mercoledì 5 settembre 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Mauritania, scarcerato il leader antischiavista dopo quattro mesi di carcere

Festeggiato da un migliaio di persone arrivate ad accoglierlo fuori dal carcere, Biram Dah Abeid, il leader del movimento antischiavista della Mauritania, è libero insieme ad altri sei compagni di lotta. Almeno per il momento, perché la libertà concessa è provvisoria.

In carcere da oltre quattro mesi, il governo militare del generale Mohamed Ould Abdel Aziz aveva provato a spegnere la voce di Biram Dah Abeid, e forse anche la sua vita, nel disinteresse del mondo. Ma l’impegno dei suoi connazionali e di alcune organizzazioni internazionali ha scongiurato il peggio.

Come ricorderanno le lettrici e i lettori del mio blog, Biram Dah Abeid era stato arrestato la sera del 28 aprile nella sua abitazione, insieme ad altri nove attivisti del movimento abolizionista “Iniziativa di rinascita del movimento abolizionista“. Si erano presentati in 100 in assetto antisommossa, abbattendo la porta e lanciando lacrimogeni anche contro donne e bambini, tant’è che sua moglie e tre dei suoi figli erano rimasti feriti.

Tre degli arrestati erano stati successivamente rilasciati. Biram Dah Abeid era stato portato in prigione nella capitale Nouackhott e per settimane gli era stato impedito di vedere avvocati e familiari.

In Mauritania la discriminazione razziale è profondamente radicata. Il 40 per cento della popolazione è di etnia arabo berbera, vive in condizioni più che dignitose ed esprime l’elite al potere. Gli appartenenti alla maggioranza nera, gli haratin, conducono sin dalla nascita esistenze degradanti, con scarse possibilità di un riscatto sociale ed economico.

Nonostante la legge antischiavitù del 2007, la condizione di schiavo nero al servizio del “maitre”, il padrone, quasi sempre di etnia arabo berbera, è diffusa. Biram Dah Abeid è stato il primo a denunciare la mancata applicazione della legge, ha denunciato casi di schiavitù che coinvolgevano funzionari di alto livello e, per questo, ha rischiato di pagare un prezzo altissimo.

Gli attivisti che sono al suo fianco, in Mauritania e all’estero, Italia compresa, si augurano ora che Biram possa riprendersi in fretta. Nelle ultime settimane la sua gastroenterite era peggiorata. In carcere, senza ricevere cure mediche adeguate, ha perso 15 chili.




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