giovedì 10 aprile - UAAR - A ragion veduta

Ma quanta concordia partitica c’è sul Concordato!

Nessun partito in Parlamento propone l’abolizione del Concordato, che garantisce immensi privilegi alla Chiesa cattolica. Il tema resta tabù, mentre la politica celebra i Patti Lateranensi. Solo l’azione dal basso potrebbe stimolare un cambiamento. Affronta il tema Raffaele Carcano sul numero 1/2025 di Nessun Dogma.

 

Un articolo sui partiti italiani anticoncordatari sarebbe più breve di un sms: non esistono partiti italiani anticoncordatari.

Perlomeno in parlamento. Per scrupolo, ho verificato i siti internet dei partiti che esprimono qualche deputato o senatore: nessuno di essi affronta la questione. Poiché oggi la maggior parte dei siti di partito si limita però a semplici richieste di voti/iscrizioni/2×1000, ho compiuto anche una ricerca mirata su Google, circoscritta all’ultimo anno: sarò sfortunato o incapace io, ma non ho individuato pressoché nulla nemmeno in questo caso.

Ho fatto un ultimo tentativo esaminando l’attività parlamentare. Ho intercettato soltanto un disegno di legge della senatrice Michaela Biancofiore (Noi Moderati), che ha proposto di modificare l’articolo 7 della Costituzione in senso peggiorativo, aggiungendo che «la Repubblica si riconosce nei valori storico-culturali e sociali delle sue radici giudaico-cristiane».

 

Nient’altro. La scorsa legislatura il deputato Elio Vito aveva proposto l’abolizione del riferimento costituzionale ai Patti Lateranensi, ma il disegno di legge non è arrivato nemmeno alla discussione in aula. Ed Elio Vito non si è (o non è stato) riproposto alle elezioni. I candidati che avevano segnalato all’Uaar la disponibilità ad abolire il Concordato non sono stati eletti.

Sembra proprio che i partiti non ne parlino, né in bene né in male. Va detto che tutti citano, e con una frequenza per certi versi sorprendente, la laicità, ma più o meno tutti usano questa parola non per convinzione, quanto per supportare strumentalmente le proprie posizioni quando fa comodo. Lo stesso fa persino il papa, in fin dei conti. Questo riconoscimento d’immagine al concetto di laicità può anche essere valutato positivamente. La sostanza, ovviamente, molto meno.

Alla fine, l’unico momento “concordatario” della politica nostrana si riduce all’incontro bilaterale italo-vaticano che si svolge ogni anno a palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa sede. Organizzato e pagato dal nostro Stato, è dedicato, secondo la dizione ufficiale, «all’Anniversario della firma dei Patti Lateranensi e dell’Accordo di Revisione del Concordato». Finisce spesso che, da ambo le parti, alla parola “anniversario” si sostituisca “celebrazione”.

Il colore dei governi ogni tanto cambia, ma all’appuntamento sembra che amino andarci quasi tutti. Tutti non ci possono andare, ma è sempre presente una nutrita pattuglia di ministri. Per esempio, nel 2024 hanno presenziato Meloni, Tajani, Giorgetti, Piantedosi, Calderone, Roccella, Valditara, Schillaci e Mantovano. C’erano anche i presidenti di camera e senato, Fontana e La Russa, e il presidente della Corte costituzionale Barbera. Lato Vaticano erano presenti il numero due Parolin, il presidente della Cei Zuppi e diversi cardinali e vescovi.

Gli unici che, salvo errori, non ci sono mai andati sono Bergoglio e Salvini. Il presidente della Repubblica Mattarella non ha invece mai mancato un’occasione. Un comportamento un po’ incoerente per chi è spesso ricordato per aver sostenuto che è «gravemente sbagliato dire che il fascismo ebbe alcuni meriti», visto che i Patti Lateranensi che va a festeggiare recano la firma di Benito Mussolini [1].

La circostanza curiosa è che, usciti dall’happening, le autorità cattoliche sono le sole a rilasciare dichiarazioni, rassicurando il gregge che tutto procede per il meglio come nel 1929, quando Pio XI disse che, con il Concordato, credeva «di avere ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio».

Da parte italiana, anche in questo caso, poco o nulla. Forse perché il Vaticano impone una clausola di riservatezza. O forse perché c’è un po’ di imbarazzo, a far sapere al popolo che si festeggia un evento che il popolo stesso, a ben vedere, non apprezza poi così tanto. Se guardiamo ai contenuti “hard” del Concordato, sia del vecchio che del “nuovo”, notiamo infatti un calo nelle scelte dell’8×1000 in favore della chiesa cattolica, un calo nella frequenza dell’ora di religione, un calo nei matrimoni detti per l’appunto “concordatari”.

E se si chiede ai cittadini cosa pensano del Concordato, come ha fatto la Doxa per conto dell’Uaar nel 2019, vien fuori che il 45% vorrebbe rivederlo completamente o aggiornarlo in una direzione laica. Inevitabilmente, in quel 45% ci sono anche persone che si dichiarano cattoliche. Persone che probabilmente si rendono conto che il Concordato non serve a tutelare i fedeli, ma a garantire benefici all’organizzazione-Chiesa.

I politici lo sanno. Forse è per questo che, nonostante scrivano ormai di tutto, sul Concordato preferiscono il silenzio. Lo si nota anche da un altro dettaglio: la ricorrenza dei Patti Lateranensi è una solennità civile, che imporrebbe l’imbandieramento degli uffici pubblici. Ma non si vedono tanti uffici pubblici imbandierati, l’11 febbraio.

Resta purtroppo il fatto che i partiti non se la sentono, oggi, di fare qualche passo in avanti, anche soltanto in direzione di una revisione. È per questo motivo che occorre agire dal basso. Molti cittadini lo stanno facendo con le loro scelte, e sull’8×1000 la Corte dei conti ha già chiesto più volte una revisione del meccanismo. L’Uaar lo fa da quattro decenni. E continuerà a farlo. E poi chissà, magari accadrà qualcosa che, di colpo, cambierà completamente lo scenario. Una grande inchiesta sulla pedofilia religiosa, per esempio, che finora ha stranamente risparmiato il nostro Paese.

Del resto, la legislazione italiana esenta gli ecclesiastici dal dovere di fornire alla magistratura le informazioni sui reati di cui sono venuti a conoscenza. Avete indovinato: anche questo è un privilegio derivante dal Concordato.

Raffaele Carcano

 

Approfondimenti

  1. In realtà il presidente, da buon ex democristiano, disse qualcosa di leggermente diverso. Eppure, persino Avvenire ne riportò la versione “sintetica”, quella secondo cui il fascismo non ebbe meriti.

 


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