Milei e Bukele, affettuosità e visioni comuni tra nemici dei diritti umani
Tra il presidente dell’Argentina, Javier Milei, e il suo omologo salvadoregno, Nayib Bukele, ci sono rapporti molto affettuosi e visioni comuni sul modello di società.
Si era già notato a giugno, in occasione della cerimonia ufficiale d’insediamento di Bukele, al suo secondo mandato da presidente di El Salvador, osservato con un po’ d’invidia da Milei, che si considera “solo” al primo. La conferma è arrivata in questi giorni, nel corso dell’incontro bilaterale di Buenos Aires.
Nei due paesi sono in atto un profondo deterioramento della libertà di espressione e una marcata chiusura dello spazio civico.
Da un lato, in El Salvador, il paradigma sicuritario della lotta alle “pandillas”, le bande criminali, e il conseguente stato d’emergenza hanno prodotto decine di migliaia di detenzioni arbitrarie, maltrattamenti e torture, violazioni del giusto processo e la progressiva criminalizzazione delle persone in stato di povertà.
Dall’altro, in Argentina, al mantra della libertà economica, Milei ha aggiunto la violenza dello stato contro la libertà di espressione. La risposta alle proteste pacifiche contro le politiche del governo è sempre più brutale, tra arresti arbitrari, intimidazioni alla stampa e uso eccessivo della forza.
In vista, secondo le cronache, c’è la costituzione di un’alleanza regionale sulla sicurezza: altre violazioni dei diritti umani in arrivo?