mercoledì 8 febbraio 2023 - Riccardo Noury - Amnesty International

Myanmar, il secondo anniversario del colpo di stato

Due anni dopo il colpo di stato del 1° febbraio 2021, l’esercito di Myanmar continua ad arrestare arbitrariamente, torturare e uccidere nella più completa impunità. È quanto ha denunciato ieri Amnesty International, sollecitando un’azione globale per porre fine a 24 mesi di assalto ai diritti umani, compresi crimini di guerra e possibili crimini contro l’umanità.

Dal colpo di stato sono state uccise quasi 3000 persone, oltre 13.000 sono detenute in condizioni inumane, gli sfollati sono un milione e mezzo, almeno 100 detenuti sono stati condannati a morte e quattro impiccati e, infine, sette milioni e 800.000 bambine e bambini non possono andare a scuola.

L’assalto dei militari nei confronti di chiunque sia sospettato di opporsi al loro dominio ha generato un clima di paura e causato gravi violazioni dei diritti umani, compresi attacchi aerei e terrestri contro le popolazioni civili.

Se l’esercito di Myanmar ha potuto fare tutto questo, è stato anche grazie alla risposta incredibilmente inadeguata della comunità internazionale di fronte a una crisi che, oltretutto, rischia di essere dimenticata.

La recente, storica, risoluzione del Consiglio di sicurezza è stata apprezzata ma non basta: i governi devono esercitare maggiori pressioni sulle forze armate, chiedendo loro di scarcerare tutte le persone imprigionate arbitrariamente per aver esercitato in forma pacifica i loro diritti umani.

Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza di riferire la situazione di Myanmar al Tribunale penale internazionale e di istituire un embargo totale che riguardi armi, munizioni, tecnologia a doppio uso, forniture militari e di sicurezza, formazione e ogni altra forma di assistenza destinate alle forze armate di Myanmar.

Agli stati e alle aziende Amnesty International chiede di sospendere la fornitura diretta e indiretta, la vendita e il trasferimento di carburante destinato all’aviazione di Myanmar fino a quando non saranno posti in essere meccanismi efficaci per assicurare che non sarà più utilizzato per commettere gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

 




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