopo il colpo di stato del 1° febbraio, “spara per uccidere”.

Un allarme confermato dall’annuncio fatto il 26 marzo che, in occasione della Giornata delle forze armate, i militari avrebbero sparato alla testa e alle spalle dei manifestanti. Detto fatto: il giorno dopo vi sono stati almeno 100 morti, tra cui un bambino di cinque anni.

Ad oggi, secondo l’Associazione di assistenza ai prigionieri politici i manifestanti uccisi sono oltre 500, quelli arrestati oltre 2570.

Ma la notizia ancora più sconvolgente l’hanno data i pochi giornalisti investigativi rimasti in libertà: riguarda il ritrovamento di bossoli di proiettili prodotti dall’azienda livornese Cheddite Srl.

La Rete italiana per la pace e il disarmo e Amnesty International Italia hanno cercato di ricostruire come ciò sia stato possibile, nonostante l’embargo sulle armi in vigore dal 1999.

Le due organizzazioni italiane hanno iniziato a cercare informazioni riguardo al lotto col codice Produzione 1 luglio 2014 – Lotto 1410?807 (il punto interrogativo identifica un numero non riconoscibile), ricostruito grazie alle immagini dei bossoli.

Hanno verificato che la società turca Yavaşçalar YAF, un marchio della società turca Zsr Patlayici Sanayi A.S., utilizza proiettili di gomma con componenti di munizioni prodotte dalla società Cheddite.

Da un’attenta analisi del registro del commercio internazionale delle Nazioni Unite (Comtrade) risultano nel 2014 diverse forniture di fucili e munizioni dalla Turchia a Myanmar: si tratta, nello specifico, di 7.177 tra fucili di tipo sportivo o da caccia per un valore di 1.452.625 dollari con in aggiunta 2.250 “parti e accessori” e di 46mila munizioni del valore di 223.528 dollari.

Di fronte a questi dati, le organizzazioni hanno chiesto di conoscere se gli accordi di licenza di esportazione con Zsr Patlayici Sanayi A.S consentono in qualche modo l’esportazione di munizioni riportanti il marchio Cheddite in Myanmar; se l’azienda turca può esportare, più o meno direttamente, munizioni col marchio Cheddite in Myanmar e specificatamente alle forze di polizia e di pubblica sicurezza di quel paese; e se tutto ciò sia avvenuto col consenso della Cheddite.

I Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, approvati all’unanimità dal Consiglio dei diritti umani nel giugno 2011, prevedono che le aziende produttrici di armi siano tenute a valutare i rischi non solo nelle operazioni aziendali e lungo la catena di approvvigionamento, ma nell’utilizzo finale dei loro prodotti – incluse parti e componenti –una volta acquisiti dalle forze armate o delle forze dell’ordine.

Le risposte si fanno attendere.

 




Lasciare un commento