mercoledì 14 ottobre 2009 - Damiano Mazzotti

Meno ricchi e più Ricca…

Nel libro “Alza la testa!” (www.chiarelettere.it), un gruppo di cittadini attivisti contesta alcuni rappresentanti delle varie caste di potere attraverso interviste impreviste. Tra i prescelti ci sono Andreotti, D’Alema, Dell’Utri, Fassino, de Bortoli, Mieli, Vespa, Geronzi, Profumo, Ricci, ecc.

L’autore è Piero Ricca, la testa d’ariete di questo gruppo di cittadini che si sono attivati a difesa della costituzione e della democrazia (www.pieroricca.org). Inoltre l’opera è corredata e venduta insieme ad un gustoso Dvd, che raccoglie alcuni dei migliori assalti democratici di questi moderni e informali moschettieri al servizio della Costituzione. L’insieme di tutti questi interventi rappresenta quindi un vero e proprio documentario bipartisan sulla menzogna e sull’ipocrisia che circonda molti potenti. Perciò Ricca è uno degli ultimi o dei primi cittadini, senza macchia e senza paura, che hanno deciso di rischiare la faccia in nome della giustizia. Ed è probabilmente l’unico che ha criticato Berlusconi anche ad un convegno di Forza Italia.

Una morale molto limpida del libro è che, in Italia, “Morti gli ideali, restano solo gli interessi. Ormai la politica è il prolungamento degli affari con altri mezzi. La corruzione dilaga a ogni livello della vita pubblica. L’affarismo è la prassi del sistema” (p. 48). L’altra morale è questa: l’assenza di informazione, la sottoinformazione, la disinformazione e la cattiva informazione sono forme di violenza culturale antidemocratica postfascista. Nel libro si parla anche dell’asservimento della Rai ai partiti e del ruolo doppiogiochista della trasmissione “Striscia la notizia”. C’è anche un’intervista al famoso Antonio Ricci (es. in un video di Striscia non c’è la parte con lo sputo, le offese e le minacce di Emilio Fede a Piero Ricca) e segnalo pure l’introduzione incredibilmente sintetica di Marco Travaglio.

Nell’opera si possono ritrovare anche citazioni molto interessanti come queste: “Sono fiero di appartenere a uno Stato in cui un premier può essere investigato come un semplice cittadino” (Ehud Olmert, primo ministro israeliano); “In Italia quando avvengo enormità non succede nulla. Anzi, quanto più un potere diventa straripante, tanto più si attiva un riflesso di genuflessione, di servilismo” (Giovanni Sartori); “La cultura e il metodo mafioso ogni giorno di più diventano prassi diffusa, quasi inavvertita, dimodoché non se ne avverte più l’alterità e il carattere patologico. Stanno tornando a essere quel che erano in passato: una componente della normalità italiana” (Roberto Scarpinato); “I partiti di oggi sono soprattutto delle macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittorii, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune” (Enrico Berlinguer); “Oggi, per instaurare il regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma, né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra essi, sovrana e irresistibile, la televisione” (Indro Montanelli); “Gli opportunisti, i furbi, i venduti ci sono sempre stati. La novità è che costoro ora pretendono di fare tutto, con qualsiasi mezzo, anche il più disonesto”, senza essere indagati, condannati e puniti (Vincenzo Consolo); “Una delle condizioni per uscire dall’abiezione è di riconsiderare con occhi spietatamente critici le nostre radici culturali e i nostri vizi” (Paolo Sylos Labini); “Esiste infatti una realtà innegabile: perché la mafia possa amministrare le sue migliaia di miliardi, debbono pur esserci imprese private e istituti pubblici, uomini d’affari o di politica capaci di garantire l’impiego e la purificazione di quell’ininterrotto fiume di denaro” (Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia); “L’Italia berlusconiana è una signoria telecratica fondata sul denaro” (Franco Cordero); Il maggior nemico della Democrazia è l’indifferenza della maggioranza” (Antonio Gramsci).

Ma la riflessione più profonda emersa da questa lettura è quella relativa all’inattività degli organi di giustizia europea sui fatti del G8 di Genova e le cariche ingiustificate, i pestaggi selvaggi, le sevizie e le torture fisiche e psicologiche riservati a molti italiani e a molti cittadini dell’Unione Europea. Siccome la fantomatica opposizione italiana non ha voluto una commissione di inchiesta sarebbe dovuto intervenire il Tribunale dell’Aia per indagare e mettere sotto stato d’accusa gli autori e i mandanti di questi crimini con l’umanità e la dignità delle persone (il codice penale italiano di derivazione fascista non prevede il reato specifico di tortura e prevede invece il divieto di riunione non autorizzata). Avrebbero dovuto indagare sul Ministro dell’Interno Claudio Scajola, su Gianfranco Fini, “l’ospite d’onore” alla centrale operativa dei carabinieri e naturalmente sul capo della polizia Gianni De Gennaro e sui dirigenti delle varie unità speciali di polizia che hanno insanguinato la caserma di Bolzaneto e le scuole Diaz, frequentate da giovani e innocenti giornalisti italiani ed europei che utilizzavano i computer e la sede messa a disposizione dal Comune di Genova. Chi non sapeva queste cose o era uno psicolabile o uno psicopatico o un idiota di prima categoria da radiare immediatamente dalle forze di polizia. Purtroppo gli “onorevoli” autoeletti ed eterodiretti hanno consentito che un soggetto simile diventasse presidente della Camera dei deputati. C’è solo da sperare che qualche torturato straniero riesca ad ottenere giustizia anche per noi. In Italia è troppo facile dimenticare e non esiste nessuna sanzione reputazionale.

Dunque mi sembra giusto ricordare le parole di un premio Pulitzer americano che descrive i motivi reali della stato comatoso dell’informazione in tutto il mondo occidentale: “Ci sono la crisi economica, il crollo della pubblicità e il cambio delle abitudini dei giovani, ma il problema è che le grandi corporation hanno preteso dai giornali utili del 20 per cento. Per anni hanno strizzato soldi dai quotidiani e ora che li vedono annaspare li buttano via. Dovremmo tornare al giornale… che certo fa utili ma non pensa solo a quello, ci vuole una mentalità completamente diversa che riduca le aspettative e pensi a un nuovo modello di quotidiano. Ma noi siamo colpevoli di essere diventati troppo superficiali, approssimativi, asserviti e poco credibili. Mai cercare scorciatoie: se una fonte ti racconta una cosa e ti chiede di non scriverla, tu non lo puoi fregare, devi onorare la tua parola. E sei fai un errore, devi ammetterlo e correggerlo il prima possibile... Siamo davvero nei guai, ma fare inchieste è quello che ci tiene in vita, che rende i giornali [e i libri] preziosi per il pubblico, si può tagliare su tutto ma non su questo, altrimenti siamo finiti” (Seymour Hersh).

E concludo affermando che sarebbe meglio avere banchieri, politici e giornalisti meno ricchi e più simili a Piero Ricca. Infatti anche se Ricca può apparire irriguardoso, secondo il mio modesto parere si può rispettare solo chi rispetta le regole e le leggi, non chi predica bene e razzola male o chi ti prende per i fondelli e ti frega. La gerarchia non c’entra nulla: in democrazia se il Presidente della Repubblica dice o fa una stronzata istituzionale, tutti hanno il diritto-dovere di criticarla. E a volte, chi vive ai limiti della normalità, criticando, può sfiorare le inarrivabili vette della saggezza.

P. S. La differenza tra il gentiluomo e il galantuomo è che il galantuomo ogni tanto batte i pugni sul tavolo e fa bum! (Paolo Sylos Labini).



2 réactions


  • maurizio carena maurizio carena (---.---.---.230) 14 ottobre 2009 18:52

     come tu ben saprai, sono proprio quelli che "vivono al limite", di qualunque "legalita’ ", quelli che dissentono, quelli che criticano, in una parola quelli che "pensano", che, storicamente, pur sbagliando, hanno sempre fatto progredire la razza umana, ammesso che da quando essa esiste vi siano stati dei progressi e per chi.

     Da Socrate a Russell, passando per Galileo e Giordano Bruno, solo chi ha pensato e lottato, ha tenuto vivo quel fuoco della conoscenza che, si dice, avremmo rubato agli Dei.
     E tu, col tuo articolo di oggi, bello e necessario, hai secondo me dato il tuo modesto contributo a tenere vivo quel fuoco. Un piccolo articolo, ma con parole e idee grandi.

    saluti


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.135) 15 ottobre 2009 01:05

    Grazie della considerazione e in bocca alla comunicazione!


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