sabato 25 febbraio 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Myanmar, indagini inadeguate sui crimini contro i rohingya

Come denunciato all’inizio di questo mese da un drammatico rapporto dell’ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, i crimini contro i rohingya – la minoranza musulmana di Myanmar, cui le autorità negano persino il diritto di cittadinanza – proseguono senza sosta.

L’estensione e la gravità degli attacchi contro i civili rohingya (uccisioni, stupri, esodi forzati a seguito degli incendi dei villaggi) hanno spinto le organizzazioni per i diritti umani a parlare di crimini contro l’umanità.

Mentre la Nobel per la pace Aung San Suu Kyi continua a tacere, le autorità di Myanmar hanno istituito tre distinte commissioni, del tutto prive d’indipendenza e non in grado o non intenzionate a fare luce su quanto accaduto nel nord di Myanmar, esattamente nello stato di Rakhine, da ottobre a questa parte.

Della composizione del principale di questi organismi, la Commissione d’indagine, avevamo già parlato qui. Particolarmente grave e sconcertante, nei mesi del suo operato, è stata l’assenza di qualunque forma di protezione per le vittime e i testimoni, di alcune e di alcuni dei quali sono stati addirittura fatti circolare sulla stampa locale nomi e fotografie. Due sopravvissute allo stupro hanno visto i loro racconti pubblicati sui giornali.

A gennaio, dopo aver visitato lo stato di Rakhine per appena tre giorni, la Commissione d’indagine ha diffuso il suo rapporto preliminare: senza fornire alcuna prova, ha stabilito che le forze di sicurezza si sono comportate bene e non hanno commesso alcuna violazione nei confronti dei “bengalesi” (così chiamati per ribadire ancora una volta la versione ufficiale: i rohingya non sono birmani ma persone immigrate dal Bangladesh).

La Commissione avrebbe dovuto presentare il suo rapporto conclusivo il 31 gennaio ma la data è stata rinviata a tempo indeterminato.

Tutto bene anche secondo le altre due commissioni, interne alla polizia e all’esercito e composte esclusivamente da poliziotti e soldati: difficile che potesse andare diversamente.

Le richieste delle organizzazioni per i diritti umani affinché le Nazioni Unite promuovano l’istituzione di una commissione internazionale indipendente d’inchiesta diventano sempre più urgenti.




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