Modica 29 maggio 1921: La strage - fascista- degli umili e degli sfruttati di sempre, nella provincia rossa
Nella storia siciliana degli ultimi centotrenta anni, l’arco di tempo che va dall’ultimo decennio dell’ottocento al luglio 1960, è stato caratterizzato da lotte tenaci ed epiche messe in opera dalle classi subalterne, alla ricerca del riscatto sociale, da parte degli umili, degli sfruttati di sempre.
Molti eventi, drammatici e tragici, furono contraddistinti da plurimi assassinii e stragi, realizzate da un’articolazione di poteri: ceti dominanti, mafia (loro braccio armato), dalle strutture militari rappresentanti lo Stato. Si continuò, con virulenza, fino agli accadimenti drammatici che riguardarono parecchie città del luglio 1960.
L’eccidio che si consumò nella giornata del 21 maggio 1921 alle porte di Modica, passata alla cronica come l’eccidio di “ Passo Gatta” , rappresenta uno degli eventi più insanguinati ed efferati. Sei gli uccisi: Vincenzo Carulli, Rosario Liuzzo, Raffaele Ferrisi, Agostino Civello, Carmelo Pollara, Carmelo Vacirca, diversi i feriti gravi
Bisognerebbe ricostruire in maniera avveduta il contesto sociale e politico in atto in Sicilia ( e in Italia) dalla fine della prima guerra mondiale, per comprendere il senso delle lotte contadine, la ribellione degli sfruttati e degli umili ( proprio nel significato impresso da Giovanni Verga nel suo verismo), la resistenza allo squadrismo fascista.
Però, per sinteticità di scrittura e per il significato di verità delle parole, lo “stato dell’arte” fu descritto mirabilmente nel dicembre 1955, poiché nulla era cambiato - trentaquattro anni dopo -, dal sommo poeta Ignazio Buttitta nel “ Lamento per Turiddu Carnevali “.
Così, nel percorso dei versi dedicati al sindacalista ucciso dalla mafia a Sciara il 16 maggio 1955 , descrive, con parole crude e schiette, più forti di un trattato storico - sociologico, la drammatica situazione in essere:……. “ Arricugghiu li poveri, amurusu, li dorminterra, li facci a tridenti“……..”I poveri radunò con tanto amore, i dorminterra, le facce a tridente, i mangiapoco con il fiato chiuso: il tribunale dei penitenti; di questa carne fece lega e polso e arma per combattere i potenti di quel paese esiliato e scuro dove la storia aveva trovato un muro”.
Questo era il contesto che caratterizzava la Sicilia alla fine del primo grande massacro mondiale, e nello specifico la provincia di Ragusa contrassegnata da una struttura socio-economica essenzialissime basata sulla coltivazione della terra.
Una condizione, da sempre immutata, fin dagli “albori della civiltà”, quando la stragrande maggioranza della popolazione cercava di sopravvivere in povertà perenne lavorando, sfruttata, nelle terre, da memoria antica perennemente in mano dei latifondisti, padri padroni dell'isola, in alleanza stretta con i poteri della nobiltà parassita e, poi, con il braccio armato della mafia, e , quindi, in successione, prima con i fascisti, e poi con il potere politico-affaristico-mafioso.
In quella fase storica, nei primi anni del novecento, specie nelle grandi aree urbane isolane, Catania e Palermo in particolare, già crescevano importanti nuclei industriali e considerevole attività di artigianato avanzato. A Palermo un rilevante nucleo di metallurgiche, a Catania siti articolati dell’industria e importanti strutture produttive operanti nella lavorazione e trasformazione dello zolfo. Le aree interne della Sicilia continuava intenso lo sfruttamento, anche in età infantile, dei lavoratori delle miniere per l’estrazione di questa importante materia prima, con grande peso nell’esportazione. I grandi movimenti di lotta dei lavoratori avevano già fatto nascere le Camere del Lavoro: a Palermo nel settembre del 1901, fondata da Rosario Garibaldi Bosco – uno delle guida principali nell’isola del Movimento dei Fasci siciliani, represso in maniera violenta e sanguinario dai governanti monarchici tra il dicembre 1893 e il gennaio 1894 che provocarono quasi cento uccisi -, a Catania il 19 luglio 1903, presidente Giuseppe De Felice Giuffrida – tra i più importanti organizzatori dei Fasci Siciliani, il sindaco catanese più famoso dall’unità d’Italia -; raccontano le cronache che all’inaugurazione della Camera del Lavoro sita nel palazzo dei Chierici , nella centralissima piazza Duomo erano presenti ventimila lavoratori. Nel 1919 a rilevantissimo supporto della Camera del lavoro di Catania venne dal nord, inviata dal partito socialista, la sindacalista socialista rivoluzionaria Maria Giudice, con funzioni di intervento in tutta l’area regionale. Poche settimane addietro a Catania si è svolto un importante convegno in sua memoria .
Già, dalla fine dell’ottocento, a seguito della repressione dei Fasci siciliani, dalla Sicilia si era determinato un rilevantissimo processo di emigrazione. In meno di trent’anni, fino alla presa violenta del potere da parte della dittatura fascista, in centinaia di migliaia fuggirono dalla Sicilia ( uomini, donne e bambini), dalla fame e dalle sofferenze quotidiane. In quella fase la “terra promessa” era l’America, del nord e del sud.
Dalla fine della prima guerra mondiale, in particolare dal 1919 al 1921, la Sicilia fu caratterizzata da un’imponente movimento di lotta dei lavoratori delle principali strutture produttive: contadini, industria, minatori …... Grandi eventi di occupazione delle terre da parte dei contadini affamati, scioperi pressanti di grande rilievo nei tessuti industriali isolani e nelle miniere. Quella fase fu chiamata il “biennio rosso” siciliano, utilizzando la stessa terminologia che in maniera originaria appellava i grandi movimenti di scioperi e rivendicazioni che contemporaneamente si svolgevano nelle fabbriche del nord Italia.
Il partito socialista ( in diversi casi affiancato dal partito popolare e dalle organizzazioni sociali loro connesse ) e l'organizzazione sindacale delle Camere del Lavoro della Cgil, guidando le lotte, si consolidarono in tutte le provincie siciliane, accrescendo in maniera molto importante la presenza e l'iscrizione, diventando punto di riferimento prioritario dei lavoratori dei diseredati in genere, nelle campagne e nelle città, per le terre, lottando e scioperando per l’aumento dei salari e la definizione dei nuovi contratti di lavoro. Importanti, in quel periodo, i risultati elettorali furono acquisiti dal partito socialista.
A Palermo il 14 ottobre 1920 fu ucciso dalla mafia Giovanni Orcel segretario dei metalmeccanici della Fiom ( già firte e ben radicata). In particolare nelle campagne il potere latifondista reagì con grande violenza, supportato dalla mafia, dai nazionalisti, dai fascisti che ormai si stavano organizzando in Sicilia; anche i militari ( delle varie strutture) si schierarono, “operando sul campo” …..non certo a favore di coloro che richiedevano pane, giustizia e libertà. Parecchi sindacalisti e capo lega vennero uccisi.
Un biennio contraddistinto da continue violenze, assassinii ed eccidi nei riguardi dei contadini e dei lavoratori, con molte decine di morti, gli eventi più tragici a : Riesi, Gela, Randazzo, Centuripe, Comiso.
Nel ragusano intense furono le lotte di rivendicazioni, anche contro il carovita che colpiva duro i proletari. Oltre a Ragusa il movimento si sviluppo nei principali centri cittadini: Vittoria, Modica, Comiso, Pozzallo….
Il partito socialista che era strutturato in maniera molto importante nelle elezioni comunali del 1920 ottenne risultati di grande rilievo conquistando la maggioranza in otto dei tredici comuni interessati al voto: Ragusa superiore, Acate, Comiso, Ispica, Modica, Pozzallo, Scicli, Vittoria; i socialriformisti conquistarono Ragusa inferiore, Giarratana e Monterosso. La recente capacità di mobilitazione dei ceti sfruttati e poveri aveva dato un risultato inaspettato assolutamente eccezionale, di segno diverso ai risultati delle elezioni politiche dell’anno precedente, ove il militante più in vista del partito socialista Vincenzo Vacirca era stato eletto in un collegio dell’Emilia, a Bologna.
La risposta padronale, dei proprietari latifondisti e terrieri, dei nazionalisti e dei fascisti che iniziavano a organizzarsi militarmente nell’area del ragusano / e del siracusano collegato, venne fuori presto, forte e brutale, in maniera nuova e inaspettata. L’uso della violenza spietata divenne il collante “ideologico” di queste bande e dei loro promotori, da praticare, singolarmente contro socialisti e sindacalisti o in maniera tragicamente appariscente e plurale contro le strutture politiche e sindacali, dei movimenti dei lavoratori, e i luoghi amministrativi che erano stati conquistati con le democratiche elezioni.
Il 1921 (come ampiamente avvenne in Italia) fu un anno contraddistinto da atti di violenza squadristica gravissimi nel ragusano e, in Sicilia. Innumerevoli furono gli eventi di aggressioni e assassinii – nel corso dell’anno precedente molti atti di violenza erano stati consumati in diverse località contro i lavoratori, il partito socialista, il sindacato e le amministrazioni di sinistra, il 15 marzo fu occupato il municipio di Vittoria - ; 7 aprile a Scicli furono saccheggiate e incendiate la Lega contadina e la chiesa metodista; 9-10 aprile a Ragusa, in piazza S. Giovanni, i fascisti attaccarono a colpi di pistola una manifestazione socialista con la partecipazione dell’on. Vacirca: tre gli uccisi, Rosario Occhipinti, Carmelo Vitale, Rosario Guerrieri, oltre 50 feriti, dopo gli squadristi assalirono e incendiarono la Camera del Lavoro, le sedi delle leghe dei contadini e degli operai, la sezione socialista; Modica, 18-19 aprile occupazione e distruzione della Camera del Lavoro, costretti alle dimissioni gli amministratori socialisti, assalita l’abitazione dell’on. Vacirca, bandito dalla città dai fascisti; in caso diverso sarebbe stato ucciso. Nella prima parte dell’anno in parecchi comuni amministrati dal partito socialista i Municipi furono presi d’assalto dalle bande squadristiche, a : Comiso, Modica, Pozzallo, Scicli, Ragusa, Vittoria, costringendo con la violenza alle dimissioni gli amministratori cittadini.
Il dato è che con il 1921 nell’area del ragusano i fascisti si organizzarono in maniera strutturale, aprendo sezioni, incrementando squadristi, iscritti e le disponibilità finanziarie concesse da coloro che si sentivano “disturbati” dalle rivendicazioni dei lavoratori. Nell’aprile del 1921 veniva inaugurata la sezione a Ragusa superiore.
Il 15 maggio 1921 si svolsero le elezioni politiche nazionali per l’elezione della Camera dei deputati, il partito socialista con oltre il 24% dei voti fu al primo posto ( il Pci, nato il 21 gennaio dello nstesso anno aveva avuto il 4,61%). Un risultato positivo c’era stato anche nel ragusano, e l’elezione dell’on. Vacirca.
Fu in questo quadro che a Modica il 29 maggio si svolse l’eccidio in contrada “ Passo Gatta”.
Quella mattina un corteo di lavoratori, oltre 1500 i partecipanti che si erano radunati nella detta contrada, alla periferia della città, per protestare contro le reiterate violenze che nel corso delle ultime settimane erano state condotte contro le organizzazioni sindacali, sociali e politiche della sinistra Il corteo aveva iniziato il suo percorso muovendo verso la via Roma. Varie fonti evidenziano che in quell’area stazionava un forte presidio di carabinieri e soldati. Improvvisamente, in quella strada, quando i manifestanti erano arrivati “ a tiro”, da alcuni edifici circostanti ( strutture urbane basse, come si usava in quegli anni) - dove si erano collocati gli squadristi fascisti - si iniziò a sparare forsennatamente contro i lavoratori. Una strage preparata in maniera preventiva. Molti, decine e decine, i feriti. In alcune cronache viene riportate che successivamente tre feriti colpiti dalle fucilate fasciste perirono, portando, quindi, a nove gli uccisi, , - lavoratori , socialisti e anarchici- A terra, assassinati, rimasero “i dorminterra, le facce a tridente, i mangiapoco con il fiato chiuso”…..
La violenza fascista, supportata in particolare dai grandi proprietari terrieri, continuo’, mese dopo mese, nel ragusano e in tutte le provincie siciliane, uccidendo decine di persone, molti i feriti. Tra i tanti brutali episodi si evidenzia, poiché era presente, Maria Giudice, l’evento tragico di Lentini ( Sr) del 10 luglio 1922 ( il paese era amministrato dai socialisti, dato che nelle elezioni amministrative dell’autunno 1920 avevano ottenuto 24 seggi comunali su 30). La sindacalista socialista dopo avere svolto un appassionato intervento venne arrestata. Nacquero furibondi scontri con le forze di polizia e un nutrito gruppo di fascisti-nazionalisti, che durarono tutta la notte: quattro gli uccisi, 50 i feriti.
Poi, nell’ottobre del 1922, il colpo di stato fascista ( sostenuto dalla monarchia regnante ) con la cosiddetta “ marcia su Roma”. Il buio e le distruzioni della varie guerre fasciste calarono sull’Italia. La Libertà fu riconquistata ventitré anni dopo con la Lotta di Liberazione.
VIDEO “ 29 maggio 1921, iu, Turiddu Ciaramunti, c’era “
(domenico stimolo - per Lettera di Memoria e Libertà -)
La lapide posta sul lugo dell'eccidio