domenica 12 maggio 2019 - Doriana Goracci

Mena Mangal, giornalista, una mattina sulla porta di casa a Kabul

«Mi hanno insultato, ricoperto di fango. E ora vogliono uccidermi. Ma io non mi fermo» e invece in un sabato mattina di maggio, alle 7.20, le hanno sparato sulla porta di casa a Mena Mangal, a Kabul.

Non so quanti anni avesse ma era giovane e molto bella, lei Mena Mangal, in alcuni siti Meena Mangal, era giornalista e attivista per i diritti umani, data in sposa nel 2017. Battendosi per i diritti di tutte le donne in Afghnistan, e per i suoi stessi diritti, all’inizio di maggio aveva finalmente ottenuto il divorzio

.Sperava di migliorare le possibilità di istruzione e informazione per i giovani ,impegnata per la Wolesi Jirga- la Camera bassa del Parlamento- aveva lavorato anche per tv private.Dunque dolore e rabbia da parte di attivisti per i diritti delle donne, contro le autorità che l'avevano lasciata indifesa di fronte alle minacce. Afferma Wazhma Frogh, avvocato afghano per i diritti umani e attivista per i diritti delle donne: "Mena Mangal aveva già condiviso che la sua vita era in pericolo; perché non è successo niente? Abbiamo bisogno di risposte .Perché è così facile in questa società,per gli uomini,continuare a uccidere donne con cui non sono d'accordo? Non riesco a fermare le lacrime per la perdita di questa bellissima anima. Ha avuto una voce forte e ha espresso attivamente quella per popolo"

https://www.youtube.com/watch?v=8lRCWWZ22D0

L'Afghanistan rimane il posto più a rischio di morte nel mondo per i giornalisti, che affrontano enormi rischi nello svolgimento del proprio lavoro."In un paese in cui la mia vita è in pericolo come giornalista, voglio che il governo non mostri apprezzamento per il nostro lavoro, ma si concentri su come proteggerci", ha scritto Zalma Kharooty, giornalista afgana su Facebook." Aggiunge: "oggi Mena Mangal domani io."

Dal The Guardian si apprende che negli ultimi due decenni di guerra in Afghanistan ci sono stati numerosi attacchi e omicidi di donne in posizioni pubbliche, tra cui poliziotte e politici, educatori, studenti e giornalisti. Alcuni sono stati presi di mira dagli insorti che si oppongono alle donne che hanno un ruolo nella vita pubblica, mentre altri sono stati attaccati da parenti conservatori o membri della propria comunità. Ma c'è la sensazione che l'ultimo omicidio avvenga in un momento in cui le donne sono particolarmente vulnerabili.

La madre di Mena Mangal denuncia come un fiume in piena in un video, i petali rosa sul viso della figlia, non riescono a coprire il massacro.

Dunque mentre si recava al lavoro, lei consulente per gli affari culturali del Parlamento, è stato uccisa non si sa da quanti,la polizia non è ancora in grado di stabilire se l'omicidio sia di matrice terroristica o di natura privata, la capitale afgana continua ad essere colpita da attentati dei talebani o dell'Isis, ma nessuno finora ha rivendicato l'assassinio della giornalista: non si sa niente, solo dove è successo e che non c'è più.

Doriana Goracci

 

rif: https://www.theguardian.com/world/2019/may/11/afghan-journalist-mena-mangal-shot-dead-in-kabul

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2019/05/11/afghanistan-giornalista-uccisa-a-kabul_7e7ba038-f837-4f4a-a083-bb9944d58522.html

 



1 réactions


  • gilda (---.---.---.162) 12 maggio 2019 16:08

    L’omicidio di questa bellissima ragazza non è riconducibile esclusivamente alla sua professione. Mena Mangal non è stata uccisa perchè giornalista ma in quanto donna giornalista e attivista per i diritti umani. Parliamo di condizione femminile in Italia figuriamoci in Afghnistan dove la violenza sulle donne è un dramma infinito e il fondamentalismo religioso la fa da padrone. Anche io piango per la morte di Mena Mangal e per l’atroce destino delle afghane che sono ancora le prime vittime di omicidi, stupri, lapidazioni e matrimoni forzati. Molte donne si riscattano con lo studio ma conducono comunque vite difficili perchè il loro primo nemico sta nelle istituzioni. Credo, purtroppo, che questo omicidio rimarrà impunito anche se spero il contrario.


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