martedì 28 gennaio 2014 - Zag(c)

Ma cosa c’è dietro le quote di Bankitalia?

Giustamente la minoranza d'opposizione in Parlamento dei grillini si è opposta, specialmente alla richiesta di fiducia da parte del governo rispetto al decreto chiamato IMU-Bankitalia. 
 
 
Per ricordarci mi rinfresco la memoria ricordandomi che la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico, ma come sempre succede nel nostro paese di Pulcinella la proprietà è per il 95% in mano ai privati. Uno di quegli ossimori di cui è pieno il nostro allegro paese.
 
L'assetto proprietario è diviso in quote fittizie. Il capitale simbolico è di 156mila Euro. Il 60% di questo è in mano a Banca Intesa, Unicredit (sponsor di Renzi, lo ricordo en passant) e Assicurazione Generali. Questo è l'ennesimo risultato di quel che fu chiamato negli anni '90 "Privatizzazioni" che coinvolse anche le Bin (Banche di interesse nazionale) 
 
Insomma a volerla vedere oggi quella storia (anche se fin d'allora era chiaro) più che una privatizzazione fu un regalo ai privati (ILVA docet).
 
Lo statuto di Banca Italia prevede il 10% dei dividendi dell’intero capitale sociale, ovvero soli €15.600. Che vanno ai detentori di quote. Il resto dell’utile netto (€ 2,5 miliardi nel 2012) viene invece ripartito fra accantonamenti a riserva statutaria (€1 miliardo) o girato direttamente al Ministero del Tesoro (€1,5 miliardi). In questo modo allo Stato entrano all'anno più o meno 2 miliardi di utili. In totale € 3,5 miliardi sono entrati nelle casse dello Stato nel 2013 (si pensa che la vendita di quote delle aziende di Stato si dovrebbero ricavare a mala pena 12 miliardi).
 
Un bel gruzzoletto ogni anno senza colpo ferire per lo Stato. 
 
Ed è per questo che i privati partecipanti al banchetto non ci sono stati ed hanno chiesto ed ottenuto che ai risibili dividendi figurativi di cui sopra, adesso spettino agli azionisti privati (le banche appunto) altri dividendi aggiuntivi pari ai profitti degli investimenti del valore massimo del 4% delle riserve detenute nell'anno precedente (per il 2012 l’aliquota è stata piuttosto bassa, 0,5%, che tradotta in soldoni significano 70 milioni regalati alle banche).
 
Ma mica è finita qua!
 
In funzione della legge in discussione alla camera per la rivalutazione del capitale sociale della Banca d'Italia ai privati arriverebbero in base al un flusso di reddito che esso genererebbe tra i 5 e i 7,3 miliardi di euro. Tutti danari presi dai fondi di riserva della Banca. In più è stato deciso (oggetto della legge) "un limite del 5% alle quote possedute da ogni singolo azionista e a coloro che adesso o in futuro si ritrovassero con quote in eccesso verrebbe concesso un periodo di tempo prestabilito per sbarazzarsene, vendendole ad 'investitori istituzionali con un orizzonte di lungo periodo'”.
 
Il che significa che i privati potrebbero vendere tutte le quote possedute in eccesso al 5% ad altri investitori, anche stranieri. Il che significa che si verrebbe a creare un vero e proprio mercato internazionale delle quote di Banca d’Italia. Insomma quel tipo di “libero mercato” che piace tanto ai banchieri e che, unico caso al mondo, porterebbe alla privatizzazione totale delle Banca d'Italia
 
Questo fa il paio con le altre privatizzazione decise da questo governo, ma che è la volontà di tutto il quadro istituzionale. In testa il PD, Renzi, Alfano, Berlusconi e bla, bla, bla. E domani non venite a piangere e a dire che "A nostra insaputa", "noi non sapevamo".

 



5 réactions


  • (---.---.---.155) 31 gennaio 2014 14:42

    scusa ma "investitori istituzionali" significa stranieri?



    • Zag(c) Zag(c) (---.---.---.178) 31 gennaio 2014 16:18

      Ripensando alla tua domanda , nel contesto del mio post sono in grado di risponderti in maniera più puntuale. Se per istituzionali si intende "dello Stato" credo di averti già risposto . In generale comunque gli “investitori istituzionali con un orizzonte di lungo periodo” termine a cui fa riferimento il decreto legge, può significare tutto o niente. Ma generalizzando si possono individuare nei ben noti colossi finanziari mondiali privati “too big to fail” tipo Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Barclays, Deutsche Bank etc etc). Cioè sono quegli specialisti istituti finanziari abilitati ed autorizzati (come avviene oggi con il consorzio degli “specialisti” in acquisto di titoli di stato), che appunto sono abilitati all’acquisto di Titoli di Stato e che sono abbastanza grande da avere o dare nei loro giochi di borsa un affidamento di lungo periodo. 

      Quanto tutto questo poi sia reale o solo fittizio è tutto da dimostrare. Intanto essi rappresentano un consorzio o meglio una consorteria a cui difficilmente si può accedere ( come l’albo dei notai in Italia), in cui tutti sono concorrenti , ma al contempo alleati verso l’esterno a difendere i loro privilegi. 
      Spero di aver soddisfatto la tua richiesta. Questa volta! 


  • Zag(c) Zag(c) (---.---.---.178) 31 gennaio 2014 15:53

    Non capisco la domanda. 

    Investitori istituzionali se parli sul mercato dei Titoli di Stato oggi in ogni singolo paese aderente all’Europa non vi possono essere,in quanto le regole impedisce tale intervento. 
    Se invece ti riferisci ad investimenti in altri settori dell’economia, anche questo è vietato in quanto violerebbe le regole del mercato e si configurerebbe un aiuto di Stato. 
    Lo Stato nazionale( e quindi le "istituzioni"), per le politiche e le regole liberiste non può intervenire in economia . Infatti le politiche europeiste tendono attraverso il fiscal compact e il pareggio di bilancio a far uscire lo Stato ( le istituzioni) da qualsiasi settore dell’economia e perfino da quello che era una volta definito lo Stato Sociale. Non solo! Ma qualsiasi tipo di investimento in conto capitale è vietato in quanto per gli anni di ammortamento uscirebbe dalle regole del pareggio di bilancio. Che so investire per mettere a norma le scuole o un letto di un fiume che straripa non si può. A meno che non ci sia un privato a farlo il quale deve avre un ritorno in termini di profitto! Cosa può render profitto rifare una argine di un fiume? 
    In questo quadro gli "investitori istituzionali" sul piano teorico sono solo i paesi non aderenti all’Europa
     

  • GeriSteve (---.---.---.67) 2 febbraio 2014 21:47

    Storicamente, il marchingegno di una Banca d’Italia di diritto pubblico ma di proprietà privata con scarsissimi diritti dei proprietari era un contorto marchingegno per avere una Banca d’italia indipendente dallo Stato, in sostanza proprietaria di se stessa.
    Secondo molti, invece, la banca centrale deve essere di proprietà dello Stato, come avviene in Francia e in Germania, e così era stato previsto più di una volta. A memoria, credo che l’ultimo sostenitore di questa tesi sia stato il ministro Tremonti.
    Il fatto di rivalutare le quote dei privati e di prevedere che i proprietari ricevano dei dividendi (che prima erano esclusi) ha un banale effetto che non mi sembra sia stato evidenziato: prima di questa legge lo Stato poteva abolire le proporietà private della Banca d’Italia, pagando ai proprietari un indennizzo irrisorio.
    Adesso, per espropriare i proprietari attuali lo Stato dovrebbe pagare fior di soldi il che, considerata la situazione della finanza pubblica, significa rendere impossibile far diventare la Banca d’italia un Ente veramente pubblico.
    GeriSteve


    • Zag(c) Zag(c) (---.---.---.178) 3 febbraio 2014 10:00

      Quello che fai notare è stato da me evidenziato qua ed inviato anche a questo sito, ma non è stato pubblicato ( è nel loro diritto). 

      La bundsbank non è di proprietà dello Stato, ma di 32 istituti assicurativi e finanziari, secondo il modello del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) che impone agli istituti di banche centrali di essere autonomi dai governi nazionali è quindi di essere di proprietà degli azionisti , sia pubblici , ma anche e sopratutto privati 
      Le quote nominative di partecipazione al capitale della Bankaitalia sono state assegnate per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, per il 5,66% di enti pubblici (INPS e INAIL) ed è quindi proprietà degli azionisti. 

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