domenica 22 luglio 2018 - Yvan Rettore

Marchionne lascia FCA: nessun rimpianto

Marchionne lascia FCA dopo 14 anni per motivi di salute e tutti i personaggi altolocati a lodarne i risultati.

Allora, parliamone di questi risultati, che certo sono andati benissimo per gli azionisti e i banchieri, in primis proprio per Marchionne stesso che ha accumulato una vera e propria fortuna ovviamente bene al sicuro nei forzieri dei paradisi fiscali (fra cui spicca naturalmente la Svizzera).

Guardandola sotto altri punti di vista la situazione appare però un po' diversa.
Marchionne ha indebitato il gruppo come non mai con le banche, reso ancor più precario e incerto il futuro lavorativo di migliaia di dipendenti (specie in Italia) giungendo perfino a togliere diverse tutele a quelli impiegati a tempo indeterminato. 
Questo manager ha poi operato non poche delocalizzazioni (del tutto "legali" col trasferimento di interi reparti produttivi all'estero) e trasferito la sede legale del gruppo fuori dal nostro paese (ovviamente per motivi fiscali, dato che lui è uno specialista della questione).
Malgrado tutte queste "cure", i modelli Fiat rimangono mediocri (ad esempio la "Panda" è stato un mezzo fallimento) e la Ferrari non vince più un Mondiale da oltre due lustri.
Perché una cosa è chiara ed è che il Signor Marchionne sarà bravo a maneggiare i soldi degli altri, ma di motori ci capisce poco o nulla e manco è bravo a fare un efficace di lavoro di squadra come invece dimostrò per anni il compianto Montezemolo.
Ma i risultati del suo management sono ancora più negativi per il nostro paese: minor gettito fiscale per lo Stato sulle attività di FCA nel suo complesso, più precariato e minori tutele per i lavoratori del gruppo, delocalizzazioni che hanno ridotto le attività dell'indotto.
La gestione Marchionne da questo punto di vista per la nostra collettività si può tradurre solo con due termini: "Maggiore impoverimento".
Nessun rimpianto quindi riguardo alla sua partenze improvvisa. 
 

 



2 réactions


  • Roberto T. (---.---.---.32) 23 luglio 2018 08:53

    Dell’A.D. Marchionne sappiamo tutto, dell’uomo meno, è inconfutabile un fatto, riscontrabile nei grandi “ricchi” della terra, a loro è concesso un periodo di Potere, Ricchezza, Sicumera, seguito da una fine sempre assai dolorosa e repentina. Il “contratto” che si firma è vincolante, e quando lo si fa si è sempre coscienti del prezzo che si pagherà.


  • morias morias (---.---.---.81) 21 agosto 2018 17:44

    Sergio Marchionne ha avuto il grande merito di internazionalizzare il settore auto italiano, e se questo ha comportato una decentralizzazione della sede societaria in Olanda e a Londra ai fini fiscali ben venga. L’ad Marchionne venne chiamato al capezzale Fiat nel 2004 quando il pericolo era rappresentato dal tentativo di General Motors di acquisire Fiat con il chiaro obiettivo di smembramento della casa automobilistica italiana e di mettere le mani sul suo know how.


    Il superamento del conflitto sociale operaio, fomentato da ambienti sindacali retrogradi e non del tutto disinteressati, è stato possibile grazie ad un potere politico incapace di una seria programmazione del futuro di questo Paese.

    La chiusura di stabilimenti improduttivi, come quello di Termini Imerese, è stato frutto di una scelta ben precisa: non ci possiamo più permettere di tenere in piedi siti pseudo-industriali come contentino politico per creare bacini di consenso, e di voti, per l’allora DC e per qualunque altro partito.

    Infine l’elogio fatto dall’autore dell’articolo per Montezemolo mi suona del tutto fuori luogo, perché se vogliamo parlare di Ferrari bisogna aggiungere che tra i successi di Marchionne v’è anche la quotazione in borsa del "Cavallino Rampante" che in poco più di un anno ha raddoppiato la sua capitalizzazione: che fa seguito ad un aumento degli ordinativi per la casa di Maranello senza precedenti.


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